Egberto I del Kent | |
---|---|
Re del Kent | |
In carica | 664 – 673 |
Predecessore | Eorcenberht |
Successore | Hlothhere |
Morte | 4 luglio 673 |
Egberto del Kent, conosciuto anche come Ecgberht e Egberto I (... – 4 luglio 673), è stato un sovrano del Regno anglosassone del Kent, nel sud-est dell'Inghilterra, sul quale regnò dal 664, anno in cui salì al trono succedendo al padre Eorcenberht, fino alla sua morte[1].
Vita
[modifica | modifica wikitesto]Egberto potrebbe essere stato ancora bambino quando, il 14 luglio 664, a seguito della morte del padre, ereditò il titolo di sovrano, e ciò è suggerito da fatto che le cronache dell'epoca riportano il fatto che sua madre, Sexburga, ha esercitato la funzione di reggente.
Sembra che la corte di Egberto abbia avuto molti contatti sia diplomatici che ecclesiastici. Il re infatti ospitò il vescovo Vilfrido e l'abate Benedetto Biscop e fornì una scorta sia all'arcivescovo Teodoro che all'abate Adriano per i loro viaggi nel Regno dei Franchi.
Secondo le varie versioni della Kentish Royal Legend, (letteralmente: Leggenda reale del Kent), una raccolta di testi medievali databili all'undicesimo secolo che descrive diversi membri della famiglia reale del Kent del settimo e dell'ottavo secolo, Egberto, spronato dal suo consigliere Thunor, fece assassinare i suoi cugini Etelredo ed Etelberto (figli di suo zio Eormenred) e pagò poi un guidrigildo alla loro sorella, Domne Eafe, onde evitare lo scatenarsi di una faida famigliare. Con questo riscatto, Domne Eafe, poi conosciuta come Santa Ermenburga, poté costruire, attorno al 670,[2] il doppio monastero benedettino di Minster-in-Thanet, mentre i due fanciulli assassinati furono venerati come santi martiri presso l'abbazia di Ramsey. Da notare come questa parte della leggenda potrebbe nella realtà riflettere la lotta dinastica che portò alla fine al trionfo della stirpe di Eorcenberht.[3]
Una licenza reale (in inglese: charter), un documento legale a tutti gli effetti, dimostra il patrocinio di Egberto sul monastero di Chertsey.
Egberto morì il 4 luglio 673, dopo quasi nove anni di regno, e sul trono del Kent gli succedette suo fratello Hlothhere.
Albero genealogico
[modifica | modifica wikitesto]L'albero genealogico di questa parte della famiglia reale del Kent nel sesto e settimo secolo è derivato dalle vecchie cronache latine e anglosassoni. Il regno di Etelberto I dovrebbe essere iniziato attorno al 560, Eadbald divenne re nel 616 e regnò fino alla sua morte, nel 640, quando gli succedette suo figlio Eorcenberht (che secondo alcuni regnò assieme a Eormenred, padre dei ragazzi fatti uccidere da Egberto). Egberto, come detto, salì sul trono nel 664 e morì nel 673, mentre suo figlio Eadric regnò probabilmente congiuntamente ad Hlothhere dal 685 la 686.[3]
Santo Etelberto I re del Kent | Santa Bertha | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Edvino re di Northumbria | Santa Etelburga di Liminge | Eadbaldo re del Kent | Emma | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Santa Sexburga di Ely | Eorcenberht re del Kent | Santa Eanswida di Folkestone | Eormenred ? re del Kent | Oslafa | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Egberto re del Kent | Hlothhere re del Kent | Merewalh re del Magonsete | Domne Eafe | Santo Etelredo | Santo Etelberto | Eormenburg | Eormengyth | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Eadric re del Kent | Merefin | Santa Mildred | Santa Mildburga di Wenlock | Santa Mildgita | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Beda il Venerabile, Book 4, in Thomas Miller (a cura di), The old english version of Bede's Ecclesiastical History of the English People, Old English Series, 1999.
- ^ Minster Abbey - Early Foundation, su minsterabbeynuns.org, The Bendictine Nuns of St Mildred's Priory. URL consultato il 2 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2017).
- ^ a b D. W. Rollason, The Mildrith Legend: a study in early medieval hagiography in England, in Studies in Early History of Britain, Leicester University Press, 1982, p. 16.