Teatro comunale "Fedele Fenaroli" | |
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Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Lanciano |
Indirizzo | Via dei Frentani, 1 |
Dati tecnici | |
Tipo | teatro d'opera |
Realizzazione | |
Costruzione | 1834 - 1841 - 1847 (inaugurazione) - 1938-39 (facciata in stile littorio), 1996-1997 (ultimo restauro) |
Inaugurazione | 1841 |
Architetto | Taddeo Salvini (costruzione), Filippo Sargiacomo (restauro 1868-1901) |
Ingegnere | Filippo Sargiacomo, Taddeo Salvini |
Proprietario | Comune di Lanciano, con deputazione CAL,Comitato Artistico Lancianese |
Sito ufficiale | |
Il teatro "Fedele Fenaroli" è un teatro d'opera di Lanciano, teatro principale della città. È dedicato al compositore lancianese Fedele Fenaroli.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il teatro in origine era una chiesa dei Padri Scolopi dedicata a San Giuseppe Calasanzio, fondata nel XVII secolo per volere di Giovanni Valsecca.
Come riferisce Corrado Marciani, Lanciano era dotata di alcuni fondaci nel centro storico adibiti a sale spettacoli, ma un teatro vero e proprio non esisteva, e malgrado la raccolta di fondi da parte del Municipio, l'idea fu concepita assai tardi, con progetti iniziati sin dall'inizio dell'Ottocento[1]
Intorno al 1830 si cominciò a desiderare la costruzione di un teatro che potesse competere con il Marrucino di Chieti. La Deputazione Curionale dette l'appalto all'ebanista Taddeo Salvini di Orsogna, il quale nel 1819 realizzò il teatro San Ferdinando poi "Gabriele Rossetti" a Vasto, per la costruzione di un teatro alla maniera del teatro di Taranto e di Penne. Inizialmente doveva essere intitolato a Maria Carolina, moglie di re Ferdinando II.
L'opera consistette nella demolizione della chiesa di San Giuseppe e nell'edificazione della struttura, legandosi al palazzo municipale che si affaccia sulla piazza Plebiscito. Per il nome si propose in seguito "San Francesco" in onore del figlio di Ferdinando II Francesco delle Due Sicilie, (per cui era stata avanzata anche l'ipotesi di chiamare così il teatro di Chieti, che sino al 1861 sarà noto come teatro "San Ferdinando"), ma alla fine del 1860 si decise per l'intitolazione al compositore locale Fedele Fenaroli, morto il secolo scorso, prima dei lavori.
Il teatro fu inaugurato nel 1841 con un'opera buffa: La dama e lo zoccolaio di Vincenzo Fioravanti, malgrado la facciata incompiuta. Il teatro contava di 44 palchi per un totale di circa 440 posti. Nel 1868 il teatro fu restaurato dal lancianese Filippo Sargiacomo e dotato di una sala convegni (la Casa di Conversazione municipale) e di una seconda sala, l'attuale Sala Mazzini dell'ex cinema, legata al palazzo del comune. Il teatro fu ingrandito e restaurato negli anni '30 dal governo fascista, che fece rifare completamente la facciata di Taddeo Salvini, costruendo quattro poderose colonne doriche, abbellendo l'architrave con l'iscrizione latina e la dedica a Fedele Fenaroli, e i bassorilievi dei fasci littori. L'opera si concluse, come recita la data in numeri romani, nel 1938. Durante la seconda guerra mondiale subì danni a causa dei cannoneggiamenti della contraerea tedesca, nel 1943, e nel 1944 subì un bombardamento.
Negli anni Sessanta il teatro cadde in decadenza e abbandono, crollò il soffitto, e fu restaurato negli anni Novanta, grazie all'interessamento dell'Associazione "Fedele Fenaroli", con sede alle Torri Montanare.
Nel 2016 l'amministrazione Mario Pupillo ha fatto rimuovere dalla facciata dei fasci littori che erano stati inseriti nella facciata nel 1939 al termine del rifacimento in stile monumentale, picconati poi nel 1943 durante la guerra, e ripristinati nel restauro del 1996 durante l'amministrazione di Centro destra Nicola Fosco.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il teatro d'opera è a pianta quadrangolare irregolare, con bastioni sulla parte posteriore, che danno a strapiombo sul vallone del Ponte Diocleziano. Tali bastioni furono progettati da Filippo Sargiacomo per consolidare l'opera, assieme all'arco centrale che trapassa il teatro e il palazzo comunale. La facciata è rialzata in contrapposizione al dislivello della salita della via dei Frentani, ed è decorata in stile fascista. L'ingresso è preceduto da un ordine di quattro colonne a capitello dorico, che sorreggono la balaustra centrale. Essa è sormontata da cinque finestre sovrastate da cinque placche rettangolari in rilievo, delle quali le tre centrali decorate da iscrizioni latine, e quella centrale con in rilievo i fasci littori. Proseguendo verso l'alto c'è la scritta del teatro, e l'architrave classica a spioventi. Sul settore di destra c'è il palazzo comunale in stile umbertino, mentre il retro del teatro in stile moderno, completamente diverso dalla forma classica, essendo stato ampliato nel Novecento per le stanze dei depositi, e dei camerini. Si affaccia a strapiombo sul vallone di Pozzo Paiaro, oggi recuperato con il parco del Diocleziano.
L'interno del teatro è costituito nella tipica maniera di un teatro all'italiana, con la sala di corte rettangolare, terminante, verso il palco, a ferro di cavallo. Non vi sono gradinate per la costruzione dei palchi, suddivisi in quattro settori, compresa la piccionaia. Le fasce che separano un settore dall'altro sono finemente decorate da fronzoli in stile tardo-barocco, con mascheroni e figure antropomorfe sui lati che separano un settore dall'altro, presso i palchi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ vedi C. Marciani "Per la storia del teatro in Abruzzo" in Scrittu di storia, Carabba, Lanciano 1974
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