Chiesa del Santissimo Salvatore | |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Calabria |
Località | Palmi |
Religione | cattolica |
Titolare | Santissimo Salvatore |
Diocesi | Mileto |
Inizio costruzione | XVI secolo[1] |
Demolizione | Sconosciuta |
La chiesa del Santissimo Salvatore era un luogo di culto cattolico di Palmi, attualmente scomparso.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La Chiesa di «Jesu Christi Salvatoris» destò meraviglia per la sua imponenza a monsignor Marco Antonio Del Tufo, vescovo della Diocesi di Mileto, nella sua visita ex limina, del 25 ottobre 1586, ai luoghi di culto della città. Tale chiesa, ben arredata, sorgeva nel rione omonimo il quale «era contiguo alle mura di Palme» e, al suo interno, aveva sede una Confraternita del Santissimo Salvatore.[2] Nel verbale della Santa Visita del vescovo la chiesa[3] figurava interamente dipinta e decorata con scene del Vecchio Testamento e del Nuovo Testamento.[4] Oltre all'altare maggiore, sul quale vi era un grande quadro in tavola con l'immagine del Salvatore, della Madonna e di San Giovanni Battista,[5] vi erano gli altari dedicati a Santa Lucia[6] ed alla Madonna con i misteri del rosario,[7] a cura dell'omonima congregazione, con sede anch'essa all'interno della chiesa. Difatti a Palmi la «Confraternita del Salterio o della Corona», sotto l'invocazione della Beata Maria Vergine del Rosario, fu istituita nella chiesa del Santo Salvatore, approvata da Roma e confermata nell'anno 1580.[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Data nella quale vi è il più antico atto di esistenza della chiesa.
- ^ I procuratori della confraternita, che nell'altare maggiore aveva la propria sede, da una bolla concessa nell'anno 1502 avevano l'obbligo di pagare ogni anno mezzo rotolo di cera al vescovo di Mileto.
- ^ Retta dal sacerdote Cesare Lazaro, con entrate annuali di 7,80 ducati da sei censi su due case, tre vigne ed un lascito non specificato. Nella chiesa, pavimentata, c'erano le sepolture, l'acquasantiera, le campane «sonanti» e le serrature con le relative chiavi.
- ^ Era «tutta intempiata figurata pintata et dipinta con il testamento vecchio et nuovo attorno a detta intempiatura».
- ^ Sull'altare maggiore, anch'esso consacrato, stava «un quadro in tavola grande con l'Imagine del Salvatore della Mad(onna) S(antissi)ma et di San Gio(vanne) batt(ist)a». L'altare era ornato con tre tovaglie, due candelieri, e l'avantaltare di damasco incarnato figurato. La messa era officiata ogni mercoledì ed ogni domenica. L'arredamento sacro comprendeva nove tovaglie d'altare, un calice con la coppa e la patena d'argento dorato, due avantaltare rossi, uno di damasco ed uno di panno, una croce di legno dorata col velo di damasco rosso, due pianete di tela ed una gialla di damasco con la croce di raso rosso, due camici con gli amitti ed i cingoli, due stole e due manipoli e due campanelle.
- ^ «con l'Imagine pinta al muro» della santa. Tre tovaglie, i candelieri, e l'avantaltare di damasco rosso formavano il corredo di quest'altare, nel quale si celebrava ogni lunedì e venerdì la messa con i 3,00 ducati del legato testamentario della defunta donna Fiorenza e donna Perna Laporta.
- ^ vi era «un quadro della Madonna S(antissi)ma con li misterij del Rosario con colonne a(c)canto fatte di stucco pintate». L'altare, non consacrato, era ornato con tre tovaglie e due candelieri, due angeli di legno dorati, ed un avantaltare di damasco bianco. I sacri arredi comprendevano undici tovaglie d'altare, due candelieri grandi ed un lamiere di bronzo, una pianeta di damasco bianco ed un'altra di tela, due camici con gli amitti ed i cingoli e le stole ed i manipoli, un velo per coprire il quadro, ed un messale vecchio. La rendita era di 4,70 ducati provenienti da tre censi che corrispondevano a tre terreni.
- ^ De Salvo, pag. 200.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio De Salvo, Ricerche e studi storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro, Napoli, Lopresti, 1889.