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L'[[accordo di Doha del 2020]] tra i talebani e gli Stati Uniti diede il via al ritiro delle forze armate di occupazione della NATO in Afghanistan.<ref>{{cita web|https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/afghanistan-storico-accordo-tra-gli-usa-e-i-talebani-le-truppe-americane-via-dal-paese-entro-14-mesi_15506002-202002a.shtml|Afghanistan, storico accordo tra gli Usa e i talebani: le truppe americane via dal Paese entro 14 mesi}}</ref><ref>{{cita web|https://tg24.sky.it/mondo/2021/08/16/afghanistan-biden-ritiro-usa|Afghanistan, così il ritiro Usa si è trasformato in una disfatta per Biden (e non solo)}}</ref> L'esercito regolare afghano non seppe però opporre resistenza all'[[offensiva talebana del 2021|offensiva militare iniziata nel maggio 2021]] con cui i talebani ripresero il controllo del paese. Il 14 agosto il governo e il presidente [[Ashraf Ghani]] si diedero alla fuga, poche ore dopo vi fu la [[caduta di Kabul]] e i talebani entrarono trionfalmente nella capitale.<ref>{{Cita web |data=2021-08-16 |titolo=The Fall of Kabul: Beginning of Taliban 2.0 |url=https://www.financialexpress.com/defence/the-fall-of-kabul-beginning-of-taliban-2-0/2311839/ |sito=The Financial Express |lingua= en }}</ref> In quei giorni la valle divenne nuovamente il luogo di raduno delle forze ostili all'[[Emirato islamico dell'Afghanistan]] dei talebani, riunite sotto la bandiera della neonata organizzazione che prese il nome [[Resistenza del Panjshir]] guidata dai leader [[Ahmad Massoud]], figlio del comandante Mas'ud, e [[Amrullah Saleh]], che era vicepresidente di Ashraf Ghani e il 17 agosto si proclamò presidente ''[[ad interim]]'' della [[Repubblica islamica dell'Afghanistan]].<ref name=aljazeera/><ref>{{cita web|https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/08/20/news/in-migliaia-con-massoud-per-sconfiggere-i-taleban-1.40614990|“In migliaia con Massoud per sconfiggere i taleban”}}</ref><ref>{{cita web|https://www.today.it/mondo/valle-panjshir-resistenza-contro-talebani.html|Panjshir: la valle inespugnabile che resiste ai talebani}}</ref><ref>{{cita web|https://www.ilgiorno.it/cronaca/afghanistan-vice-presidente-1.6703943|Afghanistan, l'ex vice-presidente invita alla Resistenza contro i talebani}}</ref> |
L'[[accordo di Doha del 2020]] tra i talebani e gli Stati Uniti diede il via al ritiro delle forze armate di occupazione della NATO in Afghanistan.<ref>{{cita web|https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/afghanistan-storico-accordo-tra-gli-usa-e-i-talebani-le-truppe-americane-via-dal-paese-entro-14-mesi_15506002-202002a.shtml|Afghanistan, storico accordo tra gli Usa e i talebani: le truppe americane via dal Paese entro 14 mesi}}</ref><ref>{{cita web|https://tg24.sky.it/mondo/2021/08/16/afghanistan-biden-ritiro-usa|Afghanistan, così il ritiro Usa si è trasformato in una disfatta per Biden (e non solo)}}</ref> L'esercito regolare afghano non seppe però opporre resistenza all'[[offensiva talebana del 2021|offensiva militare iniziata nel maggio 2021]] con cui i talebani ripresero il controllo del paese. Il 14 agosto il governo e il presidente [[Ashraf Ghani]] si diedero alla fuga, poche ore dopo vi fu la [[caduta di Kabul]] e i talebani entrarono trionfalmente nella capitale.<ref>{{Cita web |data=2021-08-16 |titolo=The Fall of Kabul: Beginning of Taliban 2.0 |url=https://www.financialexpress.com/defence/the-fall-of-kabul-beginning-of-taliban-2-0/2311839/ |sito=The Financial Express |lingua= en }}</ref> In quei giorni la valle divenne nuovamente il luogo di raduno delle forze ostili all'[[Emirato islamico dell'Afghanistan]] dei talebani, riunite sotto la bandiera della neonata organizzazione che prese il nome [[Resistenza del Panjshir]] guidata dai leader [[Ahmad Massoud]], figlio del comandante Mas'ud, e [[Amrullah Saleh]], che era vicepresidente di Ashraf Ghani e il 17 agosto si proclamò presidente ''[[ad interim]]'' della [[Repubblica islamica dell'Afghanistan]].