Vittorio Longhi (Catania, 1972) è un giornalista e scrittore italiano. È autore del memoir Il colore del nome (Solferino, 2021) e del saggio The Immigrant War (2012, Policy Press). Ha scritto per la Repubblica e The International New York Times. Ha creato il sito internazionale di informazione Equal Times a Bruxelles e l'evento Afropean Bridges per l'università Ca' Foscari di Venezia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Ha iniziato la carriera giornalistica nel 1994 come cronista sindacale[1] nelle Marche, dove si è occupato di medicina del lavoro e ha pubblicato un libro-inchiesta sull'esposizione dei lavoratori metalmeccanici all'amianto[2]. Si è laureato in Sociologia economica all'università di Urbino e specializzato in Society and the New Media all'Università di Leicester (UK)[3]. Nel 2001 ha scritto per il Guardian dal G8 di Genova[4], a Roma ha lavorato per Associated Press e per il quotidiano il manifesto[5] in cui ha tenuto la rubrica "Pianeta Lavoro"[6] per circa sei anni.
Dal 2007 forma giornalisti dei Paesi in via di sviluppo sulle norme internazionali del lavoro per conto dell'International Labour Organisation (ILO) e sui temi dello sviluppo sostenibile per conto della Thomson Reuters Foundation[7]. Ha tenuto corsi anche per International Organisation for Migration (IOM), United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), United Nations Foundation, UNICEF. Come giornalista si occupa di diritti umani e questioni internazionali per Repubblica.it, per The Guardian[8] e The International New York Times[9].
Nel 2012 ha fondato e diretto il sito di informazione internazionale Equal Times a Bruxelles[10] creando una rete di oltre 70 corrispondenti, soprattutto da Paesi emergenti, per offrire un canale alternativo alle grandi agenzie di stampa. Nello stesso anno ha pubblicato il saggio The Immigrant War, a global movement against discrimination and exploitation (Policy Press)[11].
A Ginevra dal 2014 ha coordinato la comunicazione e le campagne di Public Services International[12], per promuovere qualità del lavoro nei servizi pubblici, con un'attenzione particolare alle risorse energetiche, all'equità fiscale a livello transnazionale e alla sanità, come nel caso di Ebola in Africa Occidentale[13].
Attivismo
[modifica | modifica wikitesto]In Italia ha fondato la no-profit di attivismo digitale Progressi.org e ha lanciato decine di campagne per i diritti civili e del lavoro, contro il caporalato e il razzismo, contro il riscaldamento globale e il dissesto idrogeologico, per la prevenzione dei terremoti e per lo sviluppo sostenibile. Nel 2018 Progressi.org ha raccolto oltre 300mila firme in due giorni per sostenere il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, attaccato dai partiti populisti che lo minacciavano di impeachment [14]. Vittorio Longhi ha promosso anche campagne per difendere i diritti umani in Eritrea[15], insieme al sacerdote eritreo Mussie Zerai. Da tempo è impegnato nella questione della cittadinanza per gli eritrei figli di italiani nati durante il colonialismo[16]. Nel 2017 ha creato l'evento Afropean Bridges [17] in seno al Center for Humanities and Social Change presso l'Università Ca' Foscari di Venezia sui temi dell'identità, della rappresentazione e delle opportunità dei discendenti africani in Europa[18]. È nipote omonimo di un attivista italoeritreo, ucciso dai terroristi Sciftà nel 1950 ad Asmara[19] per la militanza a favore dell'indipendenza eritrea dall'Etiopia. Su questa storia e sulla discendenza africana ha scritto il memoir Il colore del nome (Solferino, 2021).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Alexandra Wagner, Interview with Vittorio Longhi, Author of "The Immigrant War", su ILR School, New York, Cornell University, 16 marzo 2016.
- ^ Un'inchiesta sulla vicenda della Cecchetti di Civitanova Archiviato il 13 agosto 2017 in Internet Archive., in Rassegna Sindacale, 30 agosto 2001.
- ^ (EN) Masters in media provides insight to migration matters, in University of Leicester, 15 luglio 2012.
- ^ Vittorio Longhi, Italy's strategy of tension, in The Guardian, 27 luglio 2001.
- ^ Vittorio Longhi, Woomera, caccia ai profughi nel deserto, in il manifesto, 31 marzo 2002.
- ^ Vittorio Longhi, Nel mondo lotte dure degli insegnanti, in il manifesto, 23 giugno 2003.
- ^ Thomson Reuters Foundation, su trust.org.
- ^ (EN) Vittorio Longhi, su the Guardian. URL consultato l'11 agosto 2017.
- ^ (EN) Vittorio Longhi, Hidden Oppression in Eritrea, su The International New York Times, 3 ottobre 2014.
- ^ (EN) Equal Times - Vittorio Longhi, in Equal Times. URL consultato l'11 agosto 2017.
- ^ (EN) Vittorio Longhi, The immigrant war: a global movement against discrimination and exploitation, tradotto dall'italiano da Janet Eastwood, Bristol, The Policy Press, 2014 [2013], ISBN 9781447305897, OCLC 881022350.
- ^ Public Services International, su world-psi.org.
- ^ PSI, Ebola in Liberia: 'Healthcare workers are dying because of unsafe working conditions' - video - The Guardian, 14 dicembre 2014.
- ^ Quirinale: 300 mila firme per 'sto con Mattarella', oggi al Colle, su Repubblica.it, 7 giugno 2018. URL consultato il 20 giugno 2018.
- ^ Vittorio Longhi, La petizione di Vittorio Longhi su Change.org Eritrea Libera: sosteniamo la democrazia, evitiamo l'esodo e altre morti in mare, su L’Huffington Post, 10 luglio 2015. URL consultato l'11 agosto 2017.
- ^ Vittorio Longhi, Eritrea, due generazioni di "meticci" con sangue italiano senza riconoscimento di paternità, in Repubblica.it, 22 aprile 2014. URL consultato l'11 agosto 2017.
- ^ Afropean Bridges 2019. Identità, rappresentazione, opportunità, su unive.it, 14 marzo 2019.
- ^ Vittorio Longhi, On Being African in Europe, in The International New York Times, 26 maggio 2015.
- ^ Eros Chiasserini (a cura di), Eritrea. 1941-1951. Gli anni difficili (PDF), su maitacli.it.
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