1) Gli anni giovanili.
Salvatore Pintacuda nacque a Bagheria il 1° gennaio 1916; era l’ultimo di cinque figli. Suo padre era un impiegato comunale: svolgeva le mansioni di infermiere. Fin da bambino, il piccolo Totò (così l’hanno sempre chiamato in famiglia) fu avviato agli studi musicali: non aveva ancora nove anni quando cominciò a solfeggiare e a suonare il clarinetto nella banda di Bagheria, assieme a musicanti molto più grandi di lui. Studiava con grande diligenza e impegno; un musicante di clarinetto, che abitava vicino alla sua famiglia, in via Leonforte, gli diceva: “Ci vogliono note lunghe”; e le note lunghe risuonavano spesso dentro la loro casa (che non era certo grande, essendo abitata da sette persone). Quando la banda di Bagheria andava a suonare nei paesi vicini in occasione di feste religiose, anche il giovanissimo Totò partiva, col clarinetto e con la sua elegante divisa (acquistati, ovviamente, coi sacrifici economici della sua famiglia, giacché non esisteva alcuna sovvenzione comunale per l’acquisto di divise e strumenti). Suo fratello maggiore, Nino, raccontava sempre un curioso aneddoto. Una volta la banda fu invitata a suonare a Porticello, in occasione dell’annuale festa religiosa. Il palco era stato rizzato nella piazza, non lontano dalla riva del mare. Soffiava un vento fastidioso; ad un tratto una folata di vento fece volar via la partitura che stava sul leggio posto dinanzi al piccolo suonatore. Tutti pensarono che l’incidente avrebbe compromesso l’andamento del pezzo, giacché Totò suonava come primo clarinetto. Ma lui non si smarrì: continuò a suonare tranquillo, come se i suoi occhi seguissero ancora le note musicali scritte sul foglio. Alla fine vi furono battimani, abbracci e fiori in suo onore.
Ma non sarà inopportuno ricordare qualche altra notizia su questa prestigiosa banda, almeno per le nuove generazioni che non hanno mai avuto modo di conoscerla. In quei tempi (anni Venti-Trenta) la banda di Bagheria contava oltre sessanta elementi, ed era il vanto del paese: era composta da molti giovani esecutori, che avevano una grande passione per la musica. Il primo direttore fu il M° Effetto, che vinse una medaglia in un concorso a livello nazionale; suoi successori furono i Maestri Sardo e Fumarola; con quest’ultimo la banda giunse al massimo sviluppo: egli portò il numero degli esecutori a ottanta e chiamò dei solisti bravissimi per le parti principali. Le divise e gli strumenti, come si è accennato, erano a carico dei componenti stessi della banda; bisognava acquistare le mostrine, lo stemma del Comune, il berretto. Solo ai tempi di Fumarola, il Comune sovvenzionò l’acquisto di alcuni strumenti; furono inoltre stipendiati (saltuariamente, pagandoli col denaro raccolto in occasione delle feste) alcuni solisti. Le prove avvenivano nel vecchio teatro ubicato nel vicolo omonimo, nei pressi di Villa Butera.
Tornando al giovane Totò, a quindici anni fu condotto da suo fratello Nino a Partinico, per partecipare a un concorso per “primo clarinetto” nella banda del paese. Quando il M° Intorrella vide quel concorrente così giovane, rimase stupito e diffidente; gli presentò uno spartito con le parole: “Se lo ripassi e poi lo suoni”. Ma Totò non ebbe bisogno di ripassarlo: con gli occhi seguì le note del foglio e cominciò a suonare speditamente; gli si presentò allora un secondo foglio, poi un terzo; sempre più egli suscitava l’ammirazione del M°Intorrella e di alcuni musicanti presenti: L’esito della prova fu ovviamente del tutto favorevole; iniziò allora per Totò un periodo di grandi sacrifici, giacché era costretto a trascorrere la sera del sabato e la domenica a Partinico.
