Audacter calumniare, semper aliquid haeret, cioè «Calunnia senza timore: qualcosa rimane sempre attaccato».
Questa sentenza è citata da Francesco Bacone (da De dignitate et augmentis scientiarum, 8,2,34) ed è un'applicazione della persistenza e immortalità della vox populi, ancorché costituita di mera calunnia, e dell'impossibilità che essa perisca completamente.
La sua origine sarebbe un passo di Plutarco (da Quomodo adulator ab amico internoscatur, 65d) riferito a Medio di Larissa, un adulatore di Alessandro Magno (e, secondo una tradizione, organizzatore del banchetto in cui il sovrano macedone sarebbe stato avvelenato):
«Fuit is Medius chori Adulatorum qui Alexandrum cingebat veluti princeps, et sophistarum summus praestantissimis impositus: jubebat autem suos audacter calumnias jacere iisque mordere alios, docens, tametsi admorsus ulcus sanarit, tamen calumniae cicatricem mansuram[1].»
«Questo Medio era più o meno il capo del coro di adulatori che circondava Alessandro e il corifeo dei migliori sofisti. Ordinava ai suoi di attaccare e mordere audacemente gli altri con le calunnie, insegnando che se anche la ferita del morso guarisce, la cicatrice della calunnia rimane.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Testo originale in greco antico: «ἦν δ᾽ ὁ Μήδιος τοῦ περὶ τὸν Ἀλέξανδρον χοροῦ τῶν κολάκων οἷον ἔξαρχος καὶ σοφιστὴς κορυφαῖος ἐπὶ τοὺς ἀρίστους συντεταγμένος. ἐκέλευεν οὖν θαρροῦντας ἅπτεσθαι καὶ δάκνειν, ταῖς διαβολαῖς, διδάσκων ὅτι, κἂν θεραπεύσῃ τὸ ἕλκος ὁ δεδηγμένος, ἡ οὐλὴ μενεῖ τῆς διαβολῆς».
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Renzo Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, BUR, Dizionari Rizzoli, 1991.