Il caso Bac è un fatto di cronaca francese avvenuto nel 1954 a Saint-Ouen-sur-Seine, dove una giovane coppia di genitori, Claude e Ginette Bac, fu condannata dalla Corte d'Assise del dipartimento della Senna alla pena di sette anni di reclusione con l'accusa di aver lasciato morire di stenti la loro quarta figlia, Danielle Bac.
Durante il processo, i periti che visitarono Ginette, evidenziarono alcuni aspetti critici della giovane madre quali la stanchezza, le gravidanze ravvicinate e una lieve disabilità da cui era affetta: tali condizioni furono riconosciute dal tribunale come circostanze attenuanti [1].
Una figura importante che testimoniò in favore dei coniugi Bac fu Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé, ginecologa e attivista che lottava per la legalizzazione dell'aborto e la diffusione dei metodi contraccettivi, vietati dalla legge del 1920. Grazie alla sua testimonianza, la pena di Claude e Ginette venne ridotta da sette a due anni di reclusione. Il caso giudiziari divenne per Weill-Hallé un punto focale nella sua lotta: ella utilizzò la vicenda per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della contraccezione e, col sostegno di una campagna mediatica condotta dal giornalista Jacques Derogy, l'8 marzo 1956 fondò assieme alla sociologa Évelyne Sullerot e ad altre donne dell'alta borghesia, reclutate tramite la rete di Benjamin Weill-Hallé, l'associazione Maternité Heureuse (nome scelto per cautela, con cui sostituirono il nome iniziale di Maternité Volontaire) che divenne in seguito il Mouvement pour le Planning Familial [2][3][4][5].
Fatti
[modifica | modifica wikitesto]Ginette Bac era affetta da una paralisi congenita al braccio destro che non le permetteva di sollevarlo e la sua mano presentava una deformità: a causa di questa disabilità e della fatica che comportavano le numerose gravidanze ravvicinate, divenne per lei sempre più difficile riuscire a prendersi cura dei figli e mantenere un ambiente domestico pulito e ordinato: l'appartamento dei Bac si trovava difatti in condizioni deplorevoli; dopo la nascita della terzogenita Solange, nata il 12 maggio 1951, una delle camere divenne un ripostiglio dove si accumularono pannolini sporchi e fu necessario chiuderla posizionando un mobile davanti alla porta. Nel febbraio 1952, i genitori di Claude, Jules e Léonie Bac, fecero visita alla famiglia e rimasero sconvolti dalla sporcizia che regnava in casa; i due coniugi rimproverarono aspramente Ginette e presero con sé la nipote Solange, che andò a vivere con i nonni per un pò di tempo. Ginette inoltre, era solita ad affidare i due figli maggiori Christian e Jacques, nati rispettivamente il 23 settembre 1948 e il 15 novembre 1949, a sua madre Germaine Malvêtu, le cui visite tuttavia si fecero sempre più rare.
Morte di Danielle Bac
A peggiorare la situazione fu un'inaspettata gravidanza: Ginette rimase incinta per la quarta volta e Claude dal canto suo, si assentava spesso da casa per lavorare e cercare di sostenre la famiglia, lasciando così che tutte le responsabilità della cura dei figli e della casa ricadessero sulla moglie. Sempre più distanti, il loro rapporto era diventato molto conflittuale, portandoli a litigare frequentemente; Claude inoltre intrattenne una relazione extra-coniugale: sarà la madre, Léonie Bac, ad intimargli di porvi fine e di aiutare Ginette a ripristinare l'ordine e la pulizia nella loro abitazione, ormai infestata dalle pulci.
Il 3 luglio 1952 nacque Danielle Bac, la quarta figlia di Claude e Ginette. Al momento della nascita, la neonata presentava la stessa menomazione della madre, probabilmente a causa di un trauma fisico durante la nascita che l'aveva resa inferma, con un braccio paralizzato e una mano contorta.