Fin dall’età di undici anni aveva iniziato a frequentare il Conservatorio di Palermo. Viaggiava in treno, spesso accompagnato da sua sorella Giuseppina, che si recava a Palermo per i suoi studi. Dopo la fatica scolastica, tre volte alla settimana (sabato, domenica e lunedì), suonava al cinema, che allora era muto e necessitava quindi di un accompagnamento sonoro da parte di un’orchestrina: la domenica, addirittura, al cinema si teneva uno spettacolo di varietà. Imparò quindi, ben presto, a suonare anche il pianoforte. Nel 1930, a quattordici anni, ottenne la licenza di solfeggio; successivamente ebbe quella di Storia della Musica. A diciassette anni conseguì il diploma di clarinetto col massimo dei voti; in seguito ottenne il diploma di strumentazione per banda e la licenza di periodo inferiore di pianoforte principale. Si iscrisse al corso di composizione, quello del M° Mario Pilati; ottenne così la licenza di periodo medio di composizione. Nel 1939 si diplomò in Musica e Canto.
Si creò intanto a Bagheria, accanto alla banda principale, una piccola banda di ragazzi (tutti inferiori ai vent’anni); in essa il giovane Pintacuda diresse il gruppo degli strumenti a fiato in legno, mentre Giuseppe Sardina si occupò degli ottoni. I giovani musicanti eseguivano composizioni e trascrizioni musicali realizzate appositamente per loro dallo stesso Maestro, suonando nelle feste e sostituendo la banda “grande”. Ormai ventiduenne, Pintacuda , intorno al 1938, fu chiamato da Oreste Girgenti a dirigere la banda del dopolavoro; ma quest’esperienza durò poco, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Quando il M° Pilati, a causa di una malattia, dovette lasciare la sua cattedra di Palermo, i suoi studenti si trovarono molto disorientati: anche Totò dovette prendere la sua grande decisione: quella di andare a completare il corso di composizione a Milano; era un grande sacrificio per lui e per tutta la sua famiglia, ma fu un sacrificio affrontato con grande gioia. A Milano ultimò gli studi al Conservatorio di Milano col Maestro Renzo Bossi, diplomandosi nel 1941. Al suo Maestro, con cui rimase in contatto per anni, dedicò in seguito uno dei suoi libri (intitolato appunto Renzo Bossi).
In quegli anni giovanili compose molti brani; i suoi componimenti Piccola romanza e Marcetta sentimentale furono eseguiti il 13 aprile 1939 alla Radio nazionale, in occasione di un concerto del suo fraterno amico Antonio Trombone.
Partecipò quindi alla seconda guerra mondiale, in zona d’operazioni (in Corsica e in Sardegna). Anche sotto le armi continuò la sua attività musicale, dirigendo la banda musicale del suo reparto.
Dopo la guerra, dal 1946 al 1950 fu critico musicale del “Giornale di Sicilia”; dal ‘48 al ‘50 fu anche critico musicale alla RAI (stazione regionale della Sicilia). I suoi articoli, che spesso uscivano anche sul supplemento domenicale del “Sicilia”, comprendono, oltre che recensioni degli spettacoli musicali palermitani, una serie di aneddoti curiosi legati a insigni musicisti. Qualche titolo:
- “Verdi bocciato. Uno storico esame ed un giudizio troppo frettoloso” (10 giugno 1945) - “Paisiello prende moglie. 1800 ducati che sfumano. Denunce, ricorsi e querele. Le fauste nozze in prigione”(1 luglio 1945) - “Parabola delle canzonette” (19 agosto 1945) - “Quelli del loggione” (7 ottobre 1945) - “Bizzarrie musicali vecchie e nuove” (2 dicembre 1945) - “Piccola storia del jazz” (6 gennaio 1946) - “Grandezza e decadenza del fonografo” (9 giugno 1946) - “Una storia d’amore di Franz Liszt” (8 settembre 1946) - “Fiasco del Mefistofele di Boito” (10 novembre 1946) - “Bellini al monastero di S. Caterina” (24 novembre 1946) - “La notte dell’Innominato. Un poema sinfonico che verdi sognò di scrivere ma non scrisse” (19 gennaio 1947) “Butterfly rinnegata e felice” (16 febbraio 1947)
In quegli anni teneva spesso conferenze musicologiche, nell’ambito dell’attività artistica organizzata dall’Associazione Siciliana “Amici della Musica”. Del 1948 è la sua composizione musicale Tema e variazioni, per flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno e tromba (Edizioni U.T.E.S.), che ebbe diverse esecuzioni pubbliche.
Dal 1948 al 1950 fu insegnante di Storia della Musica e Direttore della Biblioteca al Conservatorio “Bellini” di Palermo. Collaborò al “Catalogo della Esposizione Nazionale dei Conservatori” pubblicato dall’Accademia Nazionale “Cherubini” di Firenze nel 1950, per la biblioteca del conservatorio “Bellini” di Palermo.
Vinse poi, nel 1950, risultando primo a livello nazionale, il concorso per la cattedra di Storia della Musica e direttore della Biblioteca del Liceo Musicale “Paganini” di Genova. Si trasferì dunque nel capoluogo ligure, ove rimase per ventisei anni. Ma a Bagheria veniva sempre in estate, e talora nelle vacanze natalizie; al suo paese fu sempre legato da un amore profondo, acuito ovviamente dalla nostalgia che colpisce inevitabilmente tutti coloro che per i casi della vita devono andare lontano. E a Bagheria il 3 settembre 1952 si sposò, nella Chiesa del Sepolcro, con la prof. Giuseppina Rizzo; il rito nuziale fu officiato da Monsignor Buttitta. Al trattenimento nuziale, a Villa Salerno, parteciparono due orchestre. Gli sposi si stabilirono naturalmente a Genova; e qui, due anni dopo, nacque Mario, il loro unico figlio.
2) Gli anni genovesi (1950-1976)
Dal 1950 al 1976, il M° Pintacuda fu dunque titolare della cattedra di Storia della Musica e direttore della biblioteca al Conservatorio “Paganini” di Genova. Negli anni compresi dal 1964 al 1966 fu anche, ad interim, direttore del Conservatorio di Genova; trattandosi di una nomina provvisoria, mirò soprattutto ad assicurare, con impegno ed equilibrio, il regolare funzionamento didattico e artistico dell’Istituto, dando particolare incremento alle esercitazioni orchestrali e corali e avviando parallelamente l’attività dell’ A.GI.MUS. genovese. In tutti gli anni trascorsi a Genova, ha sempre svolto un’intensa attività di ricerca, in particolare risistemando, riordinando e catalogando i manoscritti e le stampe antiche della Biblioteca del Conservatorio di Genova, che per moltissimi anni erano rimasti accatastati disordinatamente per insufficienza di spazio, di scaffali, di cartelle, di personale e, soprattutto, di buona volontà. Tenne innumerevoli conferenze (sono centinaia gli articoli di giornale che ricordano questi suoi interventi), pubblicò diversi libri.
3) Le conferenze
Tra le numerosissime conversazioni tenute, ricordiamo almeno:
- un ciclo di conferenze di storia della musica presso il circolo di discofili “J. Teo Zilliken” di Genova (1951-1952); - l’inaugurazione dell’attività musicale del Circolo Amici della Musica di Genova (1953 ); un’importante conferenza sul “Cavaliere della Rosa” di Riccardo Strauss , per conto del Centro Universitario Musicale (C.U.M.), nel salone dell’Associazione Italo-Americana (8 aprile 1955); - due conferenze-audizioni su “Origini e sviluppi della sonata”, al C.U.M. (primavera 1957); - una commemorazione ufficiale di Rossini al Conservatorio di Genova, in occasione del centenario della morte (nel 1968); - un ciclo di conferenze su Beethoven a Torino (novembre 1969); - una serata commemorativa in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Puccini al Circolo culturale Quinto (marzo 1974).
Ma moltissime furono soprattutto le conferenze sulla storia musicale genovese; Salvatore Pintacuda divenne sempre più noto e stimato a Genova per la sua opera preziosa di riscoperta di una tradizione musicale pressoché sconosciuta della città ligure, di un insigne passato ignoto agli stessi Genovesi. Basti ricordare, a tale proposito, qualche frase di una delle tante recensioni relative ad una di queste conferenze:
“Palermitano ma genovese d’adozione, il M° Salvatore Pintacuda...ha chiuso l’attività musicale del Lyceum con una conferenza dotta e piacevolissima sul tema: Il teatro S. Agostino e la vita musicale a Genova tra il Settecento e l’Ottocento. Attraverso la parola semplice e chiara del conversatore, che nasconde una profonda cultura sotto un velo di humour, il pubblico ha seguito con vivissimo interesse le notizie sul tema, ampiamente corredate dalle fonti e da cifre che oggi risultano stupefacenti. Un teatro di duemila posti (siamo nel Settecento), 17 novità eseguite in una stagione, una scelta di interpreti di altissimo livello (i migliori del tempo), compositori come Cimarosa che, attratti dalla rispondenza dell’ambiente si fermarono nella ‘mercantilissima’ città a lungo, presentandovi le loro nuove opere. Par di sognare...Altri tempi, altri genovesi davvero” (“Gazzetta del Lunedì”, 28 maggio 1973).
Le caratteristiche costanti di tutti questi suoi interventi sono così definite da Alma Brughera Capaldo, critico del “Corriere Mercantile” di Genova: “La semplicità del Maestro Pintacuda, il suo modo piano e chiaro di esporre, sono quasi sempre in contrasto con la ricchezza delle idee e le notizie interessanti delle sue conversazioni” (27 maggio 1968).
4) Le pubblicazioni
- Già nel 1948 era uscito Origini del melodramma, casa editrice UTES di Palermo; era uno studio sulla nascita dell’opera lirica italiana, che fu accolto con grande favore dalla critica:
“L’accurata documentazione conferma la saldezza della preparazione e la serietà della ricerca, che rendono più pregevole, nella forma e nelle sue finalità, la feconda fatica dell’autore” (“Giornale di Sicilia”, 22 agosto 1948). “E’ un libro piccolo, poche pagine, quasi un opuscolo, ma denso di contenuto e di interesse. Al Pintacuda va data lode, perciò, di essere stato così sobrio come esatto, in questo originale e simpatico studio sulle origini del melodramma” (“L’Osservatore Romano”, 29 ottobre 1948). “Denso di contenuto e di interesse, sa raccogliere in poche pagine quanto è necessario sapere sulle origini dell’opera lirica italiana. Soddisfa lo studioso, il musicista, il dilettante, colui che desidera iniziarsi allo studio della musica” (“Musica e dischi”, novembre 1952).
- Ancor maggiore successo riscosse Acustica musicale, edito prima dalla UTES di Palermo e in seguito, nel 1950, dalla Curci di Milano. Questo testo, a quasi mezzo secolo dalla sua uscita, è ancora adottato ed utilizzato in molti conservatori italiani. Come precisava Renzo Bossi nella prefazione al libro, “Pintacuda spiega con assoluta chiarezza la natura delle leggi acustiche, nonché le fonti dei molteplici effetti fonici, di cui sono suscettibili le numerose e svariate famiglie degli strumenti musicali”.
Il contenuto è ricordato dettagliatamente nella recensione di “Musica e dischi” (novembre 1952): “Una rapida sintesi del ritmo, la produzione e la propagazione del suono, la qualità e i fenomeni dei suoni armonici, delle oscillazioni e dei battimenti. Una classificazione degli strumenti musicali completa il volume, che comprende anche un dizionario dei nomi e dei soggetti riguardanti l’acustica musicale...Chiunque sia amante della musica lo troverà una guida utile e pratica.”
Anche la rivista mensile “Ricordiana” nel n.6-7 del luglio-agosto 1955 ricordava il successo del volume: “Redatto con finalità didattiche, questo libro è giunto in pochissimo tempo alla seconda edizione: segno che la semplicità con la quale è esposto il non facile argomento è stata apprezzata dagli studenti degli istituti musicali...”
