Introduzione
L’Oasi Laguna del Re, già denominata Valle da Pesca o “Riservetta” di Manfredonia (FG), è una zona umida costiera di 40 ettari, parte del più vasto sistema di zone umide della Capitanata, inclusa nel Parco Nazionale del Gargano, nella ZSC “Zone umide della Capitanata” e nella ZPS “Paludi del Golfo di Manfredonia” .
Rientra nella definizione di “acque di transizione”: corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sono parzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere, ma sostanzialmente influenzati dai flussi di acqua dolce (D.Lgs. 152/06).
È l'unica area del sistema di zone umide sipontine direttamente collegata al mare, costituita da un mosaico di specchi d’acqua, canali e terreni asciutti, tra la strada provinciale delle saline n. 141 e la foce del torrente Candelaro. Al suo interno è presente l’habitat prioritario 1150* “Lagune costiere” con acque lentiche, salmastre, poco profonde e caratterizzate da una notevole variabilità in funzione degli andamenti stagionali per quanto riguarda gli apporti idrici (acque marine od interne), la piovosità, la temperatura (che ne condiziona l’evaporazione) e le maree.
Al suo interno è presente l’habitat prioritario 1150* “Lagune costiere”[1] con acque lentiche, salmastre, poco profonde e caratterizzate da una notevole variabilità in funzione degli andamenti stagionali per quanto riguarda gli apporti idrici (acque marine od interne), la piovosità, la temperatura (che ne condiziona l’evaporazione) e le maree.
Il territorio dell’Oasi Laguna del Re, di proprietà del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, è il prodotto di importanti opere di bonifica avvenute nel secondo dopoguerra che hanno comportato una radicale trasformazione del regime naturale delle acque al fine di recuperare aree da destinare all'agricoltura e all'insediamento umano e che costituiscono tutt’ora uno dei capisaldi del paesaggio costiero pugliese. Ancora oggi svolge un importante ruolo nella regimazione idraulica del comprensorio. Il suo equilibrio idrologico è infatti controllato dalle maree e dall’esercizio dell’idrovora “Siponto” del Consorzio di Bonifica di Capitanata che drena il polder omonimo ed il cui emungimento idrico è finalizzato all’esercizio dell’agricoltura, oggi la principale attività produttiva praticata nelle aree circostanti.
L’Oasi Laguna del Re è idraulicamente e funzionalmente collocata a valle dell’idrovora del Consorzio di Bonifica della Capitanata e pertanto ne costituisce a tutti gli effetti una pertinenza. A partire dal canale emissario alimentato dalle acque sollevate dall’idrovora, si diramano una serie di canali laterali che alimentano gli specchi d’acqua, inframmezzati da alcuni appezzamenti agricoli tutt’ora coltivati. Il collegamento del canale emissario con la foce del torrente Candelaro fa sì che tutta l’area sia interessata, durante l’alta marea, dall’ingresso di acqua marina che si mescola con le acque dolci immesse dall’idrovora, creando un ambiente tipico delle acque di transizione.
La riqualificazione ambientale
Per anni occupata abusivamente, l’Oasi Laguna del Re nasce da un’idea del Centro Studi Naturalistici Onlus, che ha intuito che quel luogo degradato custodiva una memoria di intrinseca bellezza che attendeva di tornare alla luce. L’Oasi è il risultato di un progetto LIFE Natura finanziato dall’Unione europea promosso e realizzato dalla Regione Puglia, dal Consorzio di Bonifica di Capitanata e dal Centro Studi Naturalistici stesso. In seguito alla demolizione di numerosi manufatti abusivi ed alla rimozione di muri, recinzioni e cancelli che erano stati installati al fine di occupare illecitamente l'area, sono stati effettuati i lavori per la rifunzionalizzazione idraulica della laguna. Essi sono consistiti nella riapertura di canali, scavo di valli, apposizione di organi di regolazione dell'afflusso e deflusso delle acque in modo da consentire la circolazione e il ricambio idrico e ricreare il tipico ambiente di transizione pugliese, con l’alternanza di aree allagate e di terreni asciutti anche ad uso agricolo. Oggi l’Oasi è anche un’importante nursery naturale per gli avannotti di molte specie di pesci.
Per promuoverne la fruizione sono stati realizzati un centro visitatori (ristrutturando un vecchio fabbricato rurale), un capanno e altane in legno per il birdwatching, una passerella che attraversa la laguna e diversi sentieri percorribili anche in bicicletta e a cavallo. I canali e le nuove valli della laguna sono stati progettati, oltre che per favorire una maggiore biodiversità (attraverso variazioni di pendenze del terreno e variando l’altezza dell’acqua nelle vasche da pochi centimetri a oltre un metro e mezzo) anche per poter essere navigabili con barchini a fondo piatto e canoe.
Un tempo conosciuta con il nome di Riservetta, grazie a un sondaggio promosso insieme ad una nota testata locale, ilSipontino.net, è stata rinominata “Oasi Laguna del Re”, evocando il forte legame storico tra il re Manfredi di Hohenstaufen e i cittadini di Manfredonia, città fondata proprio da Manfredi.