Nei giorni che seguirono il parto, Ginette cadde in una profonda depressione; il peggioramento della situazione non sfuggì a Léonie che, nell'ottobre 1952 segnalò la situazione ad un'amica di professione assistente sociale, la quale, recatasi in visita presso i Bac constatò lo stato di incuria in cui si trovava l'abitazione. In seguito alla sua visita, le cose sembrarono migliorare per un periodo di tempo e Claude si impegnò ad aiutare la moglie nella gestione dei compiti domestici. Tuttavia, questo miglioramento non durò a lungo; mentre quest'ultimo era completamente assorbito dal lavoro fuori casa, Ginette faticava ad occuparsi dei quattro figli piccoli: la donna tendeva ad accumulare la loro biancheria sporca invece di lavarla, comprandone della nuova, inoltre, contrasse molti debiti con i negozi, rimborsati in parte dagli assegni familiari.
Ad allarmare Léonie fu anche lo stato di salute della nipote Danielle; Ginette l'aveva rassicurata dicendole che la bambina fosse stata visitata presso l'ospedale di Bretonneau e che avrebbe dovuto sottoporsi ad un trattamento medico. In realtà, Ginette non fece seguire alcun trattamento alla figlia perché assentandosi, non avrebbe avuto nessuno a cui affidare gli altri figli.
Quando nel dicembre 1953 l'assistente sociale tornò dai Bac, si trovò impossibilitata a svolgere la visita in quanto Ginette non le aprì la porta. Tornò il mese successivo; durante la visita non notò nessuna anomalia, ma, allo stesso tempo non vide neanche la piccola Danielle[6]. All'inizio dello stesso anno, Ginette si era accorta di essere nuovamente incinta, mentre il suo atteggiamento verso Danielle era diventato sempre più negligente: la madre non nutriva più a sufficienza la figlia, le cambiava di rado i veestiti e non provvedeva alla sua igiene. Il 2 febbraio 1953, Léonie, notando il peggioramento delle condizioni della casa e lo stato di trascuratezza dei nipoti, rimproverò i genitori e prese di nuovo con sé la nipote Solange. Nei giorni seguenti, allertò i servizi sociali per segnalare loro la situazione, ma questi non la credettero, pensando che si trattasse soltanto di un conflitto familiare.
Il 24 febbraio 1953, alle ore 8:00 del mattino, Ginette notò che Daniella non dava segni di vita. Sconvolta, chiamò in soccorso un'amica e, senza avvisare né il medico né i vigili del fuoco, le due donne si recarono al municipio di Saint-Ouen per dichiarare il decesso della piccola. Solo in seguito, riferirono l'accaduto a Claude e sua madre Léonie.
Georges Dauvergne, il commissario di polizia che constatò la morte della neonata, che all'epoca dei fatti aveva otto mesi, notò quanto fosse magra: fu proprio lui a farlo notare a Claude che, apparentemente, non si era accorto di nulla, non vedendo da tempo il corpo nudo della figlia. Il medico legale rilevò che la bambina misurava 62 centimetri, sottolineandone l'eccessiva magrezza e riferì inoltre che sul corpo di Danielle erano presenti «numerosissime vescicole in via di essiccamento», senza traccia di violenza.
l'arresto e il primo processo
[modifica | modifica wikitesto]Il giorno seguente, 25 febbraio 1953, Claude e Ginette Bac furono arrestati presso il loro domicilio con l'accusa di «negligenza genitoriale». Claude venne trasferito nel carcere di Fresnes mentre Ginette nel carcere femminile La Petite Roquette, al 19°arrondissement di Parigi[7]. I figli della coppia vennero affidati alla famiglia dei due coniugi.
Il 4 marzo dello stesso anno Odile Flory, giovane e brillante avvocatessa di 25 anni, fu incaricata dal giudice istruttore J.-H. Bertin di difendere Ginette Bac mentre la difesa di Claude Bac venne affidata all'avvocato Jacques Cammas.
