Caterina Picasso (Genova, 1907 – Genova, 21 agosto 1996) è stata una brigatista italiana.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce nel 1907 da una famiglia contadina. Quasi analfabeta[N 1] e vicina al Partito Comunista Italiano, se ne distanziò nel dopoguerra e aderì alla sinistra extraparlamentare[senza fonte]. Non ebbe figli, e parte della sua vita la passò accanto al marito malato di tubercolosi; quando questo morì, rimase sola. Conobbe Riccardo Dura in seguito ad un annuncio per affittare la propria casa:[1] Dura fu quello che offrì più di tutti. Disse poi di aver trovato il brigatista simpatico e affettuoso.[2]
Il 2 ottobre 1980[3] la DIGOS fece irruzione nella sua casa in via Zella 11/2 a Rivarolo Ligure, ritenuto secondo covo per importanza delle BR dopo quello di via Fracchia, all'interno dell'appartamento la DIGOS trovò un mitra Sterling con cinque caricatori oltre a un centinaio di caricatori, un fucile di precisione, quattro pistole, quattro bombe a mano, due bombe anticarro, un ordigno incendiario, 100 grammi di clorato di potassio, 400 grammi di nitroglicerina, un ciclostile, una macchina da scrivere IBM a testina rotante, una macchina per fabbricare targhe d'auto, apparecchi radio trasmittenti sintonizzati sulle frequenze di carabinieri e polizia, tre milioni di lire in contanti e documenti falsi; inoltre nella sua casa aveva ospitato i brigatisti Riccardo Dura, Fulvia Miglietta, Francesco Lo Bianco e Rocco Micaletto che erano stati coinvolti in varie azioni terroristiche[4].
Condannata a quattro anni di carcere per banda armata alla fine rimase in carcere 2 anni e quattro mesi, scontò la pena nel carcere di Marassi e uscì il 7 maggio 1983[5][6], dalla sua cella espose una rudimentale bandiera rossa cucita con pezzi di stoffa[7].
In seguito venne condannata dalla Corte d'Appello di Milano su rinvio della Cassazione a cinque anni e otto mesi di reclusione e venne nuovamente condotta in carcere, questa volta nel penitenziario milanese di San Vittore, il 25 gennaio 1986; all'anziana non furono concessi gli arresti domiciliari in quanto ritenuta "socialmente pericolosa".[8][9].
Dopo essere tornata a vivere in via Zella, morì sola a 89 anni il 21 agosto 1996 nella casa di riposo Istituto Doria nel quartiere di Struppa. Il funerale si svolse dopo quattro giorni con solo tre persone presenti: due amiche e un lontano cugino[10].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ «Una vecchietta custodiva l'archivio storico», l'Unità, 4 ottobre 1980 (PDF), su archivio.unita.news. URL consultato l'11 gennaio 2023 (archiviato l'11 gennaio 2023).
- ^ https://spazio70.com/societa-e-cultura/facce-da-anni-settanta/riccardo-dura-gli-avevo-preparato-i-funghi-ma-e-morto-caterina-picasso-la-nonna-delle-br/
- ^ «Trovato il più grosso archivio BR», l'Unità, 3 ottobre 1980 (PDF), su archivio.unita.news. URL consultato l'11 gennaio 2023 (archiviato l'11 gennaio 2023).
- ^ Corriere Mercantile, 15 febbraio 2004, pag. 2
- ^ La Stampa, 7 maggio 1983, pag. 7
- ^ La Stampa, 13 maggio 1983, pag. 7
- ^ “Un fiore è sbocciato”
- ^ La Stampa, 25 gennaio 1986, pag. 6
- ^ «Torna in carcere "La nonna delle BR"», Repubblica, 25 gennaio 1986
- ^ MORTA LA NONNINA DELLE BR