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Cocca - Teknopedia
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Cocca (disambigua).
Voce principale: Navi medievali.
Cocca
Ricostruzione della Cocca di Brema
VariantiCocca anseatica
Cocca portoghese
Altri nomiKogge (de.); Cog (en.)
Caratteristiche costruttive
Lunghezza15-25 m
Larghezza5-8 m
Dislocamento200 - 300 t
Caratteristiche di trasporto
Propulsionemista (vela e remi)
Numero alberi1-2
Tipo di velavela quadra
Numero vele1-6
Manuale

La cocca (en. cog; fr. cogue; de. e nl. Kogge; et. koge) era una nave in uso nel Medioevo nel Mar Baltico, sviluppata nel X secolo, presumibilmente dal modello dello knarr norreno e massicciamente diffusasi nel XII secolo. La propulsione era mista: remi e vela. Di forma "rotonda" (c.d. "Round-ship"),[1] era lunga 15-25 m e larga 5-8 m, con stazza massima di 200-300 tonnellate. L'unico albero era armato a vela quadra, il timone, a perno, era montato sotto la poppa e l'opera morta era molto alta per permetterle di meglio affrontare la navigazione in mare aperto.[2][3]

Sebbene il nome "Kogge" sia attestato già nel IX secolo,[4] la cocca vera e propria sembra essersi evoluta sulla costa frisone non prima del XII secolo. Le cocche sostituirono progressivamente le imbarcazioni mercantili baltico-vichinghe, gli knarr, nelle acque dell'Europa settentrionale durante il XIII secolo. Le nuove navi potevano trasportare maggiori carichi rispetto agli knarr di dimensioni simili. Il loro fondo piatto permetteva loro di stabilizzarsi in porto, facilitando le operazioni di carico e scarico. Le loro fiancate alte le rendevano più difficili da abbordare in caso di battaglia navale, il che le rendeva più sicure contro l'attacco dei pirati ed utilizzabili come navi da guerra.[2][3]

Descrizione e costruzione

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Le cocche rientrano nel novero delle c.d. "navi tonde" (en. Round-ship),[1][5] caratterizzata da un fondo piatto a filo a metà nave che gradualmente si spostava verso corsi di fasciame sovrapposti vicino ai pali. La propulsione era garantita da una grande vela quadra. Le dimensioni tipiche per la navigazione marittima variavano da circa 15 a 25 m di lunghezza con una larghezza da 5 a 8 m e avevano una stazza di 40-200 t. Raramente raggiungevano le 300 t sebbene un numero molto piccolo fosse considerevolmente più grande, oltre le 1.000 t.[6][7][8] Una regola pratica per la dimensione dell'equipaggio era che un marinaio, esclusi eventuali combattenti imbarcati, era richiesto per ogni 10 t di carico, sebbene questo possa generare una dimensione dell'equipaggio suggerita sul lato basso della pratica medievale.[9] Sono registrati equipaggi fino a 45 persone per le navi civili e 60 per una cocca da 240 t utilizzata come nave trasporto truppe.[10]

Sezione trasversale schematica di una nave clinker (sx) e carvel (dx).

Le cocche erano tipicamente costruite utilizzando in gran parte in legno di quercia. Il fasciame era sovrapposto, "a clinker", sui lati, generalmente dalle scotte di sentina in su, con chiodi di ferro (di legno nelle cocche prodotte dai cantieri baltici) che passavano attraverso le assi sovrapposte delle fiancate poi piegati e conficcati nella tavola, cioè senza stoppini (come invece avveniva in altri natanti clinker).[11][12] A prua, erano realizzate delle scanalature cosicché il bordo del fasciame inferiore fosse rastremato fino a raggiungere un bordo a piuma all'estremità d'incontro con il dritto di prua e il dritto di poppa. Ciò consente all'estremità del fasciame di essere fissata al grembiule (i.e. il pezzo di legno fissato sul dritto per assicurarvi il fasciame) con l'esterno di ogni corso a filo reciproco e con la prua. Ciò per garantire che il passaggio della nave in acqua non sollevi le estremità del fasciame dal dritto di prua. Prima di montare la tavola successiva, la superficie del corso inferiore viene smussata per adattarsi all'angolo di sovrapposizione del corso superiore che vi viene poi posizionato, mantenuto e poi fissato.[13][14] Il fondo dello scafo, al di sotto delle scotte di sentina, era invece realizzato con assi affiancate e non sovrapposte. La cocca costituì quindi un primo esempio di natante ibrido tra la tipica cantieristica clinker nordeuropea e quella carvel sudeuropea.[15] La chiglia era solo leggermente più spessa dei torelli e non aveva battute. I dritti, di prua e di poppa, erano lunghi e marcatamente verticali (anche 60°-75° rispetto alla chiglia, come vedremo in seguito), collegati alla chiglia tramite elementi intermedi, le "ruote". Le cappe delle tavole inferiori terminavano con battute nei ganci e nei montanti, mentre quelle superiori erano inchiodate alle superfici esterne dei dritti. Il calafataggio era effettuato con muschio catramato inserito in scanalature curve, coperto con listelli di legno e fissato da graffette metalliche.[13] Elementi importanti nella costruzione della cocca erano le travi di rinforzo trasversali, i bagli, fissati al fasciame durante la costruzione dello scafo, nel punto in cui i corsi erano più alti della linea di pescaggio prevista.[16]

