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Monitoraggio effettuato nel febbraio 2010 |
Scusate, ma come si fa a prendere come fonte (unica per giunta) la "Storia del Declino e Caduta dell'Impero Romano" di Edward Gibbon. Con tutto il rispetto che posso nutrire per lo stile letterario dell'autore, è ben noto che essa non è una vera opera storiografica, ma solo un lungo racconto dei fatti, sì ben dettagliato, ma anche assai romanzato e deformato dalla lente illuministica di quel periodo. Ogni affermazione di Gibbon andrebbe presa con le molle. E poi tutti sanno che uno degli intenti di Gibbon era quello di mettere in qualche modo in cattiva luce il Cristianesimo. Ergo che l'opera del "Voltaire inglese" non possa essere utilizzata come fonte accurata e imparziale per un enciclopedia, ma tutt'al più per qualche approfondimento. --Maitland (msg) 16:22, 12 set 2008 (CEST)
Le obiezioni di Gibbon al cristianesimo come causa della rovina dell'impero romano, assieme alle invasioni barbariche sono più che fondate.
Basti dire che i romani veramente antichi, quelli degli Scipioni, di Mario e Silla, di Cesare e Augusto, mai sarebbero rimasti inermi ad attendere supinamente l'invasione nemica, cosa invece che la rassegnazione propria del cristianesimo dell'epoca (la mia vita non è di questo mondo, ecc.) ha certamente agevolato.
- Prima di tutto ti invito cortesemente ad eseguire il log-in, per poter fare una discussione più libera, e sapere chi sia il mio interlocutore. Comunque, le obiezioni di Gibbons al Cristianesimo non sono affatto fondate. La caduta dell'Impero romano fu dovuta all'intrinseca debolezza, che secoli di guerre unite ad una struttura statale rivelatasi inadeguata, ed andata sempre più sgretolandosi man mano che l'impero aumentava di vastità, contribuirono ad aggravare. Si aggiunga inoltre la decadenza dei costumi romani (già denunciata da Tacito nella Germania), la corruzione degli uffici, la venalità delle cariche, gli imperatori in balìa degli eserciti e non più in grado di governare stabilmente. In tutto questo scenario il Cristianesimo non può aver avuto (se l'ha avuta) che un minima, involontaria parte.
- Il paragone che poi fai con gli Scipioni, Mario, Silla, Cesare ed Augusto è del tutto anacronistico e per giunta errato. Non c'entra proprio un bel niente il Cristianesimo con la presunta "rassegnazione dell'epoca" che tu nomini. La caduta dell'Impero romano fu qualcosa di naturale, come un corpo troppo vecchio è destinato al deperimento e alla morte. Anzi, il Cristianesimo contribuì a rigenerarlo, a spazzare via l'antico carcame. E non bisogna dimenticare che la tentata riunificazione dell'Impero, in parte e per breve tempo riuscita, fu dovuta a Giustiniano, un imperatore, guarda caso, cristiano.
- Al di là del valore che ogni opera può avere, e pur stimando Gibbon come scrittore, non posso che ritenere infondate le sue tesi, anche perché originate da un atmosfera culturale, come quella della filosofia dell'Illuminismo, nettamente parziale ed ostile al Cristianesimo. --Maitland (msg) 12:44, 15 set 2008 (CEST)
Se posso inserirmi, devo dire che ha ragione Maitland, e poi questa voce è mal fatta. Qualcuno puiò scrivere le cose come stanno, cioè che in realtà "Deus vult" è l'acclamazione attribuita alla folla che ascoltava Urbano II da Roberto di San Remigio? Non so farlo io me ne scuso. G.
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