Outer_root ha preso una lunga wikipausa e tornerà su Teknopedia a primavera. |
«Amo le donne forti»
«Nessun uomo è un'isola»
«Leggere, con umiltà, nel grande libro della natura»
Una volta pensavo che l'attendibilità delle informazioni fosse fondamentale per Teknopedia.
In un certo senso, mi sbagliavo.
Soprattutto, sbagliavo a concepire l'attendibilità in maniera rigida, come un elemento statico, che debba essere fissato una volta per tutte in una voce.
Approfondendo l'evoluzione del Web 2.0, l'analisi dei dati e i giudizi degli esperti del campo, ed anche la disamina dello stesso fenomeno Teknopedia, è possibile arrivare alla conclusione che l'attendibilità è un concetto molto più sfumato, dinamico e, soprattutto, dipendente dalla percezione sociale, di quanto fosse possibile pensare in passato. [1]
Teknopedia, il Web 2.0 e la perdita del controllo
Il social network è stato concepito negli anni '60, ma oggi è divenuto operativo, con la realizzazione dell'alveare informazionale.
Teknopedia è un alveare informazionale. Gli utenti-operaie si affaccendano, ciascuno centrato sul suo compito, ciascuno intento a costruire un pezzo di un tutto mai finito, un tutto che non sarà mai il semplice frutto di un singolo, ma neppure potrà mai prescindere dalle singole individualità.
- Nel 1996 i siti web avevano un totale di 45 milioni di utenti, ed erano circa 250.000, creati prevalentemente da aziende di pubblicità e marketing, ed erano concepiti come vetrina promozionale.
- Nel 2006, dopo 10 anni, i siti web sono 80 milioni, per un totale di 1 miliardo di utenti.
Oggi ognuno racconta sé stesso al mondo, il redattore è la stessa umanità. È l'era del LEGO-EGO; ognuno butta sul web i suoi pezzi di lego-ego, che vanno a comporre un modello di cui gli autori sono tutti ed è nessuno.
Ma non è cambiata la tecnologia: quello che è cambiato è il modello di funzionamento.
- Il Web 1.0 era read only e top down
- Il Web 2.0 è read/write e bottom up
«Il mondo, oggi, è dei grandi e dei piccoli»
È un assurdo, per esempio, che un singolo utente tenti di farsi il suo sito in concorrenza con Teknopedia (il cosiddetto fork). Il modello di wiki funziona solo se supportato da migliaia o decine di migliaia di utenti.
La cosa che invece può risultare efficace è un piccolo sito (o anche un wiki) basato su un argomento monografico, ristretto, non trattato da altri, o comunque non ancora approfondito allo stesso livello.
Il web 2.0 si basa fondamentalmente sul concetto di fiducia e di libertà degli utenti. Uno degli ultimi "concetti-must" [2], in ordine di tempo, è il concetto di lose-control, che le stesse aziende statunitensi oggi enfatizzano: la perdita del controllo, una concezione opposta a quello di full-control, considerata obsoleta.
Moderazione e controllo, i criteri paradigmatici del Web 1.0, non funzionano più; in particolare, non funzionano nel Web 2.0.
Il newbie deve essere lasciato libero di sbagliare, salvo poi essere sanzionato; non vale il contrario, cioè l’utente non deve essere irregimentato prima di contribuire. Infatti, se afflitta da insiemi di regole applicati in anticipo, lunghe letture di policy, griglie di inserimento dei contributi, regole aziendali, e quant'altro, la curiosità dell’utente tende a bloccarsi e l'ispirazione ad andarsene. La percezione dell’utente, in quest’ultimo caso, è quella di una struttura aziendale, in cui egli non si sente incentivato a contribuire, peraltro gratis e di sua spontanea volontà.
Lasciare libero l’utente di esprimersi, rappresenta un incentivo fortissimo alla libera espressione. Poi, una volta cominciato con un timido edit, subentra la passione e persino la wikidipendenza. Ma senza quel primo, timido edit, non sarebbe successo niente.
Quindi:
- Collaborazione
- Condivisione
- Partecipazione
sono i 3 concetti chiave del Web 2.0.
Al centro di questi concetti c’è il Trust, intendendo con questo termine l’affidabilità, la fiducia che l’utente nutre nei confronti della risorsa web a cui si sta riferendo.
Anche per Teknopedia, al centro c'è la fiducia e l'affidabilità. Il punto centrale del Trust, tuttavia, e a differenza di quello che si potrebbe pensare, non è la verità in sé, ma quello che noi consideriamo verità, vale a dire il rapporto di fiducia, di credibilità, con la risorsa;[3] una delle critiche maggiori che vengono rivolte a Teknopedia è che manca di affidabilità; ma l'affidabilità di Teknopedia va valutata nella misura in cui essa si auto-corregge (un utente scrive una cazzata, un altro prima o poi passa e la corregge). In questo modello, dunque, gli utenti sono controllori di se stessi.
Questo processo, magari, non realizzerà un "prodotto" compiuto, coerente in tutte le sue parti ed estremamente affidabile. Tuttavia, probabilmente, questi requisiti sono troppo stringenti per ottenere i valori quantitativi a cui punta Teknopedia (centinaia di migliaia di voci). Vedremo, poi, come andrà a finire la vicenda di Citizendium. Quest'ultimo modello si basa su un'affidabilità dei contenuti in partenza maggiore di quelli di Teknopedia. Tuttavia solo il tempo saprà dire se Citizendium sarà in grado di rivaleggiare con Teknopedia anche dal punto di vista quantitativo.
