Emanuele Petri | |
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Nascita | Castiglione del Lago, 1º febbraio 1955 |
Morte | Castiglion Fiorentino, 2 marzo 2003 |
Cause della morte | assassinio |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Corpo | Polizia di Stato |
Specialità | Polizia ferroviaria |
Anni di servizio | 1973-2003 |
Grado | Sovrintendente |
Decorazioni | Medaglia d'oro al valor civile |
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Emanuele Petri (Castiglione del Lago, 1º febbraio 1955 – Castiglion Fiorentino, 2 marzo 2003) è stato un poliziotto italiano. Sovrintendente in servizio nella Polizia ferroviaria, fu ucciso in servizio sul treno durante una normale operazione di controllo documenti e identificazione di due viaggiatori poi rivelatisi essere i terroristi Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, capi delle Nuove Brigate Rosse e responsabili degli omicidi dei giuslavoristi Massimo D'Antona e Marco Biagi (avvenuti rispettivamente nel 1999 e nel 2002), e per questo insignito di medaglia d'oro al valor civile alla memoria.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Petri entra in Polizia nell'ottobre del 1973 come allievo guardia frequentando la scuola della Polizia di Stato di Trieste. Trasferito dapprima a Roma, poi a Firenze e Arezzo, la sua residenza resta a Tuoro sul Trasimeno, luogo dove si sposa e crea la propria tranquilla vita familiare con la moglie Alma. Nel 1992 viene assegnato alla Polfer della stazione di Terontola.
Il 2 marzo 2003 il sovrintendente Petri, con i colleghi Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo, svolge servizio di scorta viaggiatori su un treno regionale sulla tratta ferroviaria Roma-Firenze. Poco dopo la fermata alla stazione di Camucia-Cortona, Petri e gli altri colleghi, durante controlli di routine, decidono di verificare le generalità di un uomo e una donna che viaggiavano a bordo del vagone. Questi, dopo aver esibito documenti falsi ai poliziotti che si accorgevano delle incongruenze, reagiscono nei loro confronti.
L'uomo estraeva una pistola puntandola al collo del sovrintendente Petri e intimando agli altri poliziotti di gettare le armi. Uno dei due poliziotti obbedisce gettando la propria pistola sotto i sedili del convoglio, ma l'uomo reagisce ugualmente sparando alla gola di Petri, uccidendolo sul colpo, e sparando anche contro l'ultimo poliziotto armato che, nonostante le gravi ferite, riesce a rispondere al fuoco dell'assalitore ferendolo mortalmente. La donna preme il grilletto della propria pistola contro l'ultimo poliziotto, ma l'arma non funziona, perché ancora con la sicura innestata. Ne segue una colluttazione al termine della quale la terrorista è bloccata. Secondo le dichiarazioni dell'agente Fortunato:
«Verso la terza-quarta vettura io (Fortunato, ndr) e Di Fronzo ci fermammo per identificare una persona, mentre Petri era andato avanti ed era entrato in uno scompartimento" racconterà poi al processo il sovraintentende Bruno Fortunato "Ho alzato lo sguardo, e ho visto Petri uscire dallo scompartimento con dei documenti in mano e cominciare a telefonare col cellulare collegato alla sala operativa della questura di Firenze. Poi ho visto un uomo (Galesi, ndr) che si avvicinava e gli puntava una pistola all'altezza della gola. Io e Di Fronzo ci siamo avvicinati di qualche passo e io gli ho fatto "ma che fai, butta quella pistola". Lui invece ci ha gridato qualcosa come "datemi le armi, consegnatele a lei" (la Lioce, ndr). Io avevo sfilato la mia pistola dalla fondina e la nascondevo dietro lo spigolo di una poltrona. Lei mi è passata accanto senza guardarmi, poi ho capito che puntava alla pistola che Di Fronzo intanto aveva gettato per terra sotto alcuni sedili. Quando lei era appena dietro di me, ho sentito un pizzico all'addome (il colpo sparato da Galesi, ndr). Poi ho sentito qualche altro colpo, ma non so quanti. Emanuele (Petri, ndr) era a terra, io ho alzato la pistola e ho sparato. Galesi è caduto a terra, disteso nel corridoio. A quel punto sento Di Fronzo che mi fa "Bruno, dammi una mano". Mi sono girato ma non me la sono sentita di fare un'altra cosa (di sparare, ndr). Ho rimesso la pistola nella fondina ho visto l'imputata distesa su una poltrona con una pistola fra le gambe che scarrellava e premeva il grilletto, alcune volte, senza che partisse il colpo. Di Fronzo era dietro di lei, piegato sullo schienale di una poltrona e cercava di bloccarla ma inutilmente perché non arrivava alla pistola. Ho visto la donna che cercava di riarmare l'arma più volte e di sparare verso di me. Dopo ho capito che era l'arma che Di Fronzo aveva gettato sotto i sedili. Gli ho strappato la pistola dalle mani, l'ho data a Di Fronzo e l'ho ammanettata. Poi sono andato a vedere più avanti. Galesi rantolava per terra, Emanuele purtroppo era disteso senza vita.»