- Nel 1955 Salvatore Pintacuda dedicò al suo Maestro, Renzo Bossi, un’opera biografica: Renzo Bossi, casa ed. Gastaldi, Milano. Riportiamo qualche giudizio critico:
“Con la competenza ben nota e riverente amore di discepolo, Salvatore Pintacuda...ha tratteggiato il profilo di Renzo Bossi, non limitandosi ad illustrare l’opera del Maestro quale compositore, direttore d’orchestra, pianista, insegnante, critico musicale, ma completandolo con le attività marginali di poeta e prosatore, il tutto integrato da note biografiche assai particolareggiate... Pintacuda con la minuziosa ed acuta analisi delle più importanti partiture bossiane ha inteso chiarificarne l’evoluzione artistica” (“Corriere della Liguria”, 13 luglio 1955). “Il libro, oltre a essere una guida preziosa per la conoscenza di uno dei nostri più forti ingegni musicali, è scritto con bella varietà di temi, sì che noi incontriamo Renzo Bossi nella intimità familiare e nella tenace opera di didatta, lo vediamo inserito nel mondo musicale italiano di questo primo mezzo secolo con acume di accostamenti e interessanti rievocazioni” (“Il Secolo XIX”, 22 luglio 1955). “Nel libro su Renzo Bossi...il Pintacuda ha saputo raccogliere , e tratteggiare con elegante chiarezza nella significazione essenziale, quanto poteva illuminare la complessa, iridescente personalità del Maestro...Come si vede, un’opera esauriente, compiuta con lungo studio e grande amore, con la quale il Pintacuda ha voluto dare una prova concreta dell’affetto che lo lega al Maestro che lo formò nella eletta disciplina musicale, trasfondendo in lui anche la propria passione umanistica” (“Sicilia del Popolo”, 5 febbraio 1956). “Salvatore Pintacuda ha seguito con accuratezza e coscienziosità la vita e il lavoro del musicista, elencando le opere, tratteggiando la figura morale ed artistica di quest’ultimo erede di una stirpe di musicisti” (Riccardo Allorto, in “Almanacco musicale italiano”, 1956). “E’ una minuziosa, completa esposizione della vita di Renzo Bossi, dettata con amore e fedeltà di discepolo in uno stile sobrio e avvincente; è uno studio sereno, scevro di apologismi o forzature, dell’intera opera bossiana” (“La Provincia”, 6 luglio 1955).
- Dopo anni di studio laborioso e di faticosa ricerca, Salvatore Pintacuda pubblicò Genova - Biblioteca dell’Istituto Musicale Niccolò Paganini (Catalogo del fondo antico), Istituto Editoriale Italiano, Milano 1966. Quest’opera venne a collocarsi come n.4 (e fu la più voluminosa) nella collana di cataloghi e bibliografie (Bibliotheca Musicae) diretta da Claudio Sartori, sotto il patronato del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano. Fu senz’altro la più importante pubblicazione del Maestro, soprattutto perché riportò letteralmente alla luce testimonianze del tutto obliate di un grande passato musicale genovese.
Riportiamo alcune espressioni della recensione apparsa sulla “Rivista Musicale Italiana”:
“(Quest’opera) è quanto di più valido si possa pretendere al fine di smentire il luogo comune così duro da morire della antimusicalità, o, peggio, della amusicalità di Genova, rivelando agli stessi genovesi quanto intensa fosse la vita musicale della loro città e quanto ricco ne fosse il patrimonio, tra gli anni della fioritura trovadorica e l’avvento del prodigio Paganini...Ci voleva il fondo di musiche catalogato dal Pintacuda per dare un tocco definitivo alla ricostruzione storica del passato musicale di Genova, con indicazioni quanto mai significative sul grado di sviluppo artistico e culturale, sui gusti, sulle tendenze, sulle preferenze dei fruitori di un vasto consumo musicale, tanto nelle sfere elevate della popolazione quanto nei ceti inferiori, consumo che si avvaleva senza dubbio di numerose scuole e di ben fornite biblioteche. Insomma Genova era depositaria di una brillante tradizione, non inferiore a quella di altre città italiane considerate sinora tra le più fornite...Ci volevano l’impegno e la pazienza, oltre all’amore e alla competenza, del prof. Salvatore Pintacuda per portare a compimento un così duro lavoro...L’interesse destato all’estero dal catalogo, con continue richieste di microfilm, fa presagire che non poche saranno le scoperte e di cospicuo significato se non, e ci si perdoni l’abusato attributo, sensazionali” (Pietro Berri).