Timone a perno (sx) montato sul dritto di poppa (dx)

Il timone a perno, collocato centralmente ed ancorato al dritto di poppa, invenzione precipua della cantieristica nordeuropea medievale, comparve nel corso XIII secolo, divenendo comune nella seconda metà: prima, le cocche avevano ancora il timone a remo che aveva caratterizzato le navi vichinghe.[2] L'unico albero, molto robusto e composito nelle navi più grandi,[17] era posizionato a proravia del centro nave, con la mastra direttamente sulla trave della chiglia, e, come anticipato, armato di un'unica grande vela quadra (rettangolare, nella pratica).[14][18] Furono sviluppati sistemi complicati di sartiame sia per sostenere l'albero sia per manovrare la vela:[19] anzitutto, bracci e boline in modo che la vela potesse essere orientata per procurare il movimento in avanti della nave con vento al traverso, poi matafioni di terzarolo lungo il bordo inferiore per assicurarne il bordame. Il cordame era solitamente di canapa o lino (o pelle di tricheco o capelli umani) e la vela di tela di canapa.[20]

Inizialmente, la cocca possedeva un unico ponte scoperto, sotto il quale un unico vano costituiva la stiva. Successivamente, si aggiunse un ponte coperto più piccolo a prua e uno maggiore a poppa. Dal XIII secolo, gli ingranaggi furono coperti e le navi più grandi dotate di cassero, per offrire più spazio di carico nella stiva sottocoperta, mantenere il timone più in alto, a maggior vantaggio del timoniere, e, in ultimo, fornire all'equipaggio un riparo coperto.[21] Nel XIV secolo la cocca raggiunse il suo limite strutturale: la cocca anseatica, utilizzata per il commercio "massivo", con un disegno che aveva abbandonato la prua ricurva delle cocche arcaiche in funzione di una prua dritta, formante un angolo di circa 60°, fissata ad una lunga chiglia dritta con un dritto di poppa formante un angolo di 75°.

Sezione trasversale dello scafo di una cocca: si nota la Mastra rinforzata per ospitare l'albero

Una cocca, rispetto alle imbarcazioni coeve del Mar Mediterraneo costruite con la tecnica carvel (contrapposta alla clinker), era più costosa e richiedeva carpentieri specializzati. Tuttavia, la sua configurazione velica più semplice rispetto ad una nave mediterranea armata a vela latina, a parità di dimensioni, dimezzava il numero dei marinai necessari.[22] Un vantaggio strutturale della costruzione in clinker è che produce un'imbarcazione che può ruotare e flettersi in sicurezza attorno al suo asse longitudinale: un vantaggio nei rollii del Nord Atlantico, a condizione che l'imbarcazione abbia un piccolo dislocamento complessivo. Un limite delle cocca è la mancanza di punti per montare alberi aggiuntivi: alcune vele in più a prua e a poppa avrebbero migliorato la manovrabilità ma le cocca costruite a clinker erano di fatto vincolate alla vela singola,[23][24] poco pratiche perché limitate nella loro capacità di virare una volta in porto e molto dipendenti dalla direzione del vento all'inizio dei viaggi.[23][25] Il fondo piatto consentiva alle cocche d'essere facilmente tirate a riva e scaricate durante la bassa marea, quando le banchine non erano disponibili; una caratteristica utile quando i moli costruiti appositamente non erano comuni.[18] Ci si aspettava che le cocche avessero una vita utile di circa 40 anni, laddove, invece, nelle acque del Nord Europa una galea carvel sarebbe durata meno di un lustro.[7]

Storia

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Si ritiene che le origini della cocca siano da ricercare nel cayuco paleolitico della Germania settentrionale, sviluppatisi in imbarcazioni più grandi, di forma simile ma con fasciame al posto dei tronchi scavati. Il successivo passaggio evolutivo fu la Kahnen, esponente germanico del novero delle "barche a fondo piatto" (en. Flat-bottomed boat), come il pram norvegese o la gondola italiana, già dotate di dritto di prua e di poppa, costruite spaccando un tronco scavato e allargando il fondo con assi inchiodate a costole a forma di ginocchio fissate ai lati. Le estremità appuntite del tronco (de. Block) erano tagliate e fissate separatamente allo scafo allargato, dando origine alle cosiddette Blockkahnen, varianti delle quali sono ancora in uso. La prima testimonianza di una cocca, o proto-cocca, è un modello in argilla rinvenuto a Leese, sul medio Weser, proveniente dalla tomba di un uomo adulto morto intorno al 200 a.C. Frammenti di modelli in argilla simili sono stati rinvenuti in regioni limitrofe.[26]

