Chiesa di San Pancrazio | |
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Chiesa di San Pancrazio | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Bergamo |
Indirizzo | Via San Pancrazio, 5 |
Coordinate | 45°42′13.1″N 9°39′52.56″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | San Pancrazio |
Diocesi | Bergamo |
Inizio costruzione | IX secolo |
Completamento | XVI secolo |
La chiesa di San Pancrazio e della Beata Vergine Maria è un luogo di culto cattolico posto nella parte alta della città di Bergamo, con l'ingresso rivolto su piazza San Pancrazio, e la parte laterale in via Gombito. La chiesa dava il nome alla vicinia omonima ed era parrocchiale fino al 1805 diventando sussidiaria della cattedrale di Sant'Alessandro.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Un documento già nel 888 nomina una chiesa e una vicinia di San Pancrazio a Bergamo,[1] grazie alla diffusione della devozione al santo a cui fu dedicata la basilica romana, ampliata poi nel 1280[2], successivamente nel XV secolo (il portale nel 1452) e consacrata il 3 ottobre 1474 dal vescovo Lodovico Donà. La chiesa aveva un'area cimiteriale che si estendeva tutto intorno, così come riportato della relazione da san Carlo Borromeo nella sua visita pastorale del 1575[3].
La riforma del Concilio di Trento e la presenza di artisti sul territorio porteranno a un restauro e ampliamento della chiesa, dal XVII fino al XIX secolo con la costruzione della sagrestia, della torre campanaria che era la torre Bagnati,[4] l'ammodernamento degli altari, e l'ornamento con stucchi su progetto di Giovan Battista Caniana[5].
Nella relazione della vicinia del 28 aprile 1624, dopo l'elezione dei nuovi sindaci alla presenza dell'allora parroco Giovanni Paolo Ambivere, risulta che la chiesa richiedeva un restauro con l'innalzamento e la costruzione della nuova volta a botte:
«[…] esser restorata con nuova fabrica in buona forma in lode e onore della S[ancte] D[omine]M[marie] e di S. Pancrazio. […] secondo il parere de periti et secondo la quantità di denaro che per questa santa opera si potrà dare.»
Il verbale fu approvato all'unanimità e ne venne inviata richiesta al vescovo Federico Corner:
«La chiesa parrocchiale di S. Pancrazio una fra le più antiche di questa città, havendo per ingiuria de tempi, et ruine di fabriche, perso la sua primiera forma et modello, del resto però notabilmente accresciuta, et migliorata (mercè la diligenza di chi governa) così di paramenti et altri suppellettili, come di fabriche, et arrichita di thesori spirituali, è parso all'Università della nostra Vicinanza di volerla resarcire, et restituire nella pristina sua architettura, anci più honorevole et moderna secondo il giudicio di più e periti Architetti, per il qual effetto convocata la radunanza della maggior parte di detti Vicini ha eletto noi inviti, et renitenti per promotori o difensori di detta fabrica quali, con tuttoché intendessimo esser tal impresa per le molte difficoltà disuguale alle nostre deboli forze […] Noi dunque riverendissimi umilmente preghiamo, et suplichiamo Santissima Illustrissima et Reverendissima a nome di detta vicinanza che condescendendo a così giusti loro desideri voglia approvare con la sua autorità, over Decreto, questa sua matura deliberazione concedendoli primieramente facoltà et licenza di demolire a poco a poco non solo il tetto di detta chiesa, il quale va riportato più in alto, ma ancora la muraglia dover per necessità ha bisogno esser rinovata.[…]»
La situazione difficile della chiesa era stata già segnalata dal medesimo vescovo nella sua precedente visita pastorale nella cui relazione veniva indicata la presenza degli altari e delle famiglie che ne avevano il beneficio: altare dedicato ai santi Pietro e Paolo con il giuspatronato della famiglia Albani, quello “nuncupatum orationis” dei fratelli Barbarigo, di santa Caterina d'Alessandria con la famiglia Corteregia e della famiglia Bagnati quello intitolato alla Santissima Trinità, di altri tre altari non risulta indicata l'intitolazione; il battistero era presente sul fondo della navata mentre la parte presbiteriale pare fosse alquanto buia e piccola. Evidente che la chiesa necessitava di adeguamento liturgico secondo la indicazioni del Concilio di Trento.[1]
