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Non trovo assolutamente fondata l'attribuzione del concetto di relativismo alla filosofia di Protagora.
"L'uomo è la misura di tutte le cose" è un semplice concetto antropocentrista e non relativista poichè l'uomo è misura di "quelle (cose) che sono in quanto sono e quello che non sono in quanto non sono". La seconda parte pone al centro una tematica ontologica che è tutto fuorchè relativista, ed è ben distante dal vero relativistmo di Gorgia. Viene semplicemente espressa l'inattingibilità della verità da parte dell'uomo, ma non si nega l'esistenza della verità assoluta come prevede la definizione di relativismo.
Se ciò non fosse sufficiente anche Socrate sosteneva l'impossibilità di giungere all aletheia (la Verità), seppur affermando la necessità di ricercarla nel tentativo di avvicinarsi ad essa il più possibile.
Platone stesso nell'Apologia fa affermare a Socrate una vera e propria accusa sarcastica contro i veri sofisti: "Riconosco certo che è bello essere capaci di educare gli uomini, come un Gorgia Leontino, un Prodico di Ceo o un Ippia di Elide".
Come vedete Protagora non è citato, e non può essere una dimenticanza visto che la notorietà di Protagora era di gran lunga superiore a quella di Prodico o di Ippia.
Inoltre nello stesso dialogo platonico intitolato "Protagora" viene espressa una netta superiorità degli insegnamenti dello pseudo relativista rispetto a quelli di Ippia e Prodico, seppur comunque inferiore alla vera paideia socratica.
E' quindi correto definire relativista Protagora? Di fatto no, poichè affermando l'esistenza della verità ontologica Protagora non appiattisce la filosofia ad uno scontro dialettico di opinioni ma pone un punto di riferimento per stabilire il grado di avvicinamento alla verità. Il che sarebbe anche logico: altrimenti come avrebbe potuto Protagora farsi pagare per trasmettere le sue conoscenze, se non fosse esistito questo parametro di valutazione (la verità)? Ammettendo che la verità non esiste, conseguentemente la sua opinione sarebbe valsa esattamente come quella di un contadino qualunque, e non avrebbe avuto nulla da insegnare a pagamento.