Camposanto della Misericordia di Siena | |
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Tipo | civile |
Confessione religiosa | cattolica |
Stato attuale | in uso |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Città | Siena |
Costruzione | |
Periodo costruzione | 1840 circa-1875, con aggiunte successive |
Data apertura | 1843 |
Architetto | Alessandro Doveri, Giuseppe Partini |
Mappa di localizzazione | |
Il camposanto della Misericordia di Siena è il cimitero considerato monumentale per le opere d'arte che contiene e deve il suo nome alla locale arciconfraternita della Misericordia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Progettato dall'architetto Lorenzo Doveri sull'area di un demolito convento olivetano fuori Porta Tufi, venne inaugurato nel 1843. Nel 1866 i lavori, rimasti incompiuti alla morte del Doveri, furono affidati a Giuseppe Partini, suo allievo, che curò l'ampliamento del camposanto, concluso nel 1875.
Si tratta di un cimitero esclusivamente cattolico, e fin dalle origini scelto dalle alte cariche e personalità cittadine, a differenza del cimitero del Laterino (comunale), in qualche misura più vicino alle classi meno agiate e considerato più laico.
I più recenti interventi hanno creato corpi aggiunti che, purtroppo, non hanno trovato il giusto equilibrio architettonico con le creazioni ottocentesche.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il nucleo storico del cimitero è impostato su due grandi campi posti su livelli diversi e collegati da una scalinata. Quello superiore, quadrangolare e con al centro un obelisco, è circondato per lo più da cappelle familiari, in cui si trovano alcune delle migliori decorazioni ottocentesche. Quello inferiore è chiuso su due lati da un porticato, in cui si trovano disposte fittamente cappelle gentilizie e sepolture, spesso decorate da sculture, risalenti per lo più all'Ottocento e ai primi quattro decenni del Novecento. Sotto i loggiati corre un'ampia galleria sotterranea, coperta da poderose volte in muratura, dove si trovano altre cappelle e sepolture per lo più storiche; da qui si può accedere anche ai "Voltoni", struttura sotto il campo superiore retta da grandi pilastri sulla terra battuta: si pensa che fosse l'antica cripta del monastero di Monte Oliveto. Il lato sud-ovest del campo inferiore era aperto sul paesaggio, ed è oggi in parte manomesso dall'apertura di nuovi campi di sepoltura e strutture per loculi.
Ai lati dei campi maggiori si trovano le aggiunte del dopoguerra: a sinistra coincide con il nuovo ingresso; a destra le strutture più recenti, tra cui una a più piani attualmente in costruzione (nel 2020).
La ricchezza di testimonianze figurative, pittoriche e plastiche, fanno del camposanto una sorta di antologia della cultura figurativa senese tra Otto e Novecento. Si ricordano: la cappella Franci con affreschi di Pietro Aldi, Cesare Maccari, Amos Cassioli (1887), e con le decorazioni in ferro battuto della Officina Franci; la cappella Bandini Piccolomini con l'affresco di Alessandro Franchi, le sculture di Tito Sarrocchi, di Ezio Trapassi (1871-1960) e di Patrizio Fracassi[1]. Nel camposanto sono conservate opere di Fulvio Corsini (1874-1938), Buoncompagni Sante (notizie dal 1906-1932)[2], Guido Bianconi (1874-notizie fino al 1933)[3], Vico Consorti, Giorgio Bandini (1833-1899), Gaetano Marinelli, Luisa Mussini, Plinio Tammaro (1928-2008). Vi è conservata anche la Pietà di Giovanni Duprè, facente parte del monumento Bichi-Ruspoli, nell'omonima cappella.
La scultura più recente che vi è stata posta è della scultrice Vittoria Marziari nel 2018[4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ angelo della Morte di Fracassi, in Catalogo generale dei Beni Culturali. URL consultato il 4 marzo 2024.
- ^ angelo della Morte di Corsini e Buoncompagni, in Catalogo generale dei Beni Culturali. URL consultato il 4 marzo 2024.
- ^ L'amore coniugale. figura maschile e figura femminile abbracciate, in Catalogo generale dei Beni Culturali, 2006. URL consultato il 4 marzo 2024.
- ^ Una nuova scultura è stata inaugurata al cimitero della Misericordia di Siena, in Arcidiocesi Sina Colle Val d'Elsa Montalcino, 3 maggio 2018. URL consultato il 4 marzo 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Toscana. Guida d'Italia (Guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2003, p.536.
- Tito Sarrocchi 1824-1900, a cura di Marco Pierini, con un album fotografico di Mauro Tozzi, Protagon Editori Toscani, Siena 1999.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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