Gli Atti slavi di Pietro sono un testo apocrifo del Nuovo Testamento, giunto a noi soltanto in lingua slava ecclesiastica. Fu scritto tra il X e il XII secolo, e contiene anche motivi tratti da altri apocrifi biblici.
Non va confuso con altri testi dei quali abbiamo una versione anche in slavo ecclesiastico: il Martirio e la Disputatio cum Simone Mago (Disputa con Simone Mago), tratti dagli Atti di Pietro.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Narra del viaggio di San Pietro apostolo a Roma su esortazione di un fanciullo, che poi acquista dal capitano di una nave. Giunti a destinazione un nobile romano compra il bambino e lo porta da un maestro, il quale viene presto ridotto al silenzio dal fanciullo in quanto si dimostra più sapiente di lui[1]. In seguito il bambino compie altri prodigi. Quando Pietro viene arrestato il fanciullo redarguisce l'imperatore Nerone, quindi viene ammanettato sull'orecchio dal consigliere Catone che all'improvviso muore fulminato[1]. Dopo l'arresto di Pietro avvengono fatti straordinari che fanno convertire un gran numero di Romani. Perciò Nerone, furibondo, ordina di uccidere Pietro, che viene crocifisso a testa in giù. Il bambino, che è presente, rivela di essere Gesù. Da testa, seno, mani e ginocchia di Pietro i chiodi cadono per terra e Pietro, dopo aver pregato per i suoi uccisori, si trasforma in un fantasma.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Luigi Moraldi (a cura di), Tutti gli Apocrifi del Nuovo Testamento, Vol. II, Casale Monferrato, Piemme, 1999, ISBN 88-384-4559-1