<ref name=aljazeera/><ref>{{cita web|https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/08/20/news/in-migliaia-con-massoud-per-sconfiggere-i-taleban-1.40614990|“In migliaia con Massoud per sconfiggere i taleban”}}</ref><ref>{{cita web|https://www.today.it/mondo/valle-panjshir-resistenza-contro-talebani.html|Panjshir: la valle inespugnabile che resiste ai talebani}}</ref><ref>{{cita web|https://www.ilgiorno.it/cronaca/afghanistan-vice-presidente-1.6703943|Afghanistan, l'ex vice-presidente invita alla Resistenza contro i talebani}}</ref> |
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==L'Islam nel Panjshir== |
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La popolazione del Panjshir è particolarmente devota alla propria religione. La persona di maggior spicco della vallata è Haji Hassan Baba, che proveniva dalla località di Mullah Khail del Panjshir. Adempì al [[Hajj|pellegrinaggio obbligatorio]], recandosi nelle prescritte località [[Arabia Saudita|saudite]] per ben sette volte, tutte a piedi. La sua tomba si trova a Mullah Khail e la gente viene alla sua tomba da ogni parte del Panjshir per esprimere il proprio affetto e la propria devozione. |
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== Economia e risorse naturali == |
== Economia e risorse naturali == |
Versione delle 07:46, 24 ago 2021
Valle del Panjshir (FA) دره پنجشير - Dara-ye Panjšēr | |
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Panorama della Valle del Panjshir | |
Stato | Afghanistan |
Provincia | Panjshir |
Località principali | Bazarak |
Fiume | Panjshir |
Cartografia | |
La Valle del Panjshir (chiamata anche Panjsheer dagli anglofoni o Panjsher; in lingua persiana دره پنجشير - Dara-ye Panjšēr; letteralmente Vallata dei Cinque Leoni) si trova nel settore centro-settentrionale dell'Afghanistan, 150 km a nord di Kabul, presso le montagne dell'Hindu Kush.[1] È attraversata dal fiume Panjshir e domina la provincia del Panjshir, creata nell'aprile 2004 dallo scorporo di distretti settentrionali della provincia di Parwan, l'odierna Kapisa.[2] La vallata è abitata da circa 300.000 persone, inclusa la maggior concentrazione di appartenenti all'etnia afghana tagika.[3]
Geografia
È la valle del fiume Panjshir, che nasce sulle pendici meridionali delle montagne dell'Hindu Kush nei pressi del Passo Khawak. Il fiume scorre da nord-est verso sud-ovest tra le ripide montagne delle sub-catene del Panjshir a nord e del Kuhestan a sud, le cui cime sono perennemente innevate. La valle è stretta e le aree coltivabili sono limitate. È difficilmente accessibile, quando si arriva da Kabul vi è un solo importante punto di entrata e uscita e si deve passare per una stretta e profonda gola che garantisce alla valle un'ottima protezione dal punto di vista militare. Assume particolare importanza dal punto di vista della strategia militare anche perché sbocca nella pianura nei pressi della strada di Salang, la principale arteria di collegamento tra Kabul e il nord del paese.[2][4]
Origini del nome
Il nome Panjshir, che in persiano significa letteralmente "Cinque Leoni", fa riferimento ai cinque Wali (letteralmente, in afghano, protettori), ossia cinque fratelli di alta spiritualità che vivevano al centro della vallata. La leggenda locale vuole che i cinque fratelli fossero originari dei territori dell'odierna Turchia[senza fonte][5] e avessero costruito una diga per il Sultano Mahmud di Ghazni ( سلطان محمود غرنوی all'inizio dell'XI secolo. Il manufatto serve ancor oggi da riserva d'acqua. Secondo altre traduzioni, il nome Panjshir potrebbe essere riferito a cinque picchi montuosi che sovrastano la valle.[4]
Storia
