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inserisco momentaneamentoe queste parti dell' articolo. Voglio riscriverlo e non so se le utilizzerò ancora.--Paola 19:54, Gen 1, 2005 (UTC)

Rientrano in questa categoria tutti quei versi che vengono definiti anisosillabici. Secondo la definizione di Contini l'anisosillabismo consiste in due varietà aritmetiche( per l'approsimazione di una sola sillaba) d'un medesimo tipo di verso, coincidenti nell'andatura accentuativa generale (...) e perciò divergenti solo per l'assenza e la presenza d'un 'tempo vuoto' iniziale".

Ad esempio in Guido Gozzano si trovano coppie di versi doppi, ora ottonari ora novenari, in L'amica di nonna Speranza:

il caminetto un pò tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti col monito salve, ricordo, le noci di cocco.

Rientrano nella categoria dei versi liberi quei versi, tipici della poesia del Novecento che seguono tipologie metriche senza alcuna regolarità.

In Veglia di Giuseppe Ungaretti, ad esempio, si ritrovano alternati e intercalati sia settenari che senari, quinari, quaternari e bisillabi:

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto attaccato alla vita

Vi sono anche versi dal numero di posizioni variabili che non rispondono a nessuna decodificazione metrica, la cui struttura coincide con un enunciato sintatticamente e semanticamente compiuto come nella poesia di Franco Fortini Il falso vecchio:

I legni sono secchi, le foglie restituite.
La brina è sulle siepi
Fumano le fontane.
Chiamano i cacciatori nella nebbia il traghetto.
Nello spazio dove non esisto rema il barcaiolo.

Il verso libero (completamente libero da vincoli metrici) è diverso dal verso sciolto (che non segue una forma metrica tradizionale). 84.222.18.38 16:10, 12 mag 2007 (CEST)[rispondi]