Black Moses album in studio | |
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Artista | Isaac Hayes |
Pubblicazione | Novembre 1971 |
Dischi | 2 |
Tracce | 14 |
Genere | Rhythm and blues Funk Soul |
Etichetta | Enterprise/Stax |
Produttore | Isaac Hayes |
Arrangiamenti | Isaac Hayes, Johnny Allen, Dale Warren |
Registrazione | Stax Records, Memphis marzo-ottobre 1971 |
Copertina | Joel Brodsky |
Isaac Hayes - cronologia | |
Recensione | Giudizio |
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AllMusic | [1] |
Clash | (favorevole)[2] |
Paste | 88/100[3] |
Pitchfork | 8.7/10[4] |
Record Collector | [2] |
Rolling Stone | (sfavorevole) 1972[5] |
Rolling Stone | (2008)[2] |
Spin | 9/10[6] |
Uncut | [7] |
Black Moses è un doppio album del musicista statunitense Isaac Hayes, pubblicato nel 1971 dalla Enterprise Records, etichetta sussidiaria della Stax Records. Si tratta del quinto lavoro consecutivo di Hayes a raggiungere il primo posto nella classifica Billboard R&B album, restandoci per 7 settimane consecutive nel 1972.
L'album è prodotto dallo stesso interprete, che cura gli arrangiamenti insieme a Johnny Allen e Dale Warren.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Black Moses include una reinterpretazione da parte di Hayes del singolo Never Can Say Goodbye dei Jackson 5. La versione di Hayes divenne anch'essa un successo da classifica, raggiungendo la posizione numero 22 nella Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. L'album raggiunse la vetta della classifica Billboard R&B il 15 gennaio 1972. Oltre a Never Can Say Goodbye, anche altri brani inclusi in Black Moses sono cover di canzoni rese popolari da altri artisti quali Carpenters ((They Long to Be) Close to You), Toussaint McCall (Nothing Takes the Place of You), The Friends of Distinction (Going in Circles), Dionne Warwick (I'll Never Fall in Love Again), e Little Johnny Taylor (Part Time Love). Tuttavia, nonostante le molte reinterpretazioni di brani altrui, Hayes definì Black Moses uno dei suoi lavori più personali.[8]
Il titolo dell'album deriva dal soprannome che il dirigente della Stax Dino Woodward aveva dato a Hayes, dopo aver paragonato gli effetti della sua musica sul pubblico nero alla leadership della figura biblica di Mosè.[8] L'allora profondamente religioso Hayes aborriva tale soprannome, ritenendolo "sacrilego",[9] sebbene il giornalista Chester Higgins avesse reso popolare il soprannome "Black Moses" in un articolo scritto sulla rivista Jet. Alla fine, Hayes finì con il ritenere il nomignolo "Black Moses" come un simbolo dell'orgoglio nero: «Gli uomini neri potrebbero finalmente alzarsi in piedi ed essere uomini perché ecco arrivare Black Moses; è l'epitome della mascolinità nera. Le catene che una volta rappresentavano la schiavitù ora possono essere un segno di potere e forza, sessualità e virilità.[8]»
Fu di Larry Shaw, capo del reparto marketing della Stax, a proporre l'idea di intitolare l'album Black Moses.[8] Egli ideò anche, con l'assistenza del membro dei Bar-Kays Ron Gordon, il design per la copertina interna apribile dell'album con un poster di Hayes, vestito con abiti di ispirazione biblica in veste di "Mosè nero".[8]
Tracce
[modifica | modifica wikitesto]- Lato A
- Never Can Say Goodbye
- (They Long to Be) Close to You
- Nothing Takes the Place of You
- Man's Temptation
- Lato B
- Never Gonna Give You Up
- Medley
- Ike's Rap II
- Help Me Love
- Need to Belong to Someone
- Good Love
- Lato C
- Medley
- Ike's Rap III
- Your Love Is So Doggone Good
- For the Good Times
- I'll Never Fall in Love Again
- Lato D
- Part-Time Love
- Medley
- Ike's Rap IV
- A Brand New Me
- Going in Circles
Formazione
[modifica | modifica wikitesto]- Isaac Hayes - voce solista e cori
- "Hot", "Buttered" & "Soul": cori
- The Bar-Kays, strumentazione in: (They Long to Be) Close to You e Going in Circles
- Strumentazione: The Isaac Hayes Movement:
- Piano, vibrafono, organo, pianoforte elettrico - Isaac Hayes
- Basso - Ronnie Hudson
- Bonghi, conga - Gary Jones
- Batteria, tamburello - Willie Hall
- Pianoforte elettrico - Lester Snell
- Chitarra - Charles "Skip" Pitts
- Pianoforte - Sidney Kirk
Classifiche settimanali
[modifica | modifica wikitesto]Classifica (1972) | Posizione massima |
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Stati Uniti[10] | 10 |
US R&B Albums[11] | 1 |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Planer, Lindsey (3 marzo 2008). Review: Black Moses Archiviato il 29 dicembre 2011 in Internet Archive.. Allmusic.
- ^ a b c Product notes – Black Moses. Muze.
- ^ Columnist (2 aprile 2009). Review: Black Moses Archiviato il 26 marzo 2016 in Internet Archive.. Paste.
- ^ Deusner, Stephen M. (4 marzo 2009). Review: Black Moses Archiviato il 20 novembre 2018 in Internet Archive.. Pitchfork (sito web).
- ^ Gersten, Russell (20 gennaio 1972). Review: Black Moses. Rolling Stone.
- ^ Hultkrans, Andrew (maggio 2009). "Review: Black Moses". Spin: 95.
- ^ Spencer, Neil (March 2009). Review: Black Moses. Uncut.
- ^ a b c d e Bowman (1997), p.237–240
- ^ Morgan Neville, Robert Gordon, and Mark Crosby [directors, writers, producers], Great Performances - Respect Yourself: The Stax Records Story, New York, Tremolo Productions, Concord Music Group, Thirteen/WNET New York, 2007.
- ^ (EN) Billboard 200 Archiviato il 19 novembre 2018 in Internet Archive., billboard.com.
- ^ (EN) Top R&B/Hip-Hop Albums Archiviato il 19 novembre 2018 in Internet Archive., billboard.com.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Black Moses, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Black Moses, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.