Italiano: Stemma dell'arcivescovo italiano Salvatore Di Cristina, Arcivescovo emerito di Monreale.
Secondo la tradizione araldica ecclesiastica, lo stemma di un Arcivescovo è tradizionalmente composto da:
- uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all'ambiente di vita, o ad altro;
- una croce doppia, arcivescovile (detta anche "patriarcale") con due bracci traversi all'asta, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
- un cappello prelatizio (galero), con cordoni a venti fiocchi, pendenti, dieci per ciascun lato (ordinati, dall'alto in basso, in 1.2.3.4), il tutto di colore verde;
- un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
Nel nostro caso si è scelto uno scudo di foggia sannitica, classico e frequentemente usato nell'araldica ecclesiastica e una croce patriarcale "trifogliata" in oro, con cinque gemme rosse a simboleggiare le cinque piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo
"Troncato: nel 1° di azzurro, a tre filetti ondati di argento posti in sbarra, accompagnati da una stella a sette punte di oro, a destra e da un monte di tre cime all'italiana del secondo, sormontato da una corona del terzo, a sinistra; nel 2° di oro, a quattro fasce ridotte di verde ".
Il motto:
CHRISTI GREGI DESERVIENS
Per il proprio motto, Mons. Di Cristina ha scelto le parole "Christi gregi deserviens" "a servizio del gregge di Cristo", tratte dalla patrologia greca, specificatamente da Clemente di Roma, alessandrino, padre della Chiesa del primo secolo, nella sua Lettera ai Corinzi.
Interpretazione
L'ornamento esterno caratterizzante lo stemma di un Arcivescovo, oltre ai venti fiocchi verdi pendenti ai due lati dello scudo, è la croce astile arcivescovile.
Tale croce, detta anche "patriarcale", a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi. Alcuni studiosi ritengono che il primo braccio traverso, quello più corto, volesse richiamare il cartello con l'iscrizione "INRI", posto sulla croce al momento della Crocifissione di Gesù.
La parte alta dello scudo, prima "campitura", è in azzurro, simbolo della incorruttibilità del cielo, delle idealità che salgono verso l'alto; rappresenta il distacco dai valori terreni e l'ascesa dell'anima verso Dio. Su di esso campeggia la stella, classico simbolo della Madonna sotto la cui protezione l'Arcivescovo pone il suo servizio pastorale; i tre "filetti ondati di argento" simboleggiano tre rivoli d'acqua, "Fons vitae" `fonte delle acque della vita", chiaro riferimento all'Apócalisse di Giovanni e rappresentano i tre Sacramenti dell'iniziazione cristiana: il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia.
Il monte in argento, sovrastato dalla corona reale, vuole richiamare Monreale ("Mons Regalis"), presso il cui Popolo di Dio Mons. Di Cristina viene inviato dal Santo Padre ad esercitare il ruolo di pastore.
La parte bassa dello scudo è in oro, metallo più nobile, simbolo quindi della prima Virtù, la Fede; infatti, è solo attraverso la Fede che possiamo comprendere la forza salvifica dei Sacramenti, istituiti da Gesù Cristo per la nostra vita di cristiani; su di esso poggianoquattro fasce verdi a rappresentare i restanti quattro Sacramenti: la Penitenza, l'Unzione degli infermi, l'Ordine ed il Matrimonio; esse sono in verde, colore della Speranza e dell'erba che, assieme all'acqua simboleggiata nella parte alta, richiama il concetto dei"..pascoli di erbe fresche.." (Salmo 22).
Riferimento: