Il calcolatore elettronico di statistica fu un calcolatore elettronico a valvole per uso didattico e scientifico, costruito tra il 1958 e il 1961 presso l'istituto di Statistica dell'Università degli Studi di Padova.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Tra il 1958 e il 1961 l'istituto di Statistica dell'Università di Padova diretto dal professor Albino Uggè intraprese la costruzione di una macchina calcolatrice che fu realizzata da tre esperti progettisti elettronici: Giorgio Contin, Giuliano Patergnani e Francesco Piva, i quali si ispirarono all'APE(X)C ideato nel 1954 da Andrew D. Booth e da sua moglie Kathleen Britten Booth del Birbeck College di Londra.
Negli stessi anni a Pisa si realizzava la CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana – 1961) preceduta dalla Macchina Ridotta (completata nel 1957).
Il calcolatore seriale di statistica fu realizzato in sede presso il palazzo del Bo a partire dal 1958, fu completato nel 1961 e smantellato circa dieci anni dopo.
Fu finanziato da istituzioni locali: Camera di Commercio di Padova, Cassa di Risparmio di Padova, Istituto Federale della cassa di Risparmio delle Venezie, Unione delle Camere delle Venezie e Unione delle Provincie Venete[1] con un budget piuttosto contenuto.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Come la APE(X)C e molte altre macchine della stessa epoca, faceva uso di una memoria a tamburo magnetico, della capacità di 1024 parole di 32 bit. Il tamburo, ruotando a circa 3000 giri/min forniva anche il segnale di sincronizzazione dei circuiti (clock o orologio di sistema)[1].
I circuiti logici erano a valvole, e i circuiti della unità logico-aritmetica venivano attraversati da un bit alla volta (architettura bit-serial), per cui la macchina è classificabile come calcolatore seriale. Elaborare una intera parola di 32 bit un bit alla volta richiede più tempo che farlo in una volta sola, ma il numero di circuiti richiesti è molto inferiore, riducendo costo e complessità.
La logica di tutto il calcolatore impegnava circa 250 valvole montate su una settantina di tessere (circuiti stampati) di dimensione standard raggruppate 12 alla volta in un telaio[1].
Disponeva di un pannello di controllo sul quale i vari registri erano visibili e potevano essere alterati a mano. In particolare: i contenuti dei due registri aritmetici, quello dell'unità di controllo contenente l'istruzione, e l'indirizzo in esecuzione[1].
Essendo basato sul computer APE(X)C usava il codice macchina concepito da Kathleen Booth e poteva sfruttare i programmi[2] già pronti realizzati per il computer costruito al Birbeck College.
Le periferiche di input/output consistevano in un lettore di nastri perforati e una telescrivente/perforatrice di nastri perforati, entrambe Olivetti.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- K.H.V. BOOTH Programming for an automatic digital calculator, ed. Butterworth –Londra 1958
- A. D. Booth, Automatic digital calculators / by Andrew D. Booth and Kathleen H.V. Booth, 2. ed. London: Butterworths.
- C. Bonfanti. Information Technology in Italy: The Origins and the Early Years (1954 - 1965). In Reflections on the History of Computing: Preserving Memories and *Sharing Stories, a cura di Arthur Tatnall, 320–47. IFIP Advances in Information and Communication Technology. Berlin, Heidelberg: Springer, 2012. https://doi.org/10.1007/978-3-642-33899-1_19.
- M. Agosti, A. Cammozzo, F. Contin and S. Hénin, "Building a Computer at the University of Padua, 1958-1961," in IEEE Annals of the History of Computing, vol. 45, no. 1, pp. 77-85, 1 Jan.-March 2023, doi: 10.1109/MAHC.2022.3233201. https://ieeexplore.ieee.org/document/10076888