Elezioni generali ottomane del 1919 | |
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Stato | Impero ottomano |
Data | 1919 |
Le elezioni generali nell'Impero ottomano del 1919 furono indette il 22 ottobre[1] in base all'accordo del Protocollo di Amasya tra il governo ottomano e il Movimento Nazionale Turco ad Ankara.[2]
Le consultazioni ebbero luogo dopo la fine della prima guerra mondiale e furono le ultime elezioni tenute nell'Impero.[1][3] A causa della scarsità di partiti politici, le elezioni furono dominate dall'Associazione per la difesa dei diritti nazionali dell'Anatolia e della Rumelia (in turco Anadolu ve Rumeli Müdafaa-i Hukuk Cemiyeti), l'embrione del futuro Partito Popolare Repubblicano (CHP),[4] che consisteva in gruppi locali nazionalisti che protestavano contro l'occupazione alleata della Turchia.[3]
Contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]Lo scioglimento del Comitato di Unione e Progresso (CUP) portò alla creazione di diversi partiti che erano stati precedentemente banditi o repressi sotto il regime del CUP, inclusa il riformato Partito Libertà e e Accordo (Unione Liberale o Intesa Liberale). Tuttavia, l'Unione Liberale boicottò le elezioni[5] e non ebbe un ruolo[1] di fronte ai gruppi dell'Associazione per la difesa dei diritti in sostegno alla resistenza contro gli Alleati capeggiata da Mustafa Kemal.[6][7]
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Il Parlamento neoeletto si riunì a Istanbul (contrariamente al Protocollo Amasya, che lo prevedeva fuori Istanbul) il 12 gennaio 1920. Il 12 febbraio 1920 il Parlamento approvò il Misak-ı Millî (Patto nazionale)[8] con i rivoluzionari turchi ad Ankara che portò le forze alleate ad occupare Istanbul il 16 marzo. Diversi parlamentari furono arrestati e deportati. Il sultano Mehmed VI sciolse il Parlamento l'11 aprile.[1]
Dopo questo, gli alleati non permisero la formazione di nuovi governi ottomani a sostegno dei rivoluzionari turchi, il che significava che i funzionari ottomani che partecipavano al governo dopo l'11 aprile 1920 erano collaborativi con gli alleati e contro il governo di Ankara.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Hasan Kayalı (1995) "Elections and the Electoral Process in the Ottoman Empire, 1876-1919" International Journal of Middle East Studies, Vol. 27, No. 3, pp 265–286
- ^ William Hale, Turkish Foreign Policy, 1774-2000, Routledge, 10 September 2012, p. 33, ISBN 978-1-136-23802-4.
- ^ a b Myron Weiner e Ergun Özbudun, Competitive Elections in Developing Countries, Duke University Press, 1987, p. 336, ISBN 0-8223-0766-9.
- ^ Bertuccelli Fulvio, Soggettività, identità nazionale, memorie: Biografie e autobiografie nella Turchia contemporanea, Firenze University Press, 13 marzo 2018, p. 47, ISBN 978-88-6453-668-2. URL consultato il 6 agosto 2021.
- ^ (EN) Konstantinos Travlos, Salvation and Catastrophe: The Greek-Turkish War, 1919–1922, Rowman & Littlefield, 15 ottobre 2020, p. 383, ISBN 978-1-4985-8508-8. URL consultato il 6 agosto 2021.
- ^ (EN) IBP Inc, Turkey Constitution and Citizenship Laws Handbook: Strategic Information and Basic Laws, Lulu.com, 4 aprile 2013, p. 94, ISBN 978-1-4387-8005-4. URL consultato il 6 agosto 2021.
- ^ (EN) Kemal H. Karpat, Social Change and Politics in Turkey: A Structural-Historical Analysis, BRILL, 1973, p. 186, ISBN 978-90-04-03817-2. URL consultato il 6 agosto 2021.
- ^ (EN) Jay Winter, The Cambridge History of the First World War: Volume 2, The State, Cambridge University Press, 9 gennaio 2014, ISBN 978-1-316-02553-6. URL consultato il 6 agosto 2021.