In archeologia, un attingitoio è un recipiente simile a un mestolo o un secchio dotato di un manico, che veniva utilizzato per attingere l'acqua o altri liquidi.[1]
Il termine è particolarmente impiegato per riferirsi a utensili dell'età neolitica, come quelli ritrovati nei siti archeologici di Chassey-le-Camp e di Thapsos, ma anche a utensili impiegati nell'antica Grecia (con un uso più generico dei termini ciato e kyathos) e nell'Antica Roma (per indicare ad esempio il simpulum).[1]
Numerosi attingitoi si ritrovano nei musei di tutto il mondo.
-
Attingitoio etrusco, con manico a forma umana, del 610-590 a.C. circa, proveniente da Pitigliano, Valle Rodeta. Coll. Museo archeologico di Firenze
-
Attingitoio in bucchero, del 600-550 a.C. circa, conservato al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia
-
Attingitoio greco con sileni che vendemmiano, coll. Museo nazionale cerite
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Luciano Laurinsisch, Attingitoio, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930. URL consultato il 6 giugno 2024.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Luciano Laurinsisch, attingitoio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- attingitóio, su sapere.it, De Agostini.