I Casaburo sono una famiglia nobile, Signori del Feudo della Codola e Nobili di Cava, che fiorisce nella città di Cava dei Tirreni nell'attuale Provincia di Salerno.
Origine della famiglia
[modifica | modifica wikitesto]Le prime tracce della famiglia Casaburo[1] possono essere fatte risalire, secondo la descrizione di Francesco Pansa nel suo testo "Istoria dell'antica Repubblica di Amalfi e delle sue Città" al XIV secolo, nel testo infatti si evince che la famiglia Casaburo della Cava proveniva dalla città di Cava dei Tirreni ed era già presente nelle città di Amalfi e Maiori già prima del 1374.
Secondo la descrizione di Ottavio Beltrano del Regno di Napoli e delle sue dodici province, la famiglia Casaburo si sviluppò ulteriormente all'inizio del XV secolo nel territorio di Cava dei Tirreni e nel Principato Citra.
[2]Nel 1486 Cesare Casaburo, stimato medico, venne annoverato per volontà di Ferdinando I di Napoli e Alfonso II di Napoli, tra i Medici della Casa Reale con uno stipendio di duecento scudi l'anno e durante la sua attività di Medico divenne così caro ai Regnanti che decisero di fargli dono della Bagliva di Trani.[3]
Con lettere patenti del 1488 Ferdinando I di Napoli concesse a Giovanni Antonio Casaburo[4] il titolo di Signore del Feudo della Codola, nelle vicinanze di San Giorgio in Principato Citra, quest'ultimo avendo preso in moglie una discendente della famiglia Spina Staibano, che erano Nobili di Maiori, chiese nel 1540 al Principe Ferrante Sanseverino di poter obbligare i propri beni per ragioni dotali, il Principe acconsentì a tale richiesta ed onorò entrambi con il titolo di Nobili.[5]
Vincenzo Casaburo, figlio di Giovanni Antonio, nei primi anni del 1500 fu creato da Giovanni d'Aragona Consigliere presso il Governatorato del Duca di Amalfi. Sempre nel 1488 Francesco Casaburo divenne Commissario Generale in Calabria per volere di Ferdinando I di Napoli, con ampi diritti sulla raccolta della seta, inoltre gli fu concesso dal Re il titolo di Nobile e di Magnifico. Alessandro Casaburo, fratello di Francesco Casaburo, divenne prima dottore in legge per poi successivamente dedicarsi alla vita Religiosa entrando nell'Ordine Francescano con il nome di frà Crisostomo. Orazio Casaburo, figlio di Francesco, per volontà di Filippo IV divenne Regio Doganiere della città di Bari. Nel 1582 frà Tommaso de Curtis[6], che discende per linea femminile dalla famiglia Casaburo, avendo presentato prove nobiliari venne ricevuto nel Sovrano Militare Ordine di Malta come professo. Nel 1618 Vincenzo Casaburo fu creato auditore della Regia Udienza di Lucera. Il primo luglio 1637 a Fulvio Casaburo, sposato con Donna Margherita Urries, viene dedicata una novella da parte di Giovanni Antonio Farina. Tommaso Casaburo risulta ascritto alla Confraternita di S. Anna e Luca[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La famiglia Casaburo era presente ad Amalfi già da prima del 1374 "Die 18.Maii 1374 (...) Cafaburo de Cava Habitatoris Amalphie (...)" (da Istoria dell'Antica Repubblica di Amalfi, Francesco Pansa, 1724, pag. 143)
- ^ Cesare Casaburo della Cava, Regio Consigliere, Medico, e Protochirurgo citato nell'Esecut. 11. 1486.a 94. fol. 91 nel grande Arch. della R.C. (da Biblioteca Napoletana et Happarato agli Homini Illustri in Lettere di Napoli, Niccolò Toppi, 1678, pag. 63)
