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Il Patriarcato di Aquileia non risolse lo scisma nel 607. Pressapoco in quegli anni il Patriarcato fu diviso ufficialmente in 2 sedi: Aquileia (con sedi trasferite poi a Cormons, quindi a Cividale ed Udine) avente giurisdizione sui territori ( la parte più estesa)di dominazione longobarda, rimasto tricapitolino fino al concilio di Pavia del 698 e Grado (poi trasferito a Venezia) avente giurisdizione sui territori (la parte minoritaria costiera)rimasti sotto la dominazione bizantina, in comunione con Roma nei primi anni del 600. Como si riconosceva nel patriarcato di Aquileia con sede in Aquileia e del quale era diocesi suffraganea. Il Patriarcato di Aquileia fu soppresso nel 1751 e trasformato in arcivescovato di Udine.
I tre teologi,condannati dal Costantinopolitano II, furono già bersaglio dei monofisiti durante il concilio di Calcedonia. In quella occasione: Teodoro di Mopsuestia (ca. 392-428), poiché era morto in pace con la Chiesa, non venne giudicato. Teodoreto di Ciro (393-458), dopo una dichiarazione esplicita contro Nestorio, di cui era stato amico, venne ammesso tra i dottori cattolici; Ibas di Edessa († 457), autore di una lettera a Mari, vescovo in Persia, nella quale difendeva e lodava Teodoro di Mopsuestia, venne riposto nella sua sede, dalla quale lo aveva deposto il “Latrocinio di Efeso”. ( cfr. G. Biasutti: La chiesa di Aquileia dalle origini alla fine dello scisma dei Tre Capitoli, pag.168)
Discussione:Eresia tricapitolina
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Della definizione di eresia tricapitolina compresa nell'articolo non riesco a capire la differenza concettuale e dottrinaria tra l'eresia e l'ortodossia: ambedue ammettono la natura divina e la natura umana di Cristo. Lo scisma tricapitolino, benchè collocato lontano nel tempo e risoltosi poi con la pacificazione, è una pagina triste nella storia della Chiesa (la separazione durò circa un secolo e mezzo ed interessò un vasto territorio) e di cui non si fa particolare menzione. Penso che l'intervento dell'imperatore Giustiniano con un suo Editto e la volontà di imporlo sia stato di per sè un intervento "pesante"; a questo punto mi riesce però difficile capire, anche per la mia poca conoscenza, se la risposta delle chiese del Nord Italia avesse valide motivazioni teologiche e cioè se partivano da posizioni di difesa della verità oppure da posizioni decisamente ereticali non conciliabili con la verità. In definitiva gli scismatici difesero integralmente l'interpretazione calcedoniana: Cristo vero Dio e vero uomo oppure diedero una interpretazione diversa? E se diversa, quale? Oppure fu la reazione al "sopruso" imperiale in materia religiosa e all'atteggiamento ondivago tenuto da papa Vigilio? I tricapitolini, nella liturgia conservarono i riti o apportarono modifiche di rilievo? I loro Sinodi successivi introdussero variazioni dottrinali eretiche rispetto alla chiesa di Roma? Quali compromessi, di comune accordo, (il concilio di Pavia, tenuto da vescovi cattolici e vescovi tricapitolini), furono sottoscritti per ricucire lo scisma? Se qualcuno me lo può spiegare, sarei grato. Franco
In effetti non c'era una grande differenza dottrinale tra l'eresia e l'ortodossia: è vero che ambedue ammettevano la natura divina e la natura umana di Cristo. Il fatto è che Giustiniano, che voleva tenersi buoni i monofisiti, non poteva comunque togliere di mezzo le definizioni dogmatiche sancite a Calcedonia. Quindi, che cosa fece? Fece condannare come nestoriani tre teologi tipicamente "antiocheni": Teodoreto, Teodoro e Iba. Soprattutto Teodoro, al tempo del concilio di Efeso, non era stato tenero nei confronti di Cirillo Alessandrino. Insomma: non posso concedervi che a Calcedonia avevano sbagliato tutto, però (accettando lo schema per cui Efeso e Calcedonia tendevano in due direzioni diverse), vi condanno in nome del concilio di Efeso tre antiocheni che invece a Calcedonia erano delle autorità.
