Aldo Del Monte | |
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Nascita | Montefiorito, 30 gennaio 1894 |
Morte | Sciogguà-Sciogguì, 13 gennaio 1936 |
Cause della morte | Ferite riportate in combattimento |
Luogo di sepoltura | Cimitero cattolico di Asmara |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Artiglieria |
Corpo | Alpini |
Grado | Maggiore in s.p.e. |
Guerre | Prima guerra mondiale Guerra d'Etiopia |
Campagne | Fronte italiano (1915-1918) Campagna di Libia (1913-1921) |
Comandante di | 2º Gruppo artiglieria da montagna, 2ª Divisione eritrea |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino |
dati tratti da Combattenti Liberazione[1] | |
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Aldo Del Monte (Montefiorito, 30 gennaio 1894 – Sciogguà-Sciogguì, 13 gennaio 1936) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana[2].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Montefiorito, provincia di Forlì, il 30 gennaio 1894, figlio di Giuseppe e Ines Lazzarini.[3] Si trasferì giovanissimo, per ragioni famigliari, a San Giovanni in Marignano e poi a Pesaro nelle Marche, dove effettuò gli studi ginnasiali e poi liceali presso il liceo "Terenzio Mariani" conseguendo la maturità classica.[3] Attratto dalla vita militare si arruolò volontario nel Regio Esercito, e il 10 novembre 1913 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino,[3] da cui uscì assegnato come sottotenente all'artiglieria da montagna del corpo degli alpini.[2] Entrò in servizio presso il Gruppo "Torino-Aosta" del 1º Reggimento artiglieria da montagna, giungendo nel maggio 1915 in zona di operazioni in Valsugana dopo la dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico.[3] Rimane ininterrottamente al fronte per 40 mesi, distinguendosi in particolare nei combattimenti sul Monte Cauriol, a Punta Cardinal, a Busa Alta, a Col dell'Orso, sul Monte Solarolo e quindi sul Monte Grappa.[3] Nel luglio 1917 frequentò la Scuola bombardieri di Susegana e un mese dopo fu promosso capitano, divenendo comandante della 6ª Batteria da montagna.[2] Al termine del conflitto nel dicembre 1918 si imbarcò volontariamente per la Libia partecipando alle operazioni di riconquista della Colonia al comando della 1ª Batteria indigena.[4] Nel 1920 fu trasferito in Eritrea dove rimase fino al 1924.[4] Rientrato in Patria frequenta la Scuola centrale d'artiglieria di Bracciano, nel 1929 svolse funzioni didattiche come insegnante di balistica presso la Scuola di applicazione di artiglieria e genio di Torino, e quindi, promosso maggiore, presso l'Ispettorato d'artiglieria.[4] Il 10 febbraio 1927 si sposò a Torino con la signorina Angela Agostoni dalla quale, nel 1930, ebbe un figlio.[3] Nell’autunno 1935 saputo dell'inizio delle imminenti operazioni coloniali per la conquista dell'Etiopia, chiede di andare in zona di guerra in Eritrea prima dell'inizio ufficiale delle ostilità.[4] Con il grado di maggiore venne assegnato il comando del 2º Gruppo artiglieria da montagna inquadrato nella 2ª Divisione eritrea.[4] Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane varcarono la linea di confine del fiume Mareb ed iniziava la guerra d'Etiopia.[3] Partecipò all'avanzata della 2ª Divisione eritrea verso il Tembien con compiti di avanguardia per superare l'agguerrita resistenza dei 30.000 guerrieri a disposizione di Ras Cassa Darghiè e Ras Sejum.[3] Ai primi di novembre giunse nella valle del fiume Ghevà con obiettivo successivo la conquista di Macallè, e si inoltrò nella impervia stretta di Scioguascioguì (Sciogguà Sciogguì) lunga undici chilometri, come indicata nelle carte dell'epoca, scontrandosi con le truppe nemiche.[3] Nel corso del combattimento del giorno 12, scoperte le difficoltà incontrate da una colonna dell'esercito, senza attendere ordini si diresse in suo aiuto riuscendo a disperdere il nemico.[4] Un nuovo attacco dell'avversario lo sorprese durante una ricognizione fuori dalle linee e rimase gravemente ferito alle gambe.[4] Non volle abbandonare il combattimento fino al termine della battaglia, dirigendo il fuoco della sua batteria che risulterà determinante per la sconfitta del nemico, che volse in fuga.[4] Trasportato subito all'ospedale da campo n°77, dopo due mesi di sofferenze causate da una progressiva infezione alle ferite che costrinsero i medici ad una amputazione e per le complicazioni dovute ad una broncopolmonite, si spense alle 8:36 del 13 gennaio 1936.[4] Le sue spoglie mortali sono tumulate nel cimitero cattolico di Asmara.[4] Alla sua memoria fu decretata la concessione della medaglia d'oro al valore militare. Al maggiore Aldo Del Monte è intitola la caserma a Pesaro del 28º Reggimento fanteria "Pavia".[4]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Regio Decreto 23 luglio 1937.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
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Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
- Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 2: La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori Editore, 1992.
- Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 144.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Del Monte, Aldo, su Combattenti Liberazione. URL consultato l'11 gennaio 2022.
- Giuseppe Martelli, Aldo Del Monte, su Noi Alpini. URL consultato l'11 gennaio 2022.
- 39885 - Lastre al Maggiore d’Artiglieria Aldo Del Monte – Pesaro (PU), su Pietre della Memoria. URL consultato l'11 gennaio 2022.