In algebra, in particolare in teoria dei gruppi, il sottogruppo derivato di un gruppo è il sottogruppo generato dai suoi commutatori.
Il derivato di un gruppo si denota solitamente con o , mentre l'iterata -esima della derivazione di si denota con .
Definizione
[modifica | modifica wikitesto]Sia un gruppo, . Il commutatore di e (in quest'ordine!) si definisce come . Sia l'insieme dei commutatori di . Il derivato si definisce come il sottogruppo generato da , ovvero il più piccolo sottogruppo di che contiene .
Proprietà
[modifica | modifica wikitesto]Il sottogruppo derivato è un sottogruppo caratteristico di . Infatti, se è un automorfismo di , allora
- ,
cioè l'insieme dei commutatori (e quindi il sottogruppo che esso genera, ovvero il sottogruppo derivato) è fissato da ogni automorfismo.
In quanto caratteristico, il derivato è quindi normale in , ed è ben definito il gruppo quoziente . È chiaro dalle definizioni che è sempre abeliano. Tale quoziente viene detto abelianizzato di .
Un gruppo è abeliano se e solo se il suo derivato è il gruppo banale. Un sottogruppo normale fornisce un quoziente abeliano se e solo se . In altre parole, è il minimo sottogruppo per cui bisogna quozientare per ottenere un quoziente abeliano.
Applicazioni
[modifica | modifica wikitesto]Un'importante applicazione del concetto di derivato di un gruppo è il seguente criterio per la risolubilità di un gruppo finito: se è un gruppo finito, allora è risolubile se e solo se la serie dei derivati
termina al gruppo banale, cioè se e solo se esiste per cui .
La risolubilità di un gruppo ha conseguenze importanti non solo in teoria dei gruppi, ma anche in sue applicazioni ad esempio alla teoria di Galois. Si veda a tale proposito il concetto di risolubilità per radicali.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- S. Bosch, Algebra, Springer-Verlag, 2003.
- A. Machì, Gruppi. Una Introduzione a Idee e Metodi della Teoria dei Gruppi, Springer, 2007.