Negli anni genovesi, il Maestro Pintacuda partecipò spesso a convegni internazionali di studi musicologici; nel 1956 fu invitato dal Prof. Erich Schenk a partecipare al Congresso internazionale musicologico di Vienna, in occasione dell’anno commemorativo di Mozart. Il suo nome compare in alcuni importanti dizionari musicali e in alcune Storie della Musica. Compose anche musica da camera e vocale; ricevette lettere e attestati di compiacimento (una lettera della Segreteria di Stato del Vaticano è autografa di Gianbattista Montini, il futuro papa Paolo VI). Fu nominato Accademico effettivo dell’Accademia Musicale Internazionale di Genova. Collaborò inoltre, con articoli e saggi di critica musicale, a quotidiani, riviste ed enciclopedie, come ad es.:
Giornale di Sicilia - Musica d’oggi - Ricordiana - La Scala - Diapason (Milano) - San Carlo (Napoli) - Dizionario biografico degli Italiani (Treccani, Roma) - Enciclopedia Musicale Italiana Ricordi - Enciclopedia “Le Muse” (De Agostini, Novara) - Die Musik in Geschichte und Gegenwart (Kassel) - Grove’s Dictionary of Music and Musicians (Londra).
5) Il rientro in Sicilia e gli ultimi anni (1976-1995)
Rientrato in Sicilia nel 1976, tornò a insegnare al Conservatorio di Palermo dal 1976 al 1987, espletando anche, in alcune occasioni, le mansioni di presidente di commissione d’esami presso vari Conservatori siciliani. Del 1980 è una sua pubblicazione ancora dedicata alla storia musicale genovese: “Il Conservatorio di Musica ‘Niccolò Paganini’ di Genova”, Ed. Sabatelli, Genova 1980. Era la storia dell’Istituto in cui Pintacuda aveva insegnato per tanti anni. Così lo recensì M. Rietmann sul “Secolo XIX”” di Genova (31 luglio 1980): “Non è una cronologia arida. Prende respiro dalla storia della città e delle sue antiche istituzioni, si arricchisce di un’episodica gustosa e di una quantità enorme di notizie...E’ un mondo di 150 anni che Pintacuda, storico scrupoloso e scrittore colorito, ci presenta con i suoi uomini più rappresentativi nei campi dell’arte e dell’amministrazione, con i suoi eventi confortanti e le parentesi ansiose e tristi (la guerra, l’occupazione tedesca, furti di strumenti e vandalismi), con interessanti documentazioni sui maestri che si susseguirono alla direzione della scuola e nelle cattedre. I quadri dell’istituto sono riportati scrupolosamente dalla sua fondazione al 1979”.
Dal 1984 collaborò con l’Associazione Amici della Musica di Bagheria, realizzando diversi cicli di conferenze introduttive ai concerti (fino al 1990). Nella seconda parte di questo volume riportiamo una scelta di passi significativi di queste conversazioni: obiettivo di esse fu sempre la chiarezza e la brevità, considerato il loro carattere essenzialmente informativo e divulgativo.
Andò in pensione nel 1985 e visse gli ultimi anni nella sua carissima Bagheria, sempre attivo e impegnato nello studio e nella ricerca. Il 7 gennaio 1995 si spegneva improvvisamente il M° Antonio Trombone, insigne pianista e compositore palermitano. Proprio in onore del fraterno amico deceduto, il M° Pintacuda tenne la sua ultima conversazione pubblica, commemorandone la figura in occasione della Messa di trigesimo. Era stanco e già provato dalla malattia, ma ancora una volta riuscì con le sue parole a colpire il cuore delle persone che ascoltavano, presentando tanti commoventi ricordi di uno splendido passato. Morì il 19 aprile 1995, lasciando a tutti, familiari, amici, conoscenti, allievi, il ricordo e l’esempio della sua vita.