La fauna cavernicola o fauna ipogea è rappresentata dalle specie animali adattate a vivere in ambiente sotterraneo. In base al tipo di habitat a cui è legata, viene suddivisa in troglofauna o stigofauna: la troglofauna è associata agli ambiente sotterranei terrestri (come grotte e altri spazi ipogei al di sopra del livello freatico), mentre la stigofauna è associata a tutti i tipi di acque sotterranee (falde acquifere, fiumi sotterranei, laghetti e vaschette di stillicidio, gours, ecc.).
Ambiente
[modifica | modifica wikitesto]La fauna cavernicola si trova in tutti gli ambienti sotterranei del mondo e include rappresentanti di molti gruppi animali, per la maggior parte artropodi e altri invertebrati, sebbene vi siano anche alcune specie di vertebrati (ad esempio il proteo). A causa delle difficoltà nell'esplorazione degli ambienti ipogei, molte specie cavernicole devono ancora essere scoperte e descritte.
Le peculiarità dell'ambiente cavernicolo lo rendono un ambiente estremo e, di conseguenza, il numero di specie cavernicole è di solito minore rispetto a quelle che vivono in ambiente epigeo. La principale caratteristica dell'ambiente sotterraneo è la mancanza di luce solare. I fattori climatici, come la temperatura e l'umidità relativa dell'aria, sono in generale pressoché costanti: la temperatura corrisponde alla media annua esterna del luogo in cui la grotta si apre, mentre l'umidità relativa dell'aria raramente scende sotto il 90%. Le risorse trofiche sono scarse e localizzate, e provengono per la quasi totalità dall'ambiente esterno (attraverso l'acqua di percolazione, la gravità o il trasporto passivo da parte degli animali). Inoltre, la mancanza di luce solare non permette la crescita di piante e i processi fotosintetici, su cui si basano quasi tutti gli ecosistemi[1][2][3]. Importanti fonti di cibo in ambiente ipogeo sono gli animali in via di decomposizione e i depositi di guano di pipistrello, che in alcune grotte danno vita a grandi comunità di invertebrati[4][5].
Classificazione ecologica
[modifica | modifica wikitesto]Gli animali cavernicoli mostrano diversi gradi di adattamento all'ambiente ipogeo. Secondo una recente classificazione, gli animali che vivono negli ambienti sotterranei terrestri possono essere suddivisi in 3 categorie in base alla loro ecologia:
- troglobi: specie strettamente legate all’habitat cavernicolo;
- troglofili: specie che vivono sia in ambiente ipogeo che epigeo. A loro volta sono suddivisi in subtroglofili (specie inclini a stabilirsi in modo permanente o temporaneo in ambiente ipogeo, ma ancora strettamente associate all’ambiente epigeo per alcune attività) ed eutroglofili (specie epigee in grado di mantenere popolazioni permanenti anche in ambiente ipogeo);
- troglosseni: specie che si ritrovano solo occasionalmente nell’ambiente ipogeo e inadatte a stabilirvi popolazioni[6].
Per la stigofauna vengono utilizzati i termini equivalenti stigobi, stigofili e stigosseni.
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Le caratteristiche dell'ambiente ipogeo hanno determinato negli animali cavernicoli una serie di adattamenti evolutivi, sia morfologici che fisiologici. Esempi di adattamenti morfologici sono la depigmentazione (perdita della pigmentazione esterna) e l'estrema riduzione del sistema visivo, fino all'anoftalmia (totale scomparsa degli occhi). Un altro adattamento consiste nello sviluppo e nell'allungamento delle antenne e delle appendici locomotorie, per meglio muoversi e rispondere agli stimoli ambientali. Queste strutture sono inoltre ricche di chemiorecettori, tattocettori e igrorecettori[1][2][3][7] (come l'organo di Hamann nel coleottero colevide Leptodirus hochenwartii[8]).
Gli adattamenti fisiologici comprendono il rallentamento del metabolismo e la riduzione del consumo energetico, a causa delle limitate risorse di nutrimento e della bassa efficienza energetica. Questo può essere realizzato riducendo i movimenti, eliminando le interazioni aggressive, migliorando la capacità di foraggiamento e l'efficienza nell'uso del cibo, e attraverso l'ectotermia. Come conseguenza, gli animali cavernicoli possono resistere per lunghi periodi senza mangiare, vivono più a lungo rispetto alle specie epigee corrispondenti, si riproducono molto tardi e fanno poche grandi uova[1][2][9].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Fabio Stoch, Grotte e fenomeno carsico. La vita nel mondo sotterraneo (PDF), collana Quaderni Habitat, Udine, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Museo Friulano di Storia Naturale, 2001. URL consultato il 7 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2017).
- ^ a b c (EN) Culver D.C. e White W.B., Encyclopedia of caves, 2ª ed., Elsevier/Academic Press, 2012, ISBN 9780123838322, OCLC 776633368.
- ^ a b (EN) D.C. Culver e Tanja Pipan, The biology of caves and other subterranean habitats, Oxford University Press, 2009, ISBN 9780199219933, OCLC 248538645.
- ^ (EN) R. L. Ferreira e R. P. Martins, Trophic structure and natural history of bat guano invertebrate communities, with special reference to Brazilian caves, in Tropical Zoology, vol. 12, n. 2, 1º dicembre 1999, pp. 231–252, DOI:10.1080/03946975.1999.10539391. URL consultato il 7 agosto 2017.
- ^ (EN) R. L. Ferreira, R. P. Martins e X. Prous, Structure of bat guano communities in a dry Brazilian cave, in Tropical Zoology, vol. 20, n. 1, 7 gennaio 2007, pp. 55–74. URL consultato il 7 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2020).
- ^ (EN) Boris Sket, Can we agree on an ecological classification of subterranean animals?, in Journal of Natural History, vol. 42, n. 21-22, 1º giugno 2008, pp. 1549–1563, DOI:10.1080/00222930801995762. URL consultato il 7 agosto 2017.
- ^ (EN) Albert Vandel, Biospeleology: the biology of cavernicolous animals, Pergamon Press, 1965, ISBN 9781483185132, OCLC 893738507.
- ^ (EN) Lucarelli, Maraco e Sbordoni, Valerio, Humidity responses and the role of Hamann's organ of cavernicolous Bathysciinae (Coleoptera Catopidae), in International Journal of Speleology, vol. 9. URL consultato il 7 agosto 2017.
- ^ (EN) E. Rusdea, Carabid Beetles: Ecology and Evolution, Springer, Dordrecht, 1994, pp. 207–212, DOI:10.1007/978-94-017-0968-2_32. URL consultato il 7 agosto 2017.