Antonio Mattei (Prato, 1820 – Prato, 1885) è stato un pasticciere italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato nel 1820 a Prato, divenne fornaio e pasticcere e nel 1858 fondò la ditta "Antonio Mattei biscottificio". Il 29 settembre dello stesso anno inizia la produzione di biscotti e cantucci,[1] che all'epoca non indicavano i tipici dolci toscani ma delle fette biscottate con anice[2]. I prodotti del forno vennero premiati all'esposizione Italiana di Firenze del 1862, a Torino nel 1863 e all'Esposizione universale di Parigi nel 1867. Successivamente, grazie al pasticcere, si diffonderanno anche quelli fatti con le mandorle. La ricetta dei frollini è stata recuperata da Mattei da una ricetta settecentesca.[2]
Anche l'invenzione della torta mantovana è data ad Antonio Mattei. Si narra che nel 1875 due suore di Mantova viaggiarono in pelligrinaggio verso Roma ed ospitate da Mattei, donarono, in segno di ringraziamento, la ricetta del dolce[3].
Muore nel 1885, lasciando l'attività al figlio che, nel 1908, la passerà alla famiglia Pandolfini, che tuttora gestisce il biscottificio.
Premi e riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Per la sua creazione, ha ricevuto in vita diversi riconoscimenti tra cui una medaglia al merito alla prima Esposizione Nazionale del 1861, organizzata a Firenze; l'anno successivo riceve un premio alla Grande esposizione di Londra e nel 1867 alla Esposizione universale di Parigi. Inoltre, ha ricevuto riconoscimenti a Vienna e Philadelphia[1]. Pellegrino Artusi ne tesse le lodi ne La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene per la sua onestà e industriosità. Anche lo scrittore tedesco Hermann Hesse ha elogiato i biscotti pratesi[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Prato – visita al biscottificio Antonio Mattei, ruberry.it, 29 luglio 2017. URL consultato il 1º maggio 2018.
- ^ a b c Antonio Mattei, su 150.comune.prato.it, comune.prato.it. URL consultato il 1º maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2016).
- ^ Maria Cristina De Montemayor, Monica Baldi, Dolcezze d'Italia, 2003. URL consultato il 1º maggio 2018.