Sigillo della città di Lubecca (1223), leader della Lega anseatica, raffigurante il prototipo della cocca con timone laterale, e dritti di prua e poppa curvi

In epoca romana, il commercio dalla Germania avveniva principalmente su imbarcazioni a vela mediterranee ed era controllato da mercanti romani. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476), i trasporti sui grandi estuari fluviali e nelle acque riparate del Mare dei Wadden furono presi in carico dai Frisoni, che utilizzavano imbarcazioni basate su modelli indigeni a fondo piatto, precursori delle cocche medievali. Queste avevano fiancate molto più basse rispetto alle cocche successive ed erano presumibilmente poco o nulla dissimili dallo knarr norreno, la tipologia di legno commerciale al tempo più diffuso nel Nord Europa.[27][28][29] La prima citazione esplicita della cocca (Kogge nella lingua sassone antica, allora ancora parlata in tutto l'areale interessato) in un documento data al 948 e proviene da Muiden, vicino Amsterdam,[4] mentre la più antica raffigurazione di un'imbarcazione inequivocabilmente identificabile come una cocca è il sigillo della città di Lubecca del 1223.[N 1] Le prime cocche erano dotate di un timone a remo montato lateralmente che fungeva anche da deriva ed erano armate con un'unica ampia vela quadra che funzionava in modo simile a una vela al terzo.[30]

Intorno al 1200, il timone laterale a remo iniziò a essere sostituito da un timone centrale fissato al dritto di poppa e si sviluppò la cocca medievale tipica. Non ci sono però prove documentali attendibili dell'esistenza del timone a perno prima degli Anni 1240. La nuova nave poteva trasportare più carico degli knarr e, grazie al nuovo timone, era più manovrabile, soprattutto se di grandi dimensioni, oltreché più economica da costruire perché impiegante assi segate anziché spaccate, procedura che comportava un minore spreco.[21] Solo successivamente, come anticipato, si aggiunsero i castelli, non solo a poppa (il cassero) ma anche a prua per migliorare la difesa dai pirati o consentire, così, l'uso della cocca come unità militare navale,[31][32] come accadde nella battaglia di Sluis (1340).[33]

La cocca "Roland von Bremen" - rievocazione storica

Le attuali prove archeologiche indicano la costa frisone o lo Jutland occidentale come possibile luogo di nascita della cocca. La trasformazione della cocca in una vera e propria nave mercantile marittima avvenne non solo durante il periodo dell'intenso commercio tra Occidente e Oriente ma anche come risposta diretta alla chiusura dell'ingresso occidentale del Limfjorden, nello Jutland settentrionale, per secoli passaggio diretto navigabile tra il Mare del Nord e il Mar Baltico. A causa delle sue insolite condizioni geografiche e delle forti correnti, il passaggio si riempiva costantemente di sabbia e ne fu completamente bloccato all'inizio del XII secolo. Le navi più grandi, non trainabili attraverso i banchi di sabbia del fiordo, dovettero navigare intorno alla penisola dello Jutland e circumnavigare il pericoloso Capo Skagen per raggiungere il Baltico.[34] Ciò provocò importanti modifiche alle vecchie strutture navali, che possono essere osservate analizzando l'evoluzione dei primi ritrovamenti di cocche a Kollerup, Skagen e Kolding.[35] Il naviglio dismise i panni del semplice natante da cabotaggio frisone evolvendosi in un robusto mercantile che poteva attraversare anche i passaggi più pericolosi, divenendo il cavallo di battaglia nella flotta mercantile della neonata Lega anseatica (1161-1669),[31] un'alleanza commerciale di città nel Nord Europa (tra le quali primeggiava appunto la sopracitata Lubecca), influente nel Basso Medioevo e nella prima Età moderna,[36] che diede grande impulso alla produzione di questo nuovo veliero facendone la principale nave da carico delle proprie flotte e, quindi, del Mar del Nord e del Mar Baltico.[24][37][38][39] Parallelamente, la cocca abbandonò i lidi natii e si spinse fin nel Mediterraneo: già nel 1188, quattro grandi navi traghettarono da Colonia dei crociati verso la Terrasanta.[40]