I lavori furono quindi autorizzati e iniziarono da subito come indicato da Donato Calvi bel 1625.[6] Ma nel 1634 risulta che i lavori di restauro fossero ancora in corso. Importante fu il contributo della famiglia Moroni con Francesco e successivamente i figli Alessandro, Giovanni Antonio e Ambrogio. Viene infatti indicata negli atti del visita pastorale del vescovo Luigi Ruzzini del 1699 la presenza dello stemma Moroni sulla chiave dell'arco trionfale, e nella medesima relazione il vescovo descrive positivamente la nuova aula: in ben longo, e largo caso estesa/a volto […].[4]
Il 22 giugno 1805 fu soppressa la parrocchia e la chiesa divenne sussidiaria della cattedrale di Sant'Alessandro.
Nei primi anni del Novecento venne ridipinta la facciata esterna, rifatta la pavimentazione e dipinta la volta da Giovanni Cavalleri con scene della vita di san Pancrazio. Negli anni Novanta del Novecento la chiesa fu oggetto di un importante restauro da parte della Soprintendenza dei Beni Architettonici di Milano con la ditta Formica.[7] Nel 2010 venne restaurata la volta dopo i danni subiti dal terremoto del 2004[8].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Esterno
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa resta un poco discosta dalla via principale, dove sono presenti antichi negozi e attività in locali storici risalenti al Quattrocento.[4]Il fronte principale a capanna della chiesa si affaccia sull'omonima piazzetta dove domina la piccola fontana di San Pancrazio detta boccio di giacinto del 1549[9][10], mentre quello laterale sulla centrale via del Gombito.
L'ingresso della chiesa ospita il portale trecentesco ad arco ogivale modanato in pietra grigia, terminante nell'ultima parte con due volti d'angelo scolpiti, e con la lunetta dove sono scolpiti nella parte inferiore ad altorilievo san Pancrazio, la Madonna col Bambino, un vescovo benedicente e nella parte superiore l'affresco raffigurante l'immagine della Trinità con Dio Padre che regge Cristo crocifisso e la colomba a simboleggiare la Trinità centrali, e i santi Sebastiano e san Bernardino, laterali datati 1452 durante il vescovato di Giovanni Barozzi.[11]
Sulle parti laterali vi sono due monofore lunettate complete di inferriate e nella parte superiore si apre una finestra circolare.[1]
Interno
[modifica | modifica wikitesto]L'interno a una sola navata, ha cinque cappelle per lato inserite in altrettante campate divise da lesene. Le lesene hanno basamento in pietra arenaria e capitelli corinzi e reggono la trabeazione dalla quale s'imposta la volta a botte.[12]
Le cappelle dell'aula:
Cappella della Madonna in stile neoclassico su disegno di Angelo Cattò del 1830, ha due statue del 1842 opera di Gaetano Manfredini mentre gli stucchi sono di Giovanni Brina.
Cappella dell'Immacolata appartenente dalla famiglia Moroni, ha la pala dell'Immacolata concezione opera di Cristofano Allori, il paliotto dell'altare di Giovan Giacomo Manni.
Cappella della Beata Vergine, documentata già nel 1638 come appartenente alla confraternita del Rosario, con la pala della Vergine col Bambino di Ermanno Stroiffi e i quindici misteri del rosario di Vincenzo Angelo Orelli. A converma vi è la lapide sepolcrare che riporta
«Hecce grati/animi testimonium/erga aloysium Georgium D. Marci proc./et pro ven. rep. terrestris exercitus imper./ob. impetratus huic sacelllo S.S. Rosariii indulg./Io. ANt. Gallitiolus Eiusdem sacelli dominus p./ANNO MDCXXXVII»
Cappella dei Santi Pietro e Paolo ha la pala raffigurante la Vergine col Bambino e santi Pietro e Paolo di Gian Paolo Cavagna.
