A bene placito è una locuzione latina che significa "a piacere", "a proprio arbitrio".
Definizione
[modifica | modifica wikitesto]Da questa frase, poco usata nell'italiano contemporaneo, ma documentata già dal Cinquecento e fino all'Ottocento,[1] è derivata la grafia "a beneplacito"[2] che, se da un lato ha mantenuto il significato originale di "a piacere", dall'altro ha assunto anche l'accezione particolare di "approvazione", soprattutto in ambito ecclesiastico nell'espressione "a (con il) beneplacito dei superiori".[3]
La formula "a bene placito", proveniente dall'italiano ed attestata in genere a partire dall'Ottocento, è presente anche in altre lingue (francese, spagnolo, catalano, inglese, ad esempio): è impiegata fondamentalmente in ambito musicale e può sostituire le analoghe espressioni ad libitum (latino) ed "a piacere" (italiano) nelle notazioni sugli spartiti.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Fra gli altri, si possono citare a titolo d'esempio: Nicolò Franco, Dialogi piacevoli, Venezia, Giovanni Giolito de Ferrari, 1539, p. 82; Gregorio Leti, Teatro gallico, o vero la Monarchia della real casa di Borbone in Francia, Amsterdam, De Jonge, 1691, p. 170; Giuseppe Romegialli, Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna, Sondrio, Cagnoletta, 1834, vol. 2, p. 169.
- ^ Il sostantivo "beneplacito", invece, è attestato fin dal Trecento. Cfr. il Vocabolario della Crusca.
- ^ Dal Dizionario Italiano della Hoepli.
- ^ Per l'inglese, si può vedere il sito Merriam-Webster.
Voci correlate
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