Paul Gouriou, neuropsichiatra e Léon Derobert, professore associato di medicina legale e anti-abortista, esaminarono Ginette, la quale lamentava un affaticamento dovuto alla gravidanza; trovandosi in disaccordo sulla diagnosi, i due medici decisero di interpellare un terzo specialista, Pierre Lantejoul, professore di clinica ostetrica. Il 14 maggio 1953, i medici consegnarono il loro rapporto in cui evidenziarono la loro preoccupazione per le gravidanze ravvicinate di Ginette, che descrissero come "leggermente ritardata", sottolineando lo stato depressivo della donna di cui le stesse gravidanze ne erano state la causa; secondo i medici difatti, tale condizione avrebbero ridimensionato in parte la responsabilità di Ginette nei fatti che le furono contestati; queste attenuanti giocarono un ruolo fondamentale nella riduzione della pena[8].
Successivamente, Ginette Bac fu trasferita nella prigione di Fresnes e posta in isolamento nell'infermeria, dove restò sotto osservazione. L' 11 settembre 1953 diede alla luce una bambina, Claudine. Il parto si svolse senza alcuna complicazione e l'atteggiamento di Ginette verso la neonata fu ben diverso da come si era posta con Danielle; ella si prese sin da subito cura dela figlia, allattandola al seno. Il 30 novembre 1953, Ginette e Claudine vennero trasferite dall'infermeria ad un'area della prigione riservata alle madri e i loro bambini. Durante l'istruttoria, i magistrati incolparono Claude per le gravidanze ravvicinate della moglie, nonostante la contraccezione fosse vietata per legge. Gli avvocati dei due coniugi riuscirono a far ottenere ai loro assistiti la libertà provvisoria, mettendo in evidenza l'atteggiamento di cura che Ginette mostrava nei confronti di Claudine, facendo anche leva sul bisogno di riunire la famiglia. Il 17 e il 27 febbraio 1954 ai coniugi Bac venne concessa la libertà per alcuni mesi fino all'inizio del processo[9].
Il 4 e il 5 giugno 1954, Claude e Ginette Bac furono processati dalla Corte d'Assise del dipartimento della Senna per omicidio preterintenzionale. Al processo furono presenti le madri degli imputati,Germaine Malvêtu e Léonie Bac,Georges Dauvergne, i medici che avevano visitato Ginette e due assistenti sociali[10]. Jules Bac non fu presente al processo del figlio; l'uomo si trovava in condizioni di salute precarie ed era quasi paralizzato, morì a Saint-Ouen nel febbraio 1955. L'avvocato generale Charles Raphaël, concentrò il suo atto d'accusa sulla difesa della moralità familiare, chiedendo che Ginette e Claude venissero condannati a cinque anni di reclusione e non ai lavori forzati. Odile Flory e George Baurain, gli avvocati difensori della coppia, fecero leva su alcuni fattori quali la negligenza dei servizi sociali, la condizione di povertà e la carenza socio-culturale in cui si trovava la famiglia Bac. La giuria riconobbe le circostanze attenuanti, condannando ciascuno dei coniugi alla stessa pena di sette anni di reclusione; a Claude venne inoltre revocata la patria potestà[11].
Quando Claude e Ginette tornarono in carcere,i figli furono nuovamente affidati ai nonni. I due avvocati ricorsero immediatamente alla Corte di cassazione per vizi formali e vinsero la causa: la sentenza fu annullata con con un'ordinanza emessa il 16 marzo 1955. Ginette dovette separarsi da Claudine, che aveva ormai compiuto 18 mesi e poteva essere adottata; ella chiese di poter affidare la figlia alla zia Eugénie, moglie di Georges Malvêtu; i servizi sociali sottolinearono la premura dimostrata dai coniugi Malvêtu verso la nipote Ginette e la richiesta di quest'ultima venne accettata.[12].