- ^ Ferdinando I di Napoli e Alfonso II scelgono Cesare Casaburo come Medico della Casa Reale con uno stipendio di duecento scudi l'anno e gli donano la Bagliva di Trani "In Reg. exeq.10 fol.57 Cesare il quale datosi allo studio della Medicina, s'approfittò tanto che, prese le insegne del Dottorato e divenne famoso in quella scienza, onde da Ferdinando I. e Alfonso II. fu annoverato tra Medici della Casa Reale con provvigione di duecento scudi l'anno, porto egli in quello carico con molta sua lode, e perciò divenne caro a menzionati Re, da quali ottenne in dono la Bagliva di Trani sua vita durante" (da Breve Descrittione del Regno di Napoli Diviso in dodici Province, Ottavio Beltrano, 1640, pagine 189 e 190 e da Dialoghi Morali dove si detestano le usanze non buone, di questo corrotto secolo, Giuseppe Campanile, Napoli, 1666, pag. 4)
- ^ Giovanni Antonio Casaburo riceve il feudo della Codola da Ferdinando I di Napoli nel 1488 "Patente di Fer.I 1488. a c.9 Gio. Antonio Signor del Feudo della Codola, nelle pertinenze di San Giorgio in Principato Citra" (da Breve Descrittione del Regno di Napoli Diviso in dodici Province, Ottavio Beltrano, 1640, pagine 189 e 190)
- ^ Giovanni Antonio Casaburo chiede al Principe Ferrante Sanseverino, ultimo Principe di Salerno, di poter obbligare il Feudo della Codola per ragioni dotali, avendo preso in sposa una discendente della famiglia Spina Staibano "il quale essendo suffeudatario di Ferrante Sanseverino Principe di Salerno, e habendo presa per moglie Spina Staibano nobile della città di Maiori, dimanda l'assenso a detto Principe nel 1540 di poter obbligare detto suo feudo per le ragioni dotali di detta sua novella sposa, per il che il Principe honorandoli entrambi con il titolo di Nobile" (da Breve Descrittione del Regno di Napoli Diviso in dodici Province, Ottavio Beltrano, 1640, pagine 189 e 190)
- ^ "La Vostra Casa ha sempre vissuto decorosamente Nobile, e ne fan testimonianza le prove di Malta di frà Tomaso de Curtis discendente da genitrice della vostra Famiglia" (da Dialoghi Morali dove si detestano le usanze non buone, di questo corrotto secolo, Giuseppe Campanile, Napoli, 1666, pag. 4)
- ^ Napoli Nobilissima, Rivista di Topografia ed Arte Napoletana, Vol. 7, Napoli, 1898.
- ^ Poiché le carte sono andate perdute per i vari spostamenti di sede, rimane un solo volume con le antiche regole, nessun accenno all'Accademia e un elenco dei Confratelli dalla Fondazione al 1728 a cui risulta ascritto Tommaso Casaburo dal 1705[7].
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Pansa, Istoria dell'Antica Repubblica di Amalfi, Napoli, 1724, pag. 143
- Francesco Fiorentino, Giornale Napoletano di filosofia e lettere, scienze morali e politiche, Volume II, Napoli, 1875, pag. 430
- Ottavio Beltrano, Breve Descrittione del Regno di Napoli Diviso in dodici Province, Napoli, 1640, pag. 189-190
- Berardo Candida-Gonzaga, Memorie delle famiglie Nobili delle Province Meridionali d'Italia, Volume V, Napoli, 1879, pag. 92
- Niccolò Toppi, Biblioteca Napoletana et apparato agli Huomini Illustri in Lettere di Napoli, Napoli, 1678, pag. 63
- Giuseppe Campanile, Dialoghi Morali dove si detestano le usanze non buone, di questo corrotto secolo, Napoli, 1666, pag. da 1 a 5
- Napoli Nobilissima, Rivista di Topografia ed Arte Napoletana, Napoli, 1898, Vol. VII