Nell'agosto 1918 verso la fine della prima guerra mondiale, un corpo di spedizione italiano fu inviato sotto comando Alleato in Estremo Oriente, in Manciuria, per combattere contro i russi bolscevichi dell'Armata Rossa.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Questo corpo di spedizione, basato nella Concessione italiana di Tientsin, insieme agli italiani ex soldati dell'Imperiale e regio esercito austro-ungarico inquadrati nella Legione Redenta di Siberia, combatté nella primavera e nell'estate 1919 per mantenere attiva la ferrovia Transiberiana fino in Manciuria; la Transiberiana serviva agli Alleati per approvvigionare i russi dell'Armata Bianca, che combattevano contro i Sovietici.[1]
Il contingente italiano destinato in Manciuria, comandato dal colonnello Fossini Camossi, era costituito da un battaglione di fanteria, da una sezione di carabinieri reali, e da una sezione di artiglieria da montagna; giunse a Vladivostok il 17 ottobre 1918, inquadrato in una divisione cecoslovacca.
Il 17 maggio 1919 si scontrarono con sei reggimenti di fanteria bolscevica, e occuparono Rubenskey; il 1º giugno parteciparono al combattimento di Alexejevska, e alla difesa della testa di ponte sul Leiba.
La missione terminò il 9 agosto 1919, quando il corpo di spedizione fu richiamato dal Governo Nitti I in Italia, dove rientrò nel maggio 1920.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- A. Tosti, "La guerra Italo-Austriaca", sommario storico, Alpes 1925
- Gerardo Unia, "Diario Siberiano - Due artiglieri alpini in Cina e Siberia 1918 - 1920", L'Arciere, Dronero (CN) 2007
- Michele Rallo, "L'intervento italiano nella prima guerra Mondiale e la Vittoria Mutilata". Settimo Sigillo. Torino, 2007.