Autoritratto alla spinetta è un dipinto di Lavinia Fontana, firmato e datato 1577[1].
Autoritratto alla spinetta | |
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Autore | Lavinia Fontanna |
Data | 1577 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 27×23,8 cm |
Ubicazione | Accademia di San Luca, Roma[2] |
Storia e descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Questo autoritratto si trovava nella collezione di Luisa Ferroni Bondelmonte, a Firenze; passò poi nelle mani della principessa Matilde Bonaparte, a Parigii e pervenne quindi nella collezione del conte Giuseppe Primoli (per i familiari Gégé), a Roma. Fu successivamente donato all'Accademia di San Luca da Giulio Navone (1853-1949).[3]
L'autoritratto fu dipinto da Lavinia Fontana per donarlo a Saverio Zappi, suo futuro cognato: ella infatti sposò nel 1577 Giovan Paolo Zappi, appartenente a una nobile famiglia di Imola. Il dono fu inviato in occasione della proposta di matrimonio, che fu celebrato il 13 febbraio 1577. Ne fa fede una lettera dello stesso Saverio Zappi, in cui egli attesta di possederlo.[4]
Questo autoritratto dunque rappresenta un modo "strategico" per rappresentare se stessa, in vista del matrimonio.[5]
Sullo sfondo si nota una servente che porge un libro di musica, aperto. In lontananza, accanto alla finestra da cui entra un raggio di luce, c'è il cavalletto. La giovane ha una elaborata pettinatura, indossa un abito di damasco rosa e porta i suoi gioielli. La futura sposa dipinge se stessa come persona conforme agli ideali di fanciulla ben educata e ben istruita, piena di domestiche virtù, come aveva raccomandato Baldassarre Castiglione nel suo trattato Il Cortegiano, edito nel 1528.[6]
Secondo gli insegnamenti del libro di Plinio il Vecchio Naturalis Historia, ripresi da Boccaccio in De mulieribus claris,[7] una donna doveva presentarsi casta al matrimonio e avvolta dalla protezione paterna. Lavinia, donna virtuosa, ma anche pittrice e musicista, si presentava quindi in un dipinto - secondo la teorizzazione corrente al suo tempo, poi ripresa dal cardinale Gabriele Paleotti in Discorso intorno alle imagini sacre et profane, edito nel 1582[8] - come una giovane donna onorata, sensibile alla musica e all'arte, curata nella persona e ben elevata.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ LAVINIA VIRGO PROSPERI FONTANAE FILIA EX SPECULO IMMAGINEM ORIS SUI EXPRESSIT ANNO MDLXXVII. Lavinia, vergine, figlia di Prospero Fontana, attraverso uno specchio dipinse la sua immagine.
- ^ Inventario n. 743
- ^ Cantaro, pp. 72-74.
- ^ Galli, p. 17-23, 107-09 e doc. 2.
- ^ a b Italian women, p. 136.
- ^ Ghirardi, pp. 37-51.
- ^ Giovanni Boccaccio, De mulieribus claris, Milano, Mondadori, 1970, SBN MIL0103423. A cura di Vittorio Zaccaria.
- ^ Gabriele Paleotti, Discorso intorno alle imagini sacre et profane, Sala Bolognese, Forni, 1990, SBN BVE0041300. Ristampa anastatica, con premessa di Paolo Prodi.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Romeo Galli (a cura di), Lavinia Fontana pittrice: 1552-1614, Imola, Galeati, 1940, SBN UBO0985948.
- Maria Teresa Cantaro, Lavinia Fontana bolognese: "pittora" singolare, 1552-1614, Milano, Jandi Sapi, 1989, SBN RAV0083578.
- Angela Ghirardi, Lavinia Fontana, 1552-1614, a cura di Vera Fortunati, Milano, Electa, 1994, pp. 37-51, SBN VEA0068949.
- (EN) Italian women artists from Renaissance to Baroque, Milano, Skira, 2007, SBN VEA0702687.