La maggioranza etnica è costituita da tajiki e si convertì all'islam sunnita attorno al XVI secolo. Gli abitanti della valle hanno spesso goduto di indipendenza e autonomia e, nonostante riconoscessero l'autorità dell'emiro dell'Afghanistan, raramente pagavano tasse al governo di Kabul. Fu solo verso la fine del XIX secolo, al tempo dell'emiro Abdur Rahman Khan, che il governo centrale fece valere il proprio potere sulla regione.[2]
Resistenza contro l'Unione Sovietica e i governi filo-sovietici
Grazie alla sua inaccessibilità,[2] la Vallata del Panjshir è stata a lungo un centro di resistenza ai governi centrali afghani e alle potenze straniere che miravano a imporre la propria politica in questa regione. Nel 1975 fu al centro dell'insurrezione guidata da Ahmad Shah Mas'ud contro il governo filo-sovietico. L'insurrezione ebbe fine quando la popolazione locale seppe dell'invio da parte del governo centrale di Mohammed Daud Khan di truppe incaricate di reprimere la rivolta, e si ribellò contro Mas'ud.[6] Mas'ud avrebbe avuto maggior successo quando usò la vallata come base dei suoi mujaheddin nel periodo 1979–1989 durante l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Fu uno dei principali centri di resistenza contro il governo di Mohammad Najibullah e le forze militari sovietiche. Fu in questo periodo che Mas'ud si guadagnò il soprannome di Leone del Panjshir.[7] La sua tattica consisteva nel lasciar inoltrare nella valle le forze nemiche e infliggere loro pesanti perdite aprendo il fuoco dalle postazioni sulle montagne.[4] Il Panjshir fu l'unica parte dell'Afghanistan che seppe resistere all'aggressione e al controllo degli invasori.[8] I sovietici lanciarono invano 9 offensive nella vallata; alcune fonti stimano che circa il 60% di tutte le perdite sovietiche nella guerra in Afghanistan siano state subite nella Vallata del Panjshir.
Resistenza contro i talebani
La vallata sarebbe diventata una delle basi più importanti dell'Alleanza del Nord, organizzazione politico-militare che vide tra i suoi fondatori Mas'ud creata nel 1996 con altri signori della guerra e con altri gruppi di combattenti di altre province afghane per la resistenza contro i talebani che quell'anno avevano preso il potere in Afghanistan, al termine della guerra civile.[9] Anche i talebani lanciarono diverse offensive contro il Panjshir, che furono anche questa volta respinte dai locali mujaheddin e, come nella lotta contro i sovietici, la valle rimase inespugnata.[8]
Il 9 settembre 2001 il comandante Mas'ud fu assassinato da emissari di Al Qaeda travestiti da giornalisti, due giorni prima degli attentati dell'11 settembre 2001 compiuti negli Stati Uniti. Il mese dopo, le forze armate statunitensi e della NATO diedero il via alla guerra in Afghanistan con la quale posero fine al dominio talebano nel paese con l'appoggio dell'Alleanza del Nord. Si svilupparono quindi ribellioni in altre province afghane contro l'invasione degli occidentali, che furono invece accolti come liberatori dall'unita popolazione del Panjshir; ebbe così inizio un periodo di rinascita, durante il quale fu rimessa in sesto l'agricoltura, costruite nuove case, ponti, strade, scuole, pozzi ecc. Furono inoltre installati diversi ripetitori e per la prima volta nell'isolata valle si poterono avere normali collegamenti radio e televisivi, e utilizzare i telefoni cellulari.[8]
L'accordo di Doha del 2020 tra i talebani e gli Stati Uniti diede il via al ritiro delle forze armate di occupazione della NATO in Afghanistan.[10][11] L'esercito regolare afghano non seppe però opporre resistenza all'offensiva militare iniziata nel maggio 2021 con cui i talebani ripresero il controllo del paese. Il 14 agosto il governo e il presidente Ashraf Ghani si diedero alla fuga, poche ore dopo vi fu la caduta di Kabul e i talebani entrarono trionfalmente nella capitale.[12] In quei giorni la valle divenne nuovamente il luogo di raduno delle forze ostili all'Emirato islamico dell'Afghanistan dei talebani, riunite sotto la bandiera della neonata organizzazione che prese il nome Resistenza del Panjshir guidata dai leader Ahmad Massoud, figlio del comandante Mas'ud, e Amrullah Saleh, che era vicepresidente di Ashraf Ghani e il 17 agosto si proclamò presidente ad interim della Repubblica islamica dell'Afghanistan.[4][13][14][15]