Come altre zone umide sipontine che si trovano sulle rotte di migrazione tra Europa ed Africa, l’Oasi Laguna del Re è un ambiente ideale per la nidificazione, sosta e svernamento degli uccelli.
Gli interventi di ripristino stanno favorendo la colonizzazione delle tipiche specie di uccelli che frequentano le zone umide adriatiche, a partire dagli aironi come l’Airone cenerino (Ardea cinerea), l’Airone bianco maggiore (Ardea alba), la Garzetta (Egretta garzetta), l’Airone rosso (Ardea purpurea), l’Airone guardabuoi (Bubulcus ibis), la Nitticora (Nycticorax nycticorax), il Tarabusino (Ixobrychus minutus), il Tarabuso (Botaurus stellaris), e finendo agli anatidi come il Fistione turco (Netta rufina) e la Moretta tabaccata (Aythya nyroca).
Anche la Lontra (Lutra lutra), specie protetta tipica dei fiumi e delle zone umide, ha colonizzato l’Oasi, segnale chiaro dell’importanza strategica delle paludi del Golfo di Manfredonia per la tutela della biodiversità su scala nazionale.
Ora l’Oasi Laguna del Re è un’attrattiva per tutti, con i suoi suggestivi specchi d’acqua, i prati, i piccoli orti dal sapore antico che nel loro insieme regalano incantevoli giochi di luci, soprattutto all’imbrunire.
La gestione dell’Oasi oggi
Il Centro Studi Naturalistici, grazie ad una apposita convenzione con il Consorzio di Bonifica della Capitanata ed operando in network con altre associazioni locali, gestisce l’Oasi con l’obiettivo di giungere ad un modello che sia sostenibile e non generi conflitti socio-economici nei riguardi di differenti categorie di “stakeholder”.
La strategia di gestione si basa su tre pilastri che comprendono diversi ambiti di intervento:
1) UOMO E NATURA
a. Conservazione della biodiversità
2) UOMO E SOSTENIBILITA’
a. Fornitura di beni e servizi
b. Agricoltura rigenerativa
3) UOMO E CULTURA
a. Attività ricreative e benessere
b. Conoscenza, educazione e ricerca
c. Governance
Per le sue caratteristiche, l'Oasi Laguna del Re fornisce uno stimolo sempre attivo nonché un punto di riferimento imprescindibile per azioni di conservazione della biodiversità, buone pratiche di agricoltura rigenerativa ed attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale.
È in atto una proficua collaborazione con l’Università di Foggia – Dipartimento DAFNE – per attuare una pianificazione e progettazione sistemica mirata ad obiettivi di sostenibilità, sia a breve che a lungo termine, approfondendo il quadro conoscitivo con indagini complementari su diverse matrici ambientali in un processo di progressiva integrazione temporale e spaziale[1].
In questo contesto sono in corso diverse attività di ricerca:
· valutazione della percezione, da parte di diversi portatori di interesse, dei servizi ecosistemici in una zona umida in un contesto di ruralità diffusa, per dimostrare che è possibile, sullo stesso territorio, conciliare più attività umane, tra cui la fruizione naturalistica, preservando il patrimonio naturale;
· analisi agronomico-ambientale delle limitazioni ed opportunità di attività colturali mediante monitoraggi della qualità delle acque e dei suoli, della copertura vegetale, attraverso indicatori di telerilevamento per discriminare lo stato della vegetazione naturale e agricola e loro relazioni fenologiche, della vegetazione spontanea con potenzialità alimurgiche e valutazioni sperimentali di varietà orticole locali;
· realizzazione di piccoli campi agricoli sperimentali (coltivando alofite in consociazione, così da definire un sistema agricolo riconducibile al modello High Nature-Value Farmland (HNVF), un sistema di ruralità capace di conferire al paesaggio un aspetto a mosaico, ideale per assicurare la connettività ecologica e la diversità degli habitat valorizzando i servizi ecosistemici;
· creazione dei presupposti per realizzare un “orto-foresta”, ossia una “food forest”, un sistema integrato di consociazione di piante arboree, arbustive ed erbacee, prevalentemente a carattere edule, disposte su differenti piani verticali di vegetazione, capaci d’interagire sinergicamente fra loro a costituire una formazione agraria complessa, tendenzialmente autonoma, a ridotti input agrotecnici ed in assenza di apporti chimici di sintesi, per riattivare i cicli produttivi attraverso un modello agricolo rispettoso dell’ambiente, generoso nel riuscire a convivere con la ricca biodiversità di un’area umida ad alto valore naturalistico.
Infine, per promuoverne la fruizione, sono in atto collaborazioni con operatori del settore tra cui alcune ONG come Fare Natura, DauniaTur e WWF Foggia, finalizzate al confronto delle esperienze, alla concertazione e progettazione degli interventi e delle risorse disponibili.
La costituzione di questa rete locale si sta dimostrando strategica per conseguire la massima efficacia ed un pieno sviluppo delle diverse attività, nel rispetto della specificità di ciascun Ente e Associazione.
[1] Cammerino et al. 2024
[1] http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione=69