Mentre Claude rimase nel carcere di Fresnes, il 14 aprile 1955 Ginette fu trasferita presso la Maison centrale de Haguenau, dove lavorò assieme alle altre detenute. Il 26 aprile, Germaine Malvêtu riuscì a fare visita alla figlia, nonostante il lungo viaggio e i complessi passaggi burocratici che dovette affrontare. Il 24 maggio a Ginette fu notificato l'annullamento della prima sentenza e, due giorni dopo venne trasferita presso la prigione di Versailles, in quanto il nuovo processo si sarebbe svolto il 7 luglio 1955, presso la Corte d'Assise di Seine-et-Oise.
Il caso giudiziario ebbe una grande risonanza mediatica, finendo sulle prime pagine di tutte le principali testate giornalistiche francesi quali Le Parisien, Combat, France-Soir, Le Monde. L'opinione pubblica stava diventando sempre più sensibile al tema della contraccezione; il nuovo processo contro Ginette e Claude Bac rappresentò allo stesso tempo un processo contro la legge del 1920 che poibiva l'aborto e la contraccezione [13].
Secondo processo
[modifica | modifica wikitesto]Germaine Malvêtu e Léonie Bac vennero a testimoniare per la seconda volta, ciascuna difese i propri figli, incolpandosi a vicenda. Il commissario di polizia Georges Dauvergne descrisse ancora una volta le condizioni di sporcizia e trascuratezza in cui l'appartamento era stato trovato e il deplorevole stato di salute di Danielle Bac. La testimonianza dello psichiatra Paul Gouriou si incentrò sulla difesa di Ginette, esprimendo il rammarico per non averla fatta ricoverare in un reparto psichiatrico al momento del primo processo; egli affermò: «Se fosse stata ricca, non c'è dubbio che sarebbe stata curata e mandata in una casa di cura. Ma poiché era la moglie di un operaio, non ci ci siamo presi abbastanza cura di lei».
Grazie all'enorme risonanza mediatica che riscosse il caso, la ginecologa e attivista Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé venne a conoscenza della vicenda giuridiziaria e successivamente decise di contattare l'avvocatessa Odile Flory.
Nel marzo 1955, Weill-Hallé tenne una conferenza all'Académie des Sciences Morales et Politiques[14] dove parlò dell'importanza del controllo delle nascite, analizzando il caso dei coniugi Bac[15].
Secondo quanto riportò il quotidiano Le Parisien, nella sua testimonianza al processo, Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé riprese le questioni affrontate nella sua conferenza, sottolineando le possibili ripercussioni negative che le numerose gravidanze ravvicinate possono avere sullo stato psicofisico della madre. Anche il quotidiano France-Soir descrisse l'analisi di Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé; la ginecologa aveva iniziato con l'osservare lo stato di stanchezza dell'imputata, conseguenza delle numerose gravidanze ravvicinate, per poi descrivere l'esistenza, in diversi paesi stranieri di consultori familiari per giovani coppie, aventi lo scopo di far riflettere sull'importanza di una maternità desiderata (alludendo all'importanza della contraccezione). Nel discorso di Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé vi era una critica implicita contro la legge francese del 1920, che vietava la propaganda della contraccezione, mantenendo così le coppie nella più totale[16] ignoranza[17]. La strategia difensiva adottata da Odile Flory, divenuta avvocatessa difensore di entrambi i due coniugi, si concentrò sulla disabilità di Ginette e la negligenza da parte sia dei servizi sociali che della coppia stessa.
La giuria, composta da cinque uomini e una donna, dichiarò Ginette e Claude Bac «colpevoli di aver causato involontariamente la morte della loro figlia Danielle, per ignoranza, imprudenza, disattenzione e negligenza, tra il 1952 e il 1953, a Saint-Ouen». Venne quindi esclusa qualsiasi intenzione omicida o abusante. I due coniugi vennero condannati a due anni di reclusione, periodo che corrispose al tempo di detenzione già scontato in precedenza. La sera del 7 luglio1955, marito e moglie poterono tornare in libertà e lasciare la Corte d'Assise[18].
