Encephalartos ferox | |
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Encephalartos ferox (Giardino dei Semplici, Firenze) | |
Stato di conservazione | |
Prossimo alla minaccia (nt)[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Cycadophyta |
Classe | Cycadopsida |
Ordine | Cycadales |
Famiglia | Zamiaceae |
Genere | Encephalartos |
Specie | E. ferox |
Nomenclatura binomiale | |
Encephalartos ferox G.Bertol., 1851 | |
Sinonimi | |
Encephalartos kosiensis |
Encephalartos ferox G.Bertol., 1851 è una cicade della famiglia delle Zamiacee, diffusa in Sudafrica e Mozambico.[2][3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La scoperta di questa specie si deve ad un appassionato di botanica italiano, Carlo Antonio Fornasini, che raccolse un campione della pianta in Mozambico. Nella sua descrizione Fornasini ne parla come di "una bella pianta... con parecchi frutti simili all'ananas ...ma non molto buoni da mangiare". I campioni furono inviati al botanico bolognese Giuseppe Bertoloni, che descrisse per primo la specie nel 1851, in una dissertazione intitolata "Illustrazione di Piante Mozambicesi", pubblicata su Memorie della Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Nel 1932 John Hutchinson, un botanico dei Royal Botanic Gardens di Kew descrisse alcuni esemplari trovati nella zona di Durban e ritenendo si trattasse di una specie sconosciuta le attribuì la denominazione di E. kosiensis.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La pianta si presenta in genere con un tronco molto tozzo, non ramificato, che tuttavia in condizioni favorevoli può raggiungere i 2 m di altezza e i 25–30 cm di diametro.
Le foglie, pennate, sono disposte a rosetta all'apice del fusto e sono lunghe da 100 a 200 cm. Sono di colore verde scuro, brillanti, e sono composte da svariate paia di foglioline dal caratteristico margine spinoso, inserite a 45-80° su un rachide centrale, verde e leggermente curvato, dotato di un picciolo anch'esso spinoso.
Gli esemplari maschili hanno usualmente da 1 a 3 coni ma in alcuni esemplari maturi se ne possono presentare sino a 10 contemporaneamente. Sono fusiformi, lunghi 40–50 cm, in genere di colore rosso scarlatto; in alcune località del Mozambico, sono state descritte colonie di E. ferox che producono coni color giallo oro; esistono tuttavia fondati dubbi che si tratti di un taxon molto somigliante, ancora non correttamente classificato. I coni femminili, presenti in numero da 1 a 5, sono ovoidali, lunghi da 25 cm a 50 cm e con un diametro di 20–40 cm. Ogni cono può contenere sino a 500 semi, lunghi circa 4 cm, con sarcotesta rossa.
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]L'habitat naturale di E. ferox comprende una stretta fascia costiera che si estende dalla parte settentrionale del Kwazulu-Natal (Sudafrica) alla parte meridionale del Mozambico.[1] Non è raro comunque il rinvenimento di esemplari isolati anche al di fuori di questa area, la cui presenza è verosimilmente legata all'opera di disseminazione di un uccello, il bucero trombettiere (Bycanistes bucinator), molto comune in quest'area.
Predilige i terreni sabbiosi, ben drenati.
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]La IUCN Red List classifica E. ferox come specie prossima alla minaccia (Near Threatened ).[1] La deforestazione, la crescente antropizzazione dei suoi habitat naturali, e la raccolta indiscriminata ad opera di collezionisti con pochi scrupoli, ne stanno progressivamente riducendo la diffusione.
La specie è inserita nella Appendice I della Convention on International Trade of Endangered Species (CITES)[4].
Coltivazione
[modifica | modifica wikitesto]E. ferox è una pianta di facile coltivazione, specie in aree geografiche con clima caldo e ricco di precipitazioni. Preferisce le esposizioni parzialmente ombreggiate e necessita di terreni ben drenati. Ha una crescita abbastanza rapida e raggiunge la maturità sessuale nell'arco di una decina di anni. Si propaga per germinazione dei semi o per separazione dei polloni, che si sviluppano alla base del fusto.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Donaldson, J.S. 2010, Encephalartos ferox, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 6/1/2020.
- ^ (EN) Encephalartos ferox, in The Plant List. URL consultato il 6/1/2020.
- ^ (EN) Encephalartos ferox, in Plants of the World Online, Board of Trustees of the Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 6/1/2020.
- ^ CITES - Appendices I, II and III (PDF), su Convention On International Trade In Endangered Species Of Wild Fauna And Flora, International Environment House, 2011 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2012).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Jones, David L. Cycads of the World. Smithsonian Institution Press (2002). ISBN 1-56098-220-9.
- Osborne, R. Focus on Encephalartos ferox. Encephalartos 1987;9: 14–21.
- Whitelock, Loran M., The Cycads, Timber press, 2002, ISBN 0-88192-522-5.
- Haynes J.L, World List of Cycads: A Historical Review (PDF), su cycadsg.org, IUCN/SSC Cycad Specialist Group, 2011 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Encephalartos ferox
- Wikispecies contiene informazioni su Encephalartos ferox
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Cicad Society SA: Encephalartos ferox, su cycadsociety.org. URL consultato il 18 aprile 2006 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2006).
- Cycad Pages: Encephalartos ferox, su plantnet.rbgsyd.nsw.gov.au. URL consultato il 9 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2014).