I Cavari erano una popolazione celtoligure – o più verosimilmente una federazione di popoli – stanziati nel sud-est della Gallia, su un territorio situato al confluente fra la valle del Rodano e della Durance, che includeva le città di Orange (Arausio) ed Avignone (Avenio). In particolare, avevano un oppidum nei pressi dell'odierna Cavaillon, nel Vaucluse, che da loro prese il nome.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo Strabone, i cavari erano alleati di Roma e, nel I secolo, avevano un territorio che si estendeva fino all'Isère e che includeva diversi popoli, come i Segovellauni e forse anche i Tricastini[1].
"Cavari" è considerato un nome di origine gallica che significa "eroi" o "campioni"; probabilmente è legato alla parola caur ("eroe", "campione del guerriero") proveniente dall'irlandese antico e dal gallese cawr ("eroe gigante").
Fra le testimonianze archeologiche attribuite ai cavari, è famosa la statua della Tarasque di Noves che rappresenta una creatura antropofaga, oggi esposta al museo Calvet di Avignone.
Il guado del Maupas (malus passus) ha permesso di attraversare la Durance sin dalla preistoria[2], lasciando una traccia nella memoria collettiva[3]. In effetti, è nei pressi del guado e vicino al cimitero di Noves, che nel 1849 la statua del mostro è stata rinvenuta. La Tarasque è datata fra 50 a.C. e l'inizio del I secolo e testimonia di un'analogia fra la violenza del fiume a Maupas e la ferocia del mostro antropofago[4].
I cavari confinavano con i Salluvi (oppidum d'Entremont a Aix-en-Provence) a sud, gli Albici (nelle terre d'Apt) ed i Voconzi (Luc-en-Diois e Vaison-la-Romaine) a nord.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Strabone, Geografia, IV, 1, 11
- ^ (FR) Ancien Pont de Bonpas, su art-et-histoire.com, Base d'ouvrages en service ou construits au XIXème siècle en France. URL consultato il 10 marzo 2017.
- ^ (FR) Daniel Le Blévec, La part du pauvre: l'assistance dans les pays du Bas-Rhône du XIIe siècle au milieu du XVe siècle, collana Collection de l'École française de Rome, Roma, École française de Rome, 2000, p. 308, ISBN 2728306222.
- ^ (EN) Nancy K. Sandars, Prehistoric Art in Europe, Yale University Press, 1995, pp. 381-382.
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