Chiedevi se la risposta delle chiese del Nord Italia di fronte al pesante intervento di Giustiniano (in puro stile cesaropapista) avesse valide motivazioni teologiche: in realtà si può dire abbastanza tranquillamente che i tre teologi condannati, alla fin fine, non erano affatto eretici. Ma il fatto è che qui giocavano anche dei fattori di "orgoglio ecclesiale" (passami l'espressione). Teodoro, Teodoreto e Iba erano molto vicini all'ambiente romano che aveva voluto Calcedonia e la condanna del monofisismo. Tra i quattro teologi mandati da papa Leone a Costantinopoli nel 450 a preparare il concilio c'erano un milanese (il prete Senatore) e un comasco (il vescovo Abbondio). Addirittura Teodoreto aveva scritto ad Abbondio per complimentarsi del buon esito della sua missione: accettare la condanna dei tre significava screditare tutta la corrente di cui Abbondio era esponente.
Circa la liturgia, non possiamo dire molto, perché non abbiamo molti documenti. La provincia di Aquileia aveva un proprio rito (patriarchino), in uso anche a Como (ufficialmente fino al Cinquecento), ma in realtà i pochi testi che abbiamo ci presentano una liturgia molto simile a quella che oggi definiamo tout-cour "rito romano". Diverso è il caso di Milano: quando l'arcivescovo Onorato fuggì a Genova con il clero maggiore, dovette ovviamente ricomporre lo scisma per la sua parte (Genova era città bizantina). Il poco clero rimasto a Milano (ufficialmente ancora scismatico) venne "rimpolpato" da preti greci e siriaci, che probabilmente importarono in quel momento i testi e i riti di sapore più tipicamente orientale ancora oggi propri del rito ambrosiano. Quindi, lo scisma tricapitolino rientra tra i fattori di sviluppo nella storia della liturgia milanese, ma solo in modo accidentale, non direttamente. Per quello che se ne sa...
Anche circa i sinodi non abbiamo a disposizione quasi nessuna fonte, ma l'impressione che ho è che alla fine non entrassero in gioco fattori dottrinali (neanche nei loro risvolti liturgici o di "sensibilità" teologica). In effetti, si trattava davvero di uno scisma, molto più che di una eresia; scherzandoci sopra un po', è come se gli scismatici affermassero: «Siamo diversi da loro, anche se non sappiamo bene perché».
Circa il concilio di Pavia, riporto un brano di M. Troccoli-Chini (da Helvetia Sacra): «[Una epigrafe sepolcrale attribuita con argomenti persuasivi al vescovo di Como Gausoaldus] come azione principale della sua vita ricorda che egli a Roma si era impegnato a credere gli articoli fissati nei concili ecumenici. Non si potrà trattare di altro che della fine dello scisma. Nel 698 vescovi scismatici (Aquilegienses) e rappresentanti dell'ortodossia, riuniti a Pavia per iniziativa del re Cuniberto, risolsero di inviare a Roma dei delegati al papa. Essendo Como di tutte le diocesi del patriarcato la più vicina a Pavia e come posto estremo particolarmente interessata ad una pacificazione, si può supporre che il suo vescovo abbia preso parte al sinodo». Abbiamo anche un Carmen de Synodo Ticinensi in MGH SS Rer Lang., che però non fa nomi dei vescovi impegnati nella pacificazione (li chiama, appunto, Aquilegienses).
Marco - Varedo (Talmid3)
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Eresia_tricapitolina"
Se ho capito bene la chiesa scismatica tricapitolina non fu nè nestoriana nè monofisita nè, successivamente, monotelita (interpretazione cristologica giudicata ortodossa da papa Onorio, poi scomunicato dal successore). Ma il suo errore ecclesiologico fu l'insubordinazione al Papato.
Chiedo conferma a Marco - Varedo (Talmid3) che, sull'argomento, ritengo ben documentato. Grazie, Franco.
- Sì, concordo: le Chiese (cioè le diocesi) tricapitoline non furono né nestoriane, né monofisite (anzi!) né monotelite (che è un modo camuffato di essere monofisiti). Insomma, penso che possiamo dire con tranquillità che non erano eretiche. Certo: i (filo)monofisiti li accusavano di essere nestoriani, ma sicuramente il concilio di Efeso non era in discussione!
