Cupientes Judaeos Bolla pontificia | |
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Pontefice | Papa Paolo III |
Data | 21 marzo 1542 |
Traduzione del titolo | Desiderando che gli Ebrei |
Argomenti trattati | Sul rispetto agli Ebrei convertiti |
Cupientes Judaeos è l'incipit di una lettera bollata di papa Paolo III del 21 marzo 1542, con cui si disciplinano tempi e modi della conversione «degli ebrei e degli altri infedeli».
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]Il primo paragrafo della lettera recita:
«Desiderando che i Giudei e gli altri Infedeli si convertano alla fede Cattolica e non siano tenuti lontani da questa Fede a causa dei beni che possedevano prima noi, spontaneamente, per nostra certa scienza e per l'autorità Apostolica, con il contenuto della presente costituzione che sarà valida anche nell'avvenire, decretiamo che rimarrà intatto e indenne qualunque bene, tanto mobile che immobile, di qualunque Ebreo o Infedele che voglia convertirsi alla fede Cristiana, anche se sarà stato costituito in patria potestà.»
Per rendere più efficace la conversione degli ebrei ed evitare così conversioni di facciata o ripensamenti successivi, Paolo III stabilisce che:
- all'ebreo convertito al cristianesimo non devono più essere confiscati i beni posseduti prima del battesimo (come invece era abitudine fare) ed egli non sia privato dell'eredità paterna;
- se questi beni sono stati acquisiti tramite usura, devono essere restituiti all'antico proprietario, a meno che questi sia morto e allora restano all'ebreo convertito;
- dopo la conversione gli ebrei non devono più vivere assieme agli altri ebrei;
- devono essere trattati come liberi cittadini;
- si deve favorire la loro unione matrimoniale con cristiani di nascita.
Nel documento si prende posizione anche contro le false accuse del sangue, che circolavano con sempre maggiore diffusione in Europa a partire dal XV secolo, rinfocolate soprattutto dalla predicazione dei Domenicani e Francescani osservanti:
«I nemici degli ebrei accecati da odio e invidia oppure, ciò che sembra più verisimile, da avidità per aver modo di usurpare con qualche scusa i beni degli Ebrei stessi, attribuiscono loro falsamente di uccidere i piccoli bambini e di bere il loro sangue e di commettere altri spaventosi delitti di ogni genere contro la nostra Fede, e in tal modo tentano di aizzare contro di loro le anime semplici dei Cristiani, di modo che essi, gli Ebrei, sono spesso ingiustamente privati non solo dei loro beni, ma anche della loro vita.»
Paolo III non si fermò qui: ordinò anzi che agli ebrei fosse concessa la protezione garantita dai predecessori (in particolare da Martino V) ricorrendo anche, se necessario, all'aiuto del "braccio secolare".
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Un estratto della bolla in latino (alla pag. 634 del file scaricabile)