In ogni caso, il modello stesso implicito nel progetto di Teknopedia, richiede la piena applicazione del lose-control, anzi, probabilmente Teknopedia stessa ha contribuito alla nascita di una parte di quel modello semantico che oggi chiamiamo Web 2.0.
Note
- ^ Il brano si basa su dati forniti al convegno "Accessibilità, Web 2.0 e Promozione per la PA", tenuto a Bologna l'8 novembre scorso.
Si ringrazia, in particolare, Luca Mascaro (può essere considerata fonte del brano la seguente: http://www.lucamascaro.info/blog/2007/11/opportunit-della-pubblica.html, rilasciata sotto licenza Creative Commons CC-by 2.5. A ogni modo, il brano è di mia creazione e non usa parole altrui, se non in forma di fonti o citazioni, per cui risulta pienamente licenziato in GFDL). - ^ spesso il mondo aziendale esagera, nel seguire le mode del momento e nel cercare ricette assolute. Il fatto che io mi stia riferendo ad un "concetto-must" non vuol dire che condivida personalmente questo tipo di approccio, ma implica semplicemente che lo sto prendendo in esame.
- ^ anche relativamente a questo punto, il fatto che, sulla scorta degli approfondimenti effettuati, io consideri la percezione dell'affidabilità come dipendente dalla percezione sociale del medium non significa che io non mi sforzi di realizzare, nei miei contributi, una attendibilità "oggettivamente" solida. In questo brano sto facendo un discorso generale, e non riguardante il modo in cui io personalmente scrivo le voci.
Mi hanno detto
[modifica wikitesto]«Posso solo dirti di provare a dare ad ognuna delle negatività il peso che davvero le spetta, e spero che questo ti aiuti a voler restare, non perdendo di vista le soddisfazioni che questo Progetto può dare :-)
Quindi, ancora una volta ti dico buon lavoro ;-)))»
«Grazie di cuore per la solidarietà. Ora sto per scrivere una discussione che di sicuro mi causerà molti problemi. Fammi gli auguri, perchè sto per schiantarmi contro un muro di quelli spessi.»
«La vita reale è quella che è: dura e merdosa.»
Prima c'era il conteggio "bruto" (dimmi quanti edit hai e ti dirò chi sei).
Poi è intervenuto il "raffinamento del namespace", in base al quale bisogna guardare il numero di edit fatti nel namespace principale (o ns0, quello delle voci) in rapporto al numero totale degli edit; in particolare, bisogna confrontare questo dato con quello che scaturisce dal rapporto fra la somma del numero di edit fatti nei vari namespace di discussione e il totale; se quest'ultimo quoziente è maggiore del primo, se ne può concludere che sei un fancazzista.
Volete sapere come la penso io? Quando verrà sviluppato un editcount che tiene conto del numero di KB per contributo - sempre nell'attesa dell'editcount che sia in grado di misurare il livello di qualità per contributo :-((( - allora tornate a parlarmi di numero di edit.
Ma, nel frattempo, riterrò puerile e superficiale l'atteggiamento di chiunque si metta a tirare in ballo questa cantilena!
Perché?
In questo momento (01:29, 7 nov 2007 (CET)) la mia situazione è la seguente (da Misza's Edit Counter):
Namespace # di edit (Main) 445 Discussione 135 Utente 103 Discussioni utente 541 Teknopedia 220 Discussioni Teknopedia 31 Immagine 37 Discussioni immagine 1 Template 155 Discussioni template 4 Aiuto 1 Categoria 1 Portale 15 Discussioni portale 26 Progetto 8 Discussioni progetto 19 Totali 1742
Sono quindi, come è noto, un fancazzista matricolato.
La dimostrazione è presto fatta: ho 445 edit in ns0, su un totale di 1742 edit.
Il rapporto fra 445 e 1742 fa 0.2554, arrotondabile al 25%.
Se invece sommiamo tutti gli edit fatti nelle varie tipologie di pagine di discussione, abbiamo:
pari a circa il 43% dei contributi.
Se ne può concludere, quindi, che per ogni quattro edit che io faccio, uno è destinato a qualche voce, mentre quasi due vanno a finire in qualche discussione: ma quanto ce piace de chiacchierà (cit).
Ma c'è una fallacia, in questo ragionamento. Se gli edit in questione sono di questo tipo, oppure di questo o questo (per prendere solo tre esempi) ci si potrebbe chiedere: quanto ha aggiunto, ciascuno, alla voce, in un colpo solo? 15 KB? 25 KB? Quanto contenuto vi ha apportato? E l'obiettivo qualitativo è stato raggiunto? Non sta a me giudicare questi aspetti (trattandosi di edit miei), ma io vorrei che questi aspetti fossero presi in considerazione da un edit counter; mentre, per l'edit counter, i valori seguenti:
- quantità di KB apportati nei vari namespace;
- rapporto fra numero di edit e relativo peso in KB;
- qualità degli edit;
semplicemente non esistono.
E tuttavia io mi ostino a rifiutare le modifiche consecutive e a pensarci bene prima di cliccare sul bottone "Salva la pagina". Mi ostino a tenere basso il conteggio degli edit in ns0, rifuggendo dalle "modifiche a raffica".
Perché? Perché si da il caso che esista un'anteprima, e che io la usi sempre, carissimi. E che abbia troppo rispetto dei database per infarcirli di record inutili dove vengono memorizzate le virgole tolte e rimesse (e ritolte).
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