Clitofone (in greco antico: Κλειτόφων Ἀριστωνύμου?, Kleitóphōn Aristōnúmou; V secolo a.C.) è stato uno statista, oligarca e intellettuale ateniese.
Il suo coinvolgimento nella politica ateniese contribuì a spianare la strada al governo dei Quattrocento in seguito al colpo di Stato ateniese del 411 a.C.[1] Egli appare anche negli scritti di Platone, e presenta una filosofia di "relativismo normativo radicale" [1] in un breve ruolo in La Repubblica.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Poco si conosce della prima parte della sua vita. La sua partecipazione nella riforma del governo di Atene a seguito della disastrosa spedizione in Sicilia del 413 a.C., fa risalire la sua nascita al 452 a.C. o anche prima, poiché il consiglio assembleare di cui faceva parte era costituito da uomini di età superiore ai quarant'anni.[1] La Costituzione degli Ateniesi attribuita ad Aristotele, cita Clitofonte come uno dei primi sostenitori di un ritorno alla costituzione ancestrale (patrios politeia),[3], un passo decisivo verso l'oligarchia del Quattrocento.[1] L'opera registra anche il suo successivo incarico come ambasciatore a Lisandro nel 404 a.C.,[4] che rappresenta un marchio di un'oligarchia moderata associato con figure come Teramene.
In letteratura
[modifica | modifica wikitesto]Platone descrive Clitofonte come uno stretto collaboratore del sofista e retore Trasimaco e dell'oratore Lisia. Clitofonte assiste quest'ultimo nel Libro 1 di Platone de La Repubblica, postulando un breve ma significativo argomento relativistico secondo cui il vantaggio del più forte è identico a qualunque, il più forte, crede che sia.[1] Nel potenzialmente apocrifo dialogo platonico che porta il suo nome egli appare come uno scontento allievo di Socrate, che egli attacca per l'impraticabilità e la mancanza di conoscenza positiva del metodo socratico.
La commedia di Aristofane associa Clitofonte a Teramene, parodiando i due per la loro incostanza politica ne Le rane.[5]