Come anticipato, le cocche anseatiche del Trecento costituirono il limite strutturale di questa tipologia nautica che fu progressivamente dismessa in funzione di altre. Diretta erede della cocca, seppur non apparentemente frutto di una sua evoluzione quanto piuttosto di uno sviluppo parallelo che avrebbe potuto influenzare la cocca stessa, fu l'orca (nl. Holk; en. hulk), capace di movimentare carichi di oltre 300 t e di montare 2-3 alberi.[37][41][42][43][44] Non ci sono infatti prove l'orca discenda dalla cocca ma è evidente che molte idee tecnologiche furono adattate tra i due tipi di nave.[2][41] La transizione stessa dalla cocca all'orca non fu, secondo alcune interpretazioni, lineare e le due tipologie sarebbero in realtà coesistite per secoli (si consideri che, nel 1292, il sigillo della città di Shoreham-by-Sea esibiva un'orca) seguendo solo in dirittura finale un'evoluzione differente.[41][43]

Archeologia

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Il primo ritrovamento archeologico identificato come una cocca fu un relitto scoperto nel 1944 da P.J.R. Modderman nel Noordoostpolder vicino a Emmeloord (lotto NM 107). Il relitto fu riseppellito in situ e uno scavo ripetuto nel 2008 confermò l'identificazione in una cocca. Era lungo circa 16 m e il suo legno risaliva al 1339. La scoperta di Modderman non era tuttavia ben nota in letteratura.[45]

Resti della c.d. "Cocca di Brema" (a. 1380) al Museo Marittimo Tedesco

Il relitto di cocca più famoso è la c.d. "Cocca di Brema", risalente agli Anni 1380, scoperta nel 1962 ed oggi conservata nel Museo Marittimo Tedesco, poiché, prima del ritrovamento di questo relittto, l'esistenza delle cocche era documentata unicamente dai testi e dai sigilli.[46][47] Nel 1990, i resti ben conservati di una cocca anseatica (c.d. "Cocca di Pärnu", datata al Trecento) furono scoperti nei sedimenti dell'estuario del fiume Pärnu in Estonia.[48]

Una grande e ben conservata cocca è stata scoperta nel 2000 a Doel (Beveren): lunga circa 20 m e larga 7, costruita con quercia dendrocronologicamente datata alla Vestfalia dell'inverno 1325/26. La "cocca di Doel" affondò in un ramo della Schelda intorno al 1404 per ragioni sconosciute e rinvenuto durante i lavori di costruzione del terminal container di Deurganck nel porto di Anversa ed è oggi ospitata al Museo Marittimo di Baasrode (Dendermonde).

Nel 2012, nel fiume IJssel a Kampen (Paesi Bassi), è stata, tra gli altri natanti, ritrovata una cocca conservata nel limo dalla chiglia fino ai ponti. Si sospetta che la nave, risalente all'inizio del XV secolo, sia stata affondata deliberatamente nel fiume per influenzarne la corrente ma gli scavi successivi (2016) hanno portato al ritrovamento di versi manufatti sulla nave (es. un forno a cupola in mattoni intatti e piastrelle smaltate nella cambusa), smentendo tale ipotesi.[49][50][51]

Nell'aprile 2022, durante la costruzione di un'autostrada a Tallinn, in Estonia, è stata rinvenuta una cocca dendrocronologicamente datata al 1298 e valutata come meglio conservata della Cocca di Brema e un test dendrocronologico sul legno ha datato il relitto al 1298. Lunga 24 m e larga 9 m, ha le assi intatte fino a tre metri dal fondo della nave.[52]

Note

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Esplicative

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  1. ↑ La cocca comparirà, dopo Lubecca, anche nel Sigillo di diverse altre città tedesche e baltiche della Lega anseatica, quali Elbląg (1242 e 1350), Danzica (c. 1250), Stralsund, ecc.

Bibliografiche

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  7. 1 2 Cushway 2011, p. 24.
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  19. ↑ Hutchinson 1994, pp. 56-57.
  20. ↑ Hutchinson 1994, p. 57.
  21. 1 2 Runyan 1994, p. 48.
  22. ↑ Runyan 1994, pp. 49–50.
  23. 1 2 Friel 1994, p. 184.
  24. 1 2 Rodger 2004, p. 63.
  25. ↑ Rodger 2004, p. 64.
  26. ↑ Ellmers 1994, pp. 30-34.
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  31. 1 2 McGrail 1981, p. 38.
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  47. ↑ Flatman 2009, passim.
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  50. ↑ (EN) Tia Ghose, Medieval Shipwreck Hauled from the Deep, su Live Science, 17 febbraio 2016. URL consultato il 14 settembre 2017 (archiviato il 7 luglio 2017).
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  52. ↑ (EN) Lost 700-year-old ship found just five feet beneath street by construction workers, su metro.co.uk, 20 aprile 2022.

Bibliografia

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Voci correlate

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  • Nau
  • Orca

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • (EN) cog, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
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