Arctino di Mileto

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Arctino di Mileto in greco Ἀρκτῖνος Μιλήσιος, Arktìnos Milèsios (Mileto, VIII secolo a.C. – ...) è stato un poeta epico greco antico, che secondo la tradizione fu attivo tra il 775 a.C. e il 741 a.C..

Le testimonianze situano concordemente Arctino come nativo di Mileto, mentre le varie testimonianze lo collocano tra il 776 e il 708 a.C.[1]. Il peripatetico Fania di Ereso lo collocava nel VII secolo a.C. e sostiene che sia stato sconfitto da Lesche di Pirra in un agone poetico[2].

Arctino fu uno dei poeti del Ciclo Epico e compose i poemi epici Etiopide e Iliou persis, che facevano parte appunto del Ciclo Troiano e, forse, i Naupactia. Tutti questi poemi sono andati perduti, ma dei primi due ci si può fare un'idea grazie alla Crestomazia scritta dal grammatico Eutichio Proclo.

L'Etiopide (di cui restano tre frammenti) iniziava dove l'Iliade si interrompeː

«Così essi eseguiron la sepoltura
di Ettore. Ed arrivò l'Amazzone, figlia di Ares, uccisor di uomini.»

Arriva Pentesilea, una regina delle Amazzoni e figlia del dio della guerra Ares. Risulta essere una combattente valorosa, ma viene comunque uccisa da Achille. Mentre i Troiani seppelliscono il loro alleato, i Greci si riuniscono e uno dei soldati comuni, Tersite, osserva che Achille si è innamorato della reginaː Achille, adirato, uccide il guerriero, creando una lite tra i greci, perché, anche se Tersite era un comune soldato e aveva una lingua affilata, avrebbe dovuto essere rispettato. Achille viene, così, inviato sull'isola di Lesbo, dove deve sacrificare ad Apollo, Artemide e Leto, e viene purificato dallo spargimento di sangue da Odisseo.

Durante la sua assenza, arriva un nuovo alleato di Troia: Memnone, il figlio di Eos. Come Achille, indossa una panoplia fatta da Efesto. Questo, però, non lo aiuta: sebbene arrivi a uccidere il guerriero greco Antiloco, viene ucciso da Achille. Tra l'altro, in base a rappresentazioni di questa scena su vasi, sappiamo che nel poema si descriveva come i destini di Achille e Memnone fossero pesati da Zeus.

Questa risulta essere l'ultima vittoria di Achille. Euforico per il suo successo, insegue i Troiani, che fuggono nella loro città. Achille li segue, oltrepassa persino le porte Scee, ma viene colpito da Paride e Aiace e Odisseo riescono a recuperare il cadavere. Teti e le Muse arrivano per piangere Achille, e quando i Greci cremano suo figlio, lei prende il suo corpo dalla pira e lo trasferisce sull'Isola Bianca. Tuttavia, viene eretto un tumulo, vengono organizzati giochi funebri e Ulisse e Aiace iniziano una disputa sulla panoplia di Achille.

La distruzione di Troia (Ilioupersis) era la nona epopea del ciclo epico, in 2 libri e ne restano, oltre al riassunto già citato di Proclo, 10 frammenti non testuali.

Quando i Troiani portano il cavallo di legno nella loro città, si chiedono cosa fare; alcuni vogliono distruggerlo, altri vogliono dedicarlo ad Atena e prevale la loro opinione. Durante la loro festa, il sacerdote troiano Laocoonte e i suoi figli vengono uccisi da due serpenti; Enea si rende conto che questo è un cattivo presagio e lascia la città.

Nel frattempo, la spia greca Sinone emette un segnale luminoso e i Greci a Tenedo sanno che possono tornare a Troia. Quando arrivano, i cinquanta guerrieri lasciano il cavallo di legno e Neottolemo inizia il massacro uccidendo Priamo, che è fuggito su un altare. Il figlio di Achille afferra Andromaca, la vedova di Ettore, e la porta sulla sua nave. Il figlio Astianatte viene gettato dalle mura da Odisseo.

Menelao ritrova Elena, ma quando vede i suoi seni nudi, lancia via la sua spada e la accetta di nuovo come sua moglie. Aiace Oileo cerca di catturare Cassandra, ma essa trova protezione abbracciandosi ad una statua di Atena; quando Aiace la strappa via, la statua cade e persino i Greci trovano inaccettabile questo sacrilegio. Non viene lapidato, tuttavia, perché trova lui stesso la protezione sulla stessa statua.

La mattina dopo, i greci sacrificano la principessa troiana Polissena sulla tomba di Achille e il bottino viene diviso.

  1. ^ Testt. 1-4 Kinkel: Eusebio di Cesarea, Cronaca Olimpiade 1.2, 5.1; Clemente Alessandrino, Stromata I, 131, 6; Suda s.lem. Arctino (Alpha, 3960: Ἀρκτῖνος).
  2. ^ Fr. 33 Wehrli.
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