Intervista in ginocchio
[modifica wikitesto]Incollo qui un paragrafo che ho staccato dalla voce.
Commento: per favore, ditemi che è uno scherzo... --Sentruper (msg) 11:06, 3 feb 2013 (CET)
Qualora la conduzione dell'intervista non sia improntata al rispetto di norme di correttezza da parte di entrambi gli interlocutori, potranno aversi effetti che attengono alla patologia del giornalismo e della comunicazione. Un esempio di questa patologia è il fenomeno che, nel giornalismo italiano, soprattutto televisivo, è detto delle "interviste in ginocchio", in cui il giornalista, abdicando alle più elementari norme di deontologia professionale rinuncia al compito istituzionale di cane da guardia, per porsi, deliberatamente, in una posizione di servilismo e sudditanza. L'intervistatore tende a glissare sugli argomenti scottanti, evitando le domande scomode, rinunciando a incalzare o a smentire l'interlocutore, addirittura attenendosi a domande concordate, o, addirittura, decise dallo stesso intervistato [Luigi Allori, Dizionario dei mass media, Oscar dizionari, Mondadori, 1992 (p. 228)]. Esse, tuttavia, secondo Umberto Eco, sono da considerarsi interessanti documenti purché, la cui "attendibilità" può essere apprezzata a patto che le si valuti sotto il loro reale profilo di strumenti della comunicazione politica: "Questo tipo di intervista è uno strumento politico e come tale è attendibile, non nel senso che si debba credere a ciò che l'intervistato dice, ma nel senso che si può ritenere che l’intervistato volesse esattamente dire quelle cose. Spesso il fatto che volesse dirle, fa già notizia da solo"[[[Umberto Eco]], L'intervista, in: Alberto Pesce e Anna Massenti, Tuttogiornale, Editrice La Scuola, 1986 ISBN 88-350-7726-5 (p. 112)].