La Cappella Madonna con Rosario con la pala attribuita a Jacopo Palma il Giovane[13].
Cappella di San Carlo è documentata nella visita pastorale del 1659 con la pala del santo attribuita a Chiara Salmeggia.
Cappella dei diecimila Martiri ha la pala del Crocefisso attribuita al Moroni.[14]
Il presbiterio, rialzato da tre gradini e delimitato dalla balaustra marmorea, ha la cupola ellittica e il grande altare in stile barocco. Il coro absidale, ospita le tele di Antonio Balestra raffiguranti Estasi di santa Teresa d'Avila datata 1715, di Francesco Terzi la Madonna con Bambino in Gloria, mentre la Madonna in trono e santi opera di Jacopino Scipioni, e il coro ligneo.[15].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Chiesa di San Pancrazio <Bergamo>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 19 febbraio 2021.
- ^ dieci chiese di Bergamo da vedere, su bergamopost.it, Bergamopost. URL consultato il 29 luglio 2018.
- ^ Mazzario, p.3.
- ^ a b c OfficinaMazzariol3013.
- ^ San Pancrazio, su architettosironi.it, Architetto Adele Sironi. URL consultato il 2 settembre 2016.
- ^ curatore)Giosuè Bonetti, Matteo Rabaglio Donato Calvi, Delle chiese della diocesi di Bergamo - 1661-1671, 2008, p. 22..
- ^ Mazariol2013, p. 21
- ^ Chiesa di S.Pancrazio, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia beni culturali. URL consultato il 29 luglio 2016.
- ^ Fontana di San Pancrazio, su comune.bergamo.it, comune di Bergamo. URL consultato il 29 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2016).«Le sponde della vasca inferiore furono rifatte a fine 1700, probabilmente in seguito alle dissennate distruzioni provocate dal decreto del marzo 1797 con cui la Municipalità, dominata dai bonapartisti, intimava di distruggere tutti gli stemmi dell'antico dominio veneto»
- ^ Le Fontane di Bergamo, La Rivista di Bergamo, 1913, p. 73.
- ^ Portale di San Pancrazio, su tripadvisor.com, tripadvisor. URL consultato il 29 luglio 2016.
- ^ Mazzariol, p. 6.
- ^ San Pancrazio Bergamo, su chiesedellabergamasca.blogspot.it, Chiese della bergamasca. URL consultato il 29 luglio 2016.
- ^ Mazzariol, p. 25.
- ^ Mazzariol, p 21.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Paolo Mazzaiol, La fabbrica seicentesca della chiesa di S. Pancrazio martire, Bergamo, Atti Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, 2013, ISSN 1724-2347 .
- Gloria Caminiti, La vicinia di S. Pancrazio a Bergamo, Provincia di Bergamo, 1999.
- Paolo Mazzariol, Chiesa di san Pancrazio, Petit museum, ISBN 978-88-96060-82-7.
- Paolo Mazzariol, Incontro augurale della chiesa di S. Patrizio-La fabbrica seicentesca della chiesa di S. Pancrazio martire, in Atti dell'Ateneo di scienze lettere ed arti di Bergamo, Bergamo, Officina dell'ateneo, 2013.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Madonna col Bambino, i santi Proiettizio, Giovanni vescovo, Esteria e Giacomo, con angeli musicanti
- Vicinia di San Pancrazio
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Pancrazio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa di San Pancrazio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.
- Chiesa di San Pancrazio, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
- Chiesa di San Pancrazio su via San Pancrazio (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, IBCAA. URL consultato il 29 luglio 201& (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2016).