Il treno si ferma quindi alla stazione di Castiglion Fiorentino dove giungono i primi soccorsi per le persone ferite, tra i quali l'assalitore Galesi (morto alcune ore dopo in ospedale) e l'agente Fortunato, salvato con una lunga operazione chirurgica. Scosso dalla tragedia, non si riprese mai completamente e si suicidò il 9 aprile 2010 a Nettuno sparandosi un colpo di pistola alla testa.[2]
Le prime indagini accertarono che i due sospetti controllati dai poliziotti erano terroristi facenti parte delle Nuove Brigate Rosse e, dalle ricostruzioni e dal materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna (documenti, floppy disk e due palmari), gli investigatori riuscirono a catturare, nel periodo successivo, tutti gli appartenenti dell'organizzazione terroristica responsabile anche degli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi, avvenuti nel 1999 e nel 2002.
Petri il giorno della sua morte non doveva prestare servizio, ma aveva chiesto un cambio turno per assistere un ex collega dei Carabinieri malato gravemente. Lascia la moglie e un figlio di 23 anni, anch'egli poliziotto.
Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d'oro al valor civile, consegnata alla moglie dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e un monumento bronzeo a suo ricordo, rappresentante un cuore spezzato, è stato collocato nel piazzale della stazione ferroviaria di Castiglion Fiorentino, a lui ora dedicata. A lui è intitolata la caserma che ospita gli alloggi ed alcuni uffici della Polizia Ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella. Il 16 ottobre 2020, la piazza antistante il polo scolastico di Orvieto è stata intitolata in sua memoria.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Castiglion Fiorentino (AR), 2 marzo 2003
— 16 aprile 2015.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Processo BR, parla l'agente Polfer - Rainews24, 04 maggio 2004
- ^ Br, si è suicidato Bruno Fortunato, l'agente ferito sul treno Roma-Arezzo, in roma.corriere.it. URL consultato il 18 novembre 2011.
- ^ Emanuele Petri Medaglia d'oro al valor civile, in Presidenza della Repubblica. URL consultato il 27 maggio 2010.
- ^ Dettaglio decorato Petri Emanuele sul sito della Presidenza della Repubblica Italiana, su quirinale.it. URL consultato il 22 agosto 2015.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Pino Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse. Gli episodi e le azioni della più nota organizzazione armata, dall'autunno del 1970 alla primavera del 2012, Newton saggistica, 2012
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Nadia Desdemona Lioce
- Mario Galesi
- Brigate Rosse
- Nuove Brigate Rosse
- Omicidio Biagi
- Omicidio D'Antona
- Terrorismo in Italia
- Anni di piombo
- Vittime delle Brigate Rosse
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito dell'Associazione Petri, su associazionemanuelepetri.it. URL consultato il 29 agosto 2009 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2013).
- Sito dei Caduti della polizia, su cadutipolizia.it.
- Sito dell'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, su vittimeterrorismo.it.
- Emanuele Petri, voce a cura dell'Ufficio storico della Polizia di Stato