Utente:AlessandroAM/Sandbox5
La Gran corte criminale era un organo giurisdizionale del regno delle Due Sicilie.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le Gran corti criminali furono inizialmente istituite nel 1808 da Giuseppe Bonaparte in ogni provincia del regno di Napoli, durante il cosiddetto decennio francese.[1] Dopo la Restaurazione, l'istituzione fu mantenuta dai Borbone di Sicilia con la legge 29 maggio 1817, n. 727 (Legge organica dell'ordine giudiziario) che istituiva un organo simile con la stessa denominazione nei domini al di qua del Faro del neocostituito regno delle Due Sicilie. Due anni dopo, furono estese anche nei domini al di là del Faro, con la legge 7 giugno 1819, n. 1612 (Legge organica dell'ordine giudiziario per i reali domini oltre il Faro).
Sedi
[modifica | modifica wikitesto]Le Gran corti criminali furono istituite in quasi tutti i capoluoghi di provincia; facevano eccezione le province insulari di Palermo, Messina e Catania, dove le funzioni erano svolte dalla rispettiva Gran corte civile.
Composizione e competenza
[modifica | modifica wikitesto]Le Gran corti criminali erano costituite da un presidente, sei giudici, un regio procuratore generale e un cancelliere. Erano competenti a giudicare in primo grado le cause di "alto criminale", mentre in appello decideva sulle cause definite in prima istanza dai giudici circondariali in materia correzionale e di polizia. Contro le decisioni della Gran corte criminale poteva essere esperito soltanto il ricorso alla Corte suprema di giustizia.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Gran corte criminale, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 29 novembre 2021.
- ^ [1]