Casa del Senato | |
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Il palazzo medievale del Senato affiancato da un moderno edificio | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Torino |
Indirizzo | Largo IV Marzo, 17 |
Coordinate | 45°04′23.2″N 7°40′57.6″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | completato |
Costruzione | XIV secolo / XVI secolo |
Uso | residenziale |
La Casa del Senato, noto anche come Palazzo Longobardo,[1] è un edificio storico di Torino, uno dei pochi di epoca medievale. Situato sul lato meridionale di Largo IV Marzo, è uno degli edifici abitati più antichi della città.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Costruito con molta probabilità su un preesistente edificio pubblico di epoca romana,[2] o comunque con materiale di quell'epoca, si presume sia stato sede dei duchi torinesi durante la dominazione longobarda[3]. In seguito è stato sede della Vicarìa, insieme alla casaforte di Porta Fibellona[4].
Nel corso dei secoli ha subito notevoli rimaneggiamenti e, dagli scavi diretti da Riccardo Brayda nel corso del restauro del 1890, si è potuto constatare che l'edificio era probabilmente dotato di una torre merlata angolare di epoca medievale, oggi scomparsa. A seguito dei danni riportati a causa dei bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale, gli spazi interni sono stati quasi completamente ricostruiti, mantenendo la sola facciata.
Nel 2011, dopo decenni di degrado, il palazzo è nuovamente interessato da un serio progetto di restauro da parte della Soprintendenza ai Beni Architettonici e per il Paesaggio.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Ubicato tra l'antica piazza delle Erbe[5] (oggi piazza Palazzo di Città) e il Duomo, l'edificio sorge nel cuore medievale di Torino, a pochi passi dalla antica Porta Doranea (o Porta Palatina). Dell'impianto originario della costruzione, si possono ancora notare la base in pietra e tracce delle tipiche finestre ogivali, sostituite nel XVI secolo da più ampie finestre a crociera in cotto. Tali elementi architettonici furono riportati alla luce da Riccardo Brayda a fine Ottocento, nell'ambito del progetto di rivalutazione delle antichità della città. L'edificio, con i suoi quattro piani fuori terra, è particolarmente alto per l'epoca a cui risale e questo è un'ulteriore conferma del ruolo istituzionale che ricoprì in epoca medievale e, probabilmente, dell'importanza del precedente edificio romano; il quarto piano, tuttavia, è stato aggiunto in epoca seicentesca. Essendo stato sede della Vicarìa, l'edificio conserva ancora profonde segrete nei tre piani sotterranei, l'ultimo del quale è accessibile soltanto tramite alcune botole. Un graduale decadimento e ulteriori rimaneggiamenti, come ad esempio le aperture al livello stradale, sono stati operati nel corso del Novecento per ospitare locali commerciali oggi dismessi.
Il restauro
[modifica | modifica wikitesto]Dopo decenni di incuria e già gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la Soprintendenza ai Beni Architettonici e per il Paesaggio ha deciso l'intervento di recupero di questo edificio,[6] che rappresenta una delle poche testimonianze medievali della città; il cantiere è stato allestito nel novembre del 2011 e si è concluso nei primi mesi del 2013.
Gli interventi si sono concentrati sul necessario recupero e consolidamento della porzione di facciata cinquecentesca ma è stata realizzata anche una torre in corrispondenza dell'angolo con via Conte Verde, a memoria della precedente torre merlata, ormai scomparsa.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Ad esso si attribuiscono i controversi soggiorni di Carlo Magno nel 773, di Carlo il Calvo, di Lotario nel 947 e addirittura di Federico Barbarossa. Tuttavia, non si hanno documentazioni sull'edificio che confermino con certezza il legame a tali avvenimenti.
- ^ Potrebbe essere stato sede del Prætorioum o di qualche istituzione governativa analoga.
- ^ Tale affermazione troverebbe riscontro nel fatto che nella zona adiacente fino al XVIII secolo sorgeva la chiesa di San Pietro in curte duci (nella corte del duca).
- ^ Secondo gli studi eseguiti da Riccardo Brayda nel 1890, si può affermare che l'edificio fu sede della Vicaria e delle prigioni della città dopo la casaforte di Porta Fibellona, in quanto quest'ultima divenne residenza stabile della corte dei Savoia Acaja.
- ^ Probabile ubicazione del Forum della romana Julia Augusta Taurinorum
- ^ Il progetto del restauro della Casa del Senato è stato illustrato dall'assessore all'Urbanistica Mario Viano, in occasione della riunione della Seconda Commissione consiliare, presieduta da Piera Levi-Montalcini.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Riccardo Brayda, La casa medioevale di via Giacomo Leopardi, in «Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino», 1897, Torino, pp. 14–24
- Cognasso, Storia di Torino, 1934
- Micaela Viglino Davico, Benedetto Riccardo Brayda. Una riproposizione ottocentesca del medioevo, Centro Studi Piemontesi, Torino 1984
- Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984, p. 294
- Maria Teresa Bonardi, Dai catasti al tessuto urbano, in Rinaldo Comba, Rosanna Roccia (a cura di), Torino fra Medioevo e Rinascimento. Dai catasti al paesaggio urbano e rurale, Archivio Storico della Città di Torino, Torino 1993, pp. 55–142
- Giovanni Donato, Immagini del medioevo torinese fra memoria e conservazione, in Rinaldo Comba, Rosanna Roccia (a cura di), Torino fra Medioevo e Rinascimento. Dai catasti al paesaggio urbano e rurale, Archivio Storico della Città di Torino, Torino 1993, pp. 305–365
- 1867-1950 Ricordi d'altri tempi. Immagini di Torino. 83 anni di storia, in «La Stampa», Torino
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Storia di Torino
- Longobardi
- Casaforte degli Acaja
- Casa Broglia
- Casa dei Romagnano
- Ville e palazzi di Torino
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Casa del Senato
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- La "nuova" Casa del Senato [1]
- Museo Torino: Casa del Senato