Cosso Cornelio Lentulo | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Cossus Cornelius Lentulus |
Nascita | 7 a.C. circa |
Morte | dopo il 29 |
Figli | Cosso Cornelio Lentulo |
Gens | Cornelia |
Padre | Cosso Cornelio Lentulo |
Consolato | gennaio-giugno 25 (ordinario) |
Legatus Augusti pro praetore | Germania Superiore, 26-29 |
Cosso Cornelio Lentulo (in latino: Cossus Cornelius Lentulus; 7 a.C. circa – dopo il 29) è stato un magistrato romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Appartenente all'illustre gens Cornelia, e in particolare all'importante ramo dei Cornelii Lentuli, Cosso era figlio dell'omonimo console ordinario dell'1 a.C., vincitore dei Musulami e dei Getuli (per cui ottenne il cognomen ex virtute Getulico, passato a uno dei figli), amicus di Tiberio e prefetto urbano dal 33[1][2][3]. Fratelli di Cosso[2][4] erano Gneo Cornelio Lentulo Getulico, console ordinario nel 26, legato per matrimonio agli Apronii, connesso con Seiano e in seguito ucciso da Caligola nel 39 in risposta ad una congiura ordita da lui e da Marco Emilio Lepido, con la complicità delle sorelle del princeps Giulia Livilla e Agrippina minore, e Cornelia, moglie del console ordinario del 26 Gaio Calvisio Sabino.
Pur essendo verosimilmente il figlio maggiore, Cosso non sembra aver ereditato il cognomen ex virtute Getulico dal padre, e non molto è noto della sua carriera[2].
L'amicitia del padre con Tiberio e i legami familiari dei fratelli dovettero promuovere il cursus honorum di Cosso, che raggiunse il consolato ordinario nel 25, verosimilmente mantenendo i fasces per il primo semestre dell'anno insieme a Marco Asinio Agrippa e venendo poi sostituito da Gaio Petronio a luglio[5][6][7][8][9]. Il consolato di Cosso e Agrippa vide la condanna di Cremuzio Cordo[10], la perdita di indipendenza di Cizico[11], l'assoluzione di Fonteio Capitone proconsole d'Asia[11], il rifiuto di Tiberio di accettare un tempio a sé in Betica[12] e di concedere a Seiano la mano di Livilla[13], la concessione a Messene dei diritti sul tempio di Artemide Limnatide[14], la richiesta di Segesta a Tiberio di restaurare il tempio di Venere Ericina[14], la morte di Gneo Cornelio Lentulo l'Augure, di Lucio Domizio Enobarbo e di Lucio Antonio[15], e l'assassinio in Spagna Tarraconense del pretore Lucio Calpurnio Pisone[16].
Un'epigrafe proveniente da Mogontiacum, nella provincia romana di Germania Superiore[17], che in precedenza era stata datata sotto Traiano[17], è stata ora plausibilmente ricostruita[1][3]: essa sembra attestare qualche onore per Tiberio durante il mandato nella provincia come legatus Augusti pro praetore di Cosso, che mantenne la carica evidentemente tra 26 e 29, quando gli subentrò il fratello Getulico[1][3].
Non sappiamo se Cosso sia sopravvissuto all'eliminazione degli affiliati di Seiano dopo il 31, magari grazie all'influenza del padre: le sue tracce scompaiono dalla storia dopo il suo mandato in Germania. In ogni caso, però, la sua stirpe continuò: da una moglie ignota, ebbe Cosso Cornelio Lentulo, console ordinario nel 60[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d PIR2 C 1381 (Groag).
- ^ a b c R. Syme, The Augustan aristocracy, Oxford 1986, p. 298.
- ^ a b c W. Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, pp. 8-9.
- ^ PIR2 C 1380 (Groag).
- ^ Fasti Arvalium (Inscr. It. 13, 1, 24).
- ^ CIL VI, 10051.
- ^ CIL XI, 3613.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, indice al libro LVII.
- ^ Tacito, Annales, IV, 34.
- ^ Tacito, Annales, IV, 34-35.
- ^ a b Tacito, Annales, IV, 36.
- ^ Tacito, Annales, IV, 37-38.
- ^ Tacito, Annales, IV, 39-41.
- ^ a b Tacito, Annales, IV, 43.
- ^ Tacito, Annales, IV, 44.
- ^ Tacito, Annales, IV, 45.
- ^ a b CIL XIII, 6798.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- PIR2 C 1381 (Edmund Groag, 1936).
- Werner Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, pp. 8-9.