Battaglia di Trezzo sull'Adda parte della Guerra d'Italia del 1521-1526 | |||
---|---|---|---|
Data | 2 ottobre 1523 | ||
Luogo | tra Trezzo sull'Adda e Vaprio d'Adda | ||
Esito | Vittoria imperiale | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
| |||
Effettivi | |||
| |||
Perdite | |||
| |||
Voci di battaglie presenti su Teknopedia | |||
La battaglia di Trezzo sull'Adda fu un episodio militare minore che si verificò il 2 ottobre 1523 nei pressi dell'omonimo borgo. Un convoglio di carri contenenti farina scortato dalle truppe milanesi fu assaltato da alcune squadre di cavalieri francesi che dopo averlo inseguito a Vaprio d'Adda, caddero nell'imboscata tesa da Giovanni delle Bande Nere.
Antefatti
[modifica | modifica wikitesto]All'inizio del settembre del 1523 un nuovo esercito francese guidato dal Bonnivet scese in Italia con l'obiettivo di riconquistare il Ducato di Milano, perso definitivamente l'anno precedente (eccetto alcuni castelli e piazzeforti) in seguito alla disfatta subita alla battaglia della Bicocca. Già il 14 del mese i francesi riuscirono a passare il Ticino, cogliendo impreparato Prospero Colonna, generale dell'esercito imperiale che, non volendo rischiare una battaglia campale, decise di ritirarsi a Milano e far presidiare Pavia dal de Leyva. Questo comportò la resa delle città di Alessandria, Tortona e Novara nei giorni successivi. Il 19 settembre il Bonnivet si accampò a San Cristoforo sul Naviglio[1] e pose l'assedio a Milano. Nei giorni successivi la cavalleria francese si impegnò a deviare il corso del Naviglio Grande e del Naviglio Martesana in modo da impedire la macinazione dei cereali e distrusse i mulini attorno alla città per cercare di favorirne la sua resa per fame. Malgrado le devastazioni dei francesi, la città disponeva di ampie riserve di cibo, vino, biada e altre vettovaglie che le avrebbero permesso di sfamare i suoi 100-150.000 abitanti oltre ai circa 14.000 uomini che la presidiavano e a migliaia di cavalli anche in assenza di rifornimenti.
L'esercito francese, che verso fine settembre contava dai 12.000 ai 15.000 uomini ed era accampato a Chiaravalle, poteva bloccare quasi tutte le vettovaglie provenienti da Pavia e Lodi che facevano il loro ingresso in città attraverso Porta Ticinese e Porta Romana e sperare di intercettare una parte di quelle provenienti dalle altre quattro porte maggiori grazie al controllo di Monza e alle continue azioni di rapina da parte della cavalleria.
Francesco II Sforza e il Colonna ordinarono ai borghi della Martesana, della Brianza e del comasco di macinare quanto più frumento possibile per prepararsi a rifornire la città e inviarono nel contado i cavalleggeri di Giovanni delle Bande Nere per contrastare le scorrerie francesi.[2]
Battaglia
[modifica | modifica wikitesto]Il 1 ottobre, avendo appreso che i milanesi avevano intenzione di far entrare in città il frumento macinato a Trezzo sull'Adda, i francesi tentarono di assaltare il borgo che però riuscì a resistere grazie alle buone fortificazioni; sulla via del ritorno lasciarono 80 lance di cavalieri guidate da Bernabò Visconti nei pressi di Cassano d'Adda per tendere un'imboscata alla scorta del convoglio che di lì a poco sarebbe uscito dalla città. Il giorno stesso Giovanni delle Bande Nere uscì da Milano al seguito di 200 cavalieri pesanti, 300 cavalleggeri, 500 archibugieri e 500 fanti diretto a Trezzo. Giunto nei pressi del borgo, lasciò gli archibugieri in agguato nei boschi attorno a Vaprio d'Adda poiché aveva appreso i movimenti del nemico. La mattina successiva le truppe del condottiero uscirono da Trezzo scortando un convoglio di carri contenenti cento moggi di farina[3] e si diressero lungo la strada per Vaprio. Come Giovanni aveva previsto, i cavalieri di Bernabò cercarono di assaltare il convoglio che deviò verso i boschi dove erano appostati gli archibugieri. Gran parte dei francesi, colti di sorpresa dall'agguato, caddero uccisi dai colpi d'archibugio e oltre duecento furono catturati. Bernabò Visconti venne ferito durante lo scontro.[4]
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]La sera del 2 ottobre la condotta di Giovanni delle Bande Nere entrò trionfalmente a Milano da Porta Orientale seguita dai carriaggi e dai prigionieri. Fu accolta dal Duca in persona e da una folla festante. I francesi per rappresaglia uccisero tutti i prigionieri che avevano catturato sino a quel momento durante la campagna.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marin Sanudo, Diarii, 34, 35, Rinaldo Fulin, 1892.