Andrea Brenta | |
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Nascita | Varenna, 3 gennaio 1813 |
Morte | Como, 11 aprile 1849 |
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Andrea Brenta (Varenna, 3 gennaio 1813 – Como, 11 aprile 1849) è stato un patriota e condottiero italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo aver trascorso la giovinezza a Varenna, nel 1831 si trasferì in Val d'Intelvi, dove con l'aiuto della moglie Lucia e del padre Giacomo divenne il gestore di un'osteria detta "De l'uselino", che ben presto divenne un ricetto di insurrezionisti.[1]
Eroe della prima guerra di indipendenza italiana, combatté con Garibaldi e con l'esercito piemontese nella battaglia di Custoza[1], e partecipò alla liberazione di Como, della Valtellina e della Val d'Intelvi. Con Mazzini a Lugano guidò la insurrezione della Val d'Intelvi nella primavera 1848 in cui respinse l'attacco dell'esercito austriaco a Cavrano (Dizzasco) proteggendo così la valle da rappresaglie, massacri e saccheggi. Ma la rivolta popolare capeggiata dal Brenta e mal condotta dal generale D'Apice si risolse tragicamente: a ricordo è una lapide in Comune di Dizzasco di cui segue il testo:
«Fallita la rivoluzione lombarda - eroica riscossa tentavano nell'ottobre 1848 - in nome del popolo - Andrea Brenta e commilitoni - valligiani esuli profughi ungheresi - l'associazione comense dei reduci e cittadini - il 14 aprile 1879 - anniversario trentesimo - martirio generosi insorti - spenti a Camerlata da fucile croato - questo ricordo inaugura - esempio ai nepoti d'amor patrio - segno di fratellanza fra gli oppressi - gloria di queste Termopili Vall'Intelvesi - 14-4-1935»
La notte fra il 7 e 8 aprile 1849 Andrea Brenta fu tradito: l'osteria "Fuin"[N 1] ove si trovava a Casasco d'Intelvi[2] venne circondata dagli austriaci e il Brenta fu catturato assieme ai compagni Andrea Andreetti e Giovanbattista Vittori e quindi imprigionato a Bassone, vicino a di Como, dove condannato a morte insieme ai suoi commilitoni. L'11 aprile 1849 fu fucilato da un plotone di esecuzione austriaco davanti alla Basilica di San Carpoforo, morì gridando: "Viva l'Italia e i miei nove figli" o "Viva l'Italia, i miei figli mi vendicheranno"[N 2]. Venne seppellito in una fossa comune nel vicino cimitero del Baradello, dove il suo corpo fu riesumato 11 anni dopo per essere trasferito con gli onori nel cimitero maggiore di Como.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Esplicative
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografiche
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Bartolini, I segreti del Lago [...], p. 54.
- ^ Bartolini, I segreti del Lago [...], p. 56.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Vittorio Adami, Andrea Brenta da Varenna, Como, Arti Grafiche Bari, 1924.
- Franco Bartolini, Lario nascosto, Edizione Editoriale, Como, 2006.
- Rinaldo Caddeo, Andrea Brenta. In: Epistolario di Carlo Cattaneo. Gaspero Barbèra Editore, Firenze 1949, pp. 331, 332, 479.
- Armanda Capeder, L'uomo dei due laghi, vita straordinaria di Andrea Brenta, patriota. Lecco, Periplo Edizioni, 1996, ISBN 88-86113-33-1
- Giovanni Casaura (a cura di), Andrea Brenta Patriota comasco del Risorgimento, Villalba di Guidonia, Aletti editore, 2011.
- Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Bruno Di Porto, BRENTA, Andrea, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 14, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.