- Non parlerei neanche di errore ecclesiologico, ma semplicemente di ribellione contro il papa (ma sotto l'insegna di papi del passato, Leone I soprattutto[1]). Qui però si va sul teologico: ogni scisma (come insubordinazione al papa) è un errore ecclesiologico? Quindi a rigore ogni scismatico sarebbe un eretico perché nega una verità di fede (la sottomissione al papa infallibile)? C'è chi lo pensa... La maggioranza dei teologi mi sembra che non la pensi così, neanche in passato. Tanto meno comunque nel primo millennio, quando i rapporti tra chiese locali e Roma avevano sfumature diverse da quelle che avrebbero acquistato in seguito. Mah...
- M.
Ed, in effetti, la tua risposta mi sembra equilibrata, infatti il dogma dell'infallibilità papale diviene "ufficiale" con il Concilio Vaticano I (1868-70) di papa Pio IX. Franco
A proposito di: ...venerava Maria "madre di Dio" a differenza dei Nestoriani. Della grande venerazione che la chiesa di Aquileia riservava a Maria si veda il pensiero di S. Cromazio, vescovo di Aquileia (Aspetti catechistico-liturgici dell'opera di Cromazio di Aquileia Di Flavio Placida) http://books.google.it/books?id=iP5_HJSN2E4C&pg=PA89&lpg=PA89&dq=cromazio+maria+vergine&source=bl&ots=AHOHAy01PX&sig=WKzqNgodVU9P3jbLnXW9UHI7aHU&hl=it&ei=fxdNTqrsG-yP4gT03bWxBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEUQ6AEwBg#v=onepage&q=cromazio%20maria%20vergine&f=false Franco
Unione voci
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Arianesimo dei Longobardi e ricomposizione dello scisma
[modifica wikitesto]"Questo fatto favorì in larga parte la ricomposizione dello scisma in quanto, essendo i longobardi ariani, i vescovi cattolici furono più propensi a riavvicinarsi al papa." (vedi testo Teknopedia 31.5.17)
E' una opinione poco suffragata dai fatti, direi poco storica. I Longobardi Ariani ad esempio favorirono la divisione del Patriarcato nelle 2 sedi di Aquileia e di Grado, sostenendo il Patriarcato "tricapitolino" di Aquileia (sede Aquileia) contro il Patriarcato di Aquileia (Grado) "cattolico". A dare il "protettorato" fu Gisulfo II, duca longobardo (ariano) del Friuli. E la "difesa" delle posizioni tricapitoline fu molto forte da parte della Chiesa di Aquileia che aveva giurisdizione su una vasta parte dell'Italia nord-est e non solo. I Longobardi arrivano nell'area nel 568, lo scisma tricapitolino si risolve nel 698-9, ricomponendo l'unità col papa, dopo che il re longobardo Cuniperto "cattolico e non più ariano" sconfisse il duca Alachis "ariano". In quei 130 anni (ca. 5 generazioni) nessun vescovo suffraganeo di Aquileia (in unità con il patriarca) ricompose lo scisma e nessun re o duca Longobardo lo costrinse. Franco
- Lei in buona sostanza ha ragione, ma forse non era molto chiaro il dettato del testo di Teknopedia. Credo che non si volesse dire che i Longobardi ariani lavorassero perché i tricapitolini si riconciliassero con il papa di Roma, ma che i vescovi dell'Italia settentrionale (lasciamo stare l'uso della parola "cattolico"), tricapitolini, rientrarono rapidamente nell'ortodossia per ottenere protezione dal papa e soprattutto dall'esarca bizantino. Ad ogni modo, ho ripreso il passaggio che Lei ha scritto qui sopra e l'ho inserito nel corpo della voce, ampliando con informazioni sul caso particolare di Milano (Chiesa che di fatto, proprio in conseguenza dell'invasione longobarda, uscirà molto rapidamente dallo scisma). --Talmid3תלמיד (parliamone!) 12:06, 2 giu 2017 (CEST)
-Teodoreto e Iba furono deposti dalla carica episcopale nel concilio di Efeso del 449(annullato e definito Latrocinio da papa Leone I) a opera dei seguaci di Eutiche; furono poi reintegrati nelle loro cattedre da papa Leone e con il provvedimento approvato dal concilio di Calcedonia (451), riconosciuti come ortodossi nelle sessioni VIII, IX, X del concilio di Calcedonia. Questa testimonianza di ortodossia rilasciata a Teodoreto e Ibas dal concilio Calcedonense fu il pretesto che spinse una gran parte dei vescovi occidentali a opporsi alla condanna dei Tre Capitoli. (Franco)
Collegamenti esterni modificati
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Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 10:01, 8 apr 2018 (CEST)