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Guido Gozzano | |
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Argomento di scuola secondaria di II grado | |
Materia | letteratura italiana |
Dettagli | |
Dimensione della voce | 38 584 byte |
Progetto Teknopedia e scuola italiana |
Avevo ripreso l'articolo su Guido Gozzano prima di Natale. Non mi convinceva. Ho rifatto la biografia, aggiunto le opere e i collegamenti. Ho lasciato la Poetica come era nell'originale. Ma non sono per niente convinta che il pezzo sia "in ordine". Così pure il link che va a crepuscolari e a Corazzini. Vanno ripresi e rifatti. Il linguaggio è troppo da "testo" pari pari (non ho individuato da dove). Corazzini non è comunque completo, è un poco più di uno stub.--Paola 21:32, Dic 28, 2004 (UTC)
Crediti
[modifica wikitesto]Elenco dei contributori eliminati dalla cronologia: Alec, Cosoleto, Davide, Gac, Gacbot, Giovanni scotto, Lukius, M7, Margherita, Piero, Sbisolo, SunBot, Svante, Twice25, ZeroBot
Poetiche di fine secolo
[modifica wikitesto]Sono sincero: il paragrafo sulle poetiche di fine secolo mi pare da un lato inutile (deve stare nella storia generale della letteratura italiana, non nella voce su Gozzano) e dall'altro forse anche copiato, perché usa una terminologia molto da critico accademico. Lele giannoni (msg) 22:38, 1 nov 2009 (CET)
- Ma quanti altri decenni ci volevano per eliminare 'sta abnorme scopiazzatura fuori tema? --94.167.52.128 (msg) 13:38, 23 set 2018 (CEST)
«Le poetiche letterarie di fine secolo. Con la presa di Roma nel 1870 e la sua elevazione a capitale del regno, l'unificazione italiana sembrò sostanzialmente conclusa. Consapevole della fragilità delle strutture istituzionali, messe in discussione da una strisciante ribellione nelle regioni del Sud, della debolezza della sua industria che lentamente si costituiva soltanto in alcune regioni del Nord, dell'arretratezza della sua agricoltura e della complessità della questione sociale in atto, la conservatrice classe politica al potere si mosse prudentemente, accentrando fortemente lo Stato e mirando alla soluzione dei problemi economici più urgenti, senza perdere di vista le esigenze di pareggio del bilancio statale. L'azione dei governi si volse all'ordinaria amministrazione e alla rinuncia a una onerosa politica di potenza, che pure l'esempio dei successi imperialistici delle maggiori nazioni europee e la retorica tesa a esaltare le glorie militari di un passato lontanissimo avrebbero sollecitato. Quando poi il governo Crispi ritenne fosse giunto il momento di far svolgere all'Italia un compito internazionale che obiettivamente essa non era in grado di sostenere, il risultato fu disastroso, alimentando nella borghesia italiana e negli intellettuali che la rappresentavano, la frustrazione per una realtà rivelatasi più meschina di quanto le speranze risorgimentali avessero fatto intravedere e contrapponendo nelle loro menti un'Italia ideale all'Italia reale, un'Italia che poteva essere all'Italia che era. In questa evasione dalla realtà storica e dal dominio dei dati della contingenza positivamente interpretati per assecondare l'anelito di indagine di un senso che trascenda la realtà fenomenica, sono già compresi una serie di atteggiamenti caratteristici del letterato decadente: il gusto del mistero e la ricerca di un significato nascosto nelle cose, la sfiducia nella ragione e perciò l'irrazionalismo, l'afflato religioso e il pessimismo, la sensazione di essere incompresi e perciò il contrasto fra l'individuo e la società, la solitudine, l'introspezione, l'esaltazione di sé, la volontà di fare della propria vita un'arte e l'abbassamento degli altri, concepiti spesso come folla bruta e indifferenziata. I riferimenti culturali di questa poetica si rintracciano in Poe e in Baudelaire, in Schopenhauer, in Nietzsche, in Wagner. Nel luglio 1893 Gabriele D'Annunzio, sulle colonne del quotidiano romano «La Tribuna», decretava la fine del Naturalismo in letteratura e l'insufficienza del Positivismo: «La scienza è incapace di ripopolare il disertato cielo, di rendere la felicità alle anime in cui ella ha distrutto l'ingenua pace [....] non vogliamo più la verità. Dateci il sogno. Riposo non avremo se non nelle ombre dell'ignoto». Se D'Annunzio è la figura chiave del decadentismo italiano, che egli sviluppa in forme tematiche particolari - «poetica dell'orafo (Isotteo, la Chimera), poetica del convalescente (Poema paradisiaco), poetica del superuomo (i romanzi, le tragedie), poetica dell'eroe e del martire (le opere della guerra e del dopoguerra)» - nelle quali resta comune il culto delle parole, rese «significative come persone viventi, carnali» a lui s'affianca il Pascoli, il cui centro di interesse poetico è la resa immediata delle cose, osservate dal punto di vista del fanciullino, che ingrandisce le piccole e rende minime le grandi, circonfuse in aloni di stupore e di mistero espresso in una oratoria moraleggiante non priva di drammatiche incongruenze.»
Link non funzionanti
[modifica wikitesto]Salve, sono solo un lettore di passaggio, ma ci tenevo a far notare che buona parte dei link non sono più funzionanti. Grazie e arrivederci.
correzione
[modifica wikitesto]Ho corretto l'evidente errore sulla Ferrovia Canavesana, che secondo il testo originario unirebbe Chivasso a Ivrea. La Canavesana univa (e unisce) invece Torino con Rivarolo, dividendoso poi nel ramo di Castellamonte e quello di Pont Canavese. Nacque come ferrovia a cavalli, e fu trasformata in ferrovia a vapore seguendo il progetto del 1874 dell'ingegner Fausto Gozzano, padre di Guido. Lo sviluppo complessivo fu compiuto nel 1906. Nel 1985 fu chiuso il tratto Rivarolo Castellamonte, sostituito da autolinea. Nel 2001 iniziarono i lavori di elettrificazione da Rivarolo a Torino.
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- Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20160419071427/http://www.comune.torino.it/cittagora/article_14564.shtml per http://www.comune.torino.it/cittagora/article_14564.shtml
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