Claude e Ginette tornarono a Saint-Ouen[19] e nel 1966 ebbero un sesto figlio, Bernard [20].
Claude Bac morì il 17 agosto 1991 a Créteil mentre Ginette ebbe ancora un altro figlio, Marc Heberih (1962-1991) con il compagno Boudjema Heberih[21]. Morì il 25 gennaio 2009 a Sevran e venne sepolta nel cimitero municipale di Saint-Ouen[22].
Il caso giudiziario dei Bac venne utilizzato da Marie-André Lagroua Weill-Hallé per ribadire la necessità di autorizzare la contraccezione. Una situazione simile avverrà con il processo di Bobigny, nel 1972, il quale permise all'avvocatessa e attivista Gisèle Halimi di mettere in luce la lotta per l'IVG; tra i due casi, il secondo fu quello che riscosse una maggiore risonanaza mediatica[23].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Paris, 2020.
- ^ Bibia Pavard e Annette Wieviorka,, Ne nous libérez pas, on s'en charge, Parigi, La Découverte, 3 settembre.
- ^ Bibia Pavard, Du Birth Control au Planning familial (1955-1960): un transfert militant, in Histoire@Politique, vol. 18, DOI:10.3917/hp.018.0162, ISSN 1954-3670 .
- ^ Histoire de la pilule, Passés Composés, 2022, p. 72-74, DOI:10.3917/paco.chopi.2022.01, ISBN 978-2-37933-664-5.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuilª ed., Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuilª ed., Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil, Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuil,, Parigi, 2020.
- ^ Jean-Yves le Naour e Catherine Valenti, Histoire de l'avortement: XIXe-XXe siècle, Seuil, 7 marzo.
- ^ Janine Mossuz, La régulation des naissances: les aspects politiques du débat, in Revue française de science politique, pp. 913-939.
- ^ Bibia Pavard, Florence Rochefort e Michelle Zancarini-Fournel, Ne nous libérez pas, on s'en charge - Une histoire des féminismes de 1789 à nos jours: Une histoire des féministes de 1798 à nos jours, Parigi, LA DECOUVERTE, 27 agosto.
- ^ Jean-Yves le Naour e Catherine Valenti, Histoire de l'avortement: XIXe-XXe siècle, Parigi, Seuil, 7 marzo.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuilª ed., Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuilª ed., Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuilª ed., Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Parigi, Éditions du Seuil, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka,, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuiª ed., Parigi, 2020.
- ^ Danièle Voldman e Annette Wieviorka, Tristes grossesses: L'affaire des époux Bac, 1953-1956, Éditions du Seuilª ed., Parigi, 2020.
Vedi anche
[modifica | modifica wikitesto]Testi contemporanei dal caso Bac
[modifica | modifica wikitesto]- Marie-André Lagroua Weill-Hallé, Le contrôle des naissances et la loi française de 1920, in La Semaine médicale, supplément de la Semaine des Hôpitaux..
- Marie-André Lagroua Weill-Hallé, Considérations sur la "maternité volontaire", in Revue des Travaux de l'Académie des Sciences morales et politiques et Compte rendus de séances, 1955..
- Jacques Derogy, Des enfants malgré nous, Éditions de Minuit, 1956, pp. 255.
Studi storici
[modifica | modifica wikitesto]- Bibia Pavard, Si je veux, quand je veux, Presses universitaires de Rennes, 2012, pp. 358, ISBN 9782753520264..
- Tristes grossesses, Histoire, Éditions du Seuil, 2020, pp. 153, ISBN 978-2-7578-8427-0..
Articoli correlati
[modifica | modifica wikitesto]- Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé
- Movimento francese per la pianificazione familiare
- Jacques Derogy