Economia e risorse naturali
La Vallata del Panjshir ha la potenzialità di diventare il principale centro dell'estrazione mineraria dello smeraldo. Ai primi del I secolo, Plinio il Vecchio parlò delle pietre preziose della regione.[16] Nel Medioevo, il Panjshir fu famoso per le sue miniere d'argento e la dinastia saffaride e quella samanide provvidero a coniare qui le loro monete.[17] Nel 1985, pietre preziose superiori ai 190 carati sono stati rinvenuti qui, del tutto simili per qualità ai ben noti smeraldi della miniera di Muzo in Colombia.[16] L'impegno ricostruttivo statunitense in Afghanistan ha avviato una forte fase espansiva di sviluppo dell'economia e ha garantito un miglioramento delle condizioni di vita agli abitanti della valle.[8]
Sfruttamento del vento a fini energetici
Tony Woods, uno specialista neozelandese di fonti di energia rinnovabile, ha costruito un impianto basato su 10 turbine alimentate dal vento nella Vallata del Panjshir nell'aprile del 2008.[18]
Personalità di spicco
- Ahmad Shāh Massoūd - Eroe nazionale afghano, assassinato da al-Qa'ida
- Siddiq Barmak Regista
- Nazir Mardomi - Regista
- Assad Saifi - Regista televisivo
- Nurullah Saifi - Ingegnere specializzato in televisione
- Sediq Shubab - Cantante
- Tahir Shubab - Cantante
- Qahar Asi - Poeta
- Sanna Tabasum - Attrice
- Abdol Mohamad - Campione di lotta/Campione nel Regno Unito
Note
- ^ (EN) Afghanistan gets rid of heavy arms in Panjshir, Xinhua, 6 marzo 2005. URL consultato il 22 novembre 2006 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2006).
- ^ a b c d (EN) Thomas H. Johnson, Ludwig W. Adamec, Historical Dictionary of Afghanistan, Rowman & Littlefield, 2021, p. 383, ISBN 9781538149294.
- ^ (EN) Afghanistan, su Library of Congress Country Studies, Library of Congress, 1997. URL consultato il 19 novembre 2006.
- ^ a b c d (EN) Explainer: Panjshir – Afghanistan’s valley of resistance, su aljazeera.com, 23 agosto 2021. URL consultato il 24 agosto 2021.
- ^ Come ogni leggenda, la tradizione non sembra tenere granché in conto il fatto che nell'XI secolo, dopo la battaglia di Manzicerta, l'area anatolica iniziava ad essere percorsa (ma in maniera tutt'altro che sistematica) da elementi turcomanni e che quindi la presenza turca era assolutamente sommaria, anche ignorando questo illogico movimento al contrario di turchi che - anziché muoversi (come in effetti facevano) da est a ovest - sarebbero invece tornati sui loro passi, verso regioni da cui, per vari motivi, s'erano invece voluti allontanare massicciamente.[senza fonte]
- ^ (EN) Barnett R. Rubin, The Fragmentation of Afghanistan: State Formation and Collapse in the International System, Second Edition, New Haven, Yale University Press, 2002, ISBN 0-300-09519-8v.
- ^ (EN) Profile: Afghanistan's 'Lion of Panjshir', Radio Free Europe, 5 settembre 2006. URL consultato il 22 novembre 2006.
- ^ a b c d (EN) John Ward Anderson, A Haven of Prosperity in Afghanistan: U.S. Building Effort Blooms in Panjshir, in Washington Post, 28 settembre 2007, p. A11. URL consultato il 9 ottobre 2007.
- ^ (EN) Paul Tighe, Afghanistan's Disarmament Program Begins in Panjshir Valley, Bloomberg, 9 gennaio 2005. URL consultato il 22 novembre 2006.
- ^ Afghanistan, storico accordo tra gli Usa e i talebani: le truppe americane via dal Paese entro 14 mesi, su tgcom24.mediaset.it.
- ^ Afghanistan, così il ritiro Usa si è trasformato in una disfatta per Biden (e non solo), su tg24.sky.it.
- ^ (EN) The Fall of Kabul: Beginning of Taliban 2.0, su The Financial Express, 16 agosto 2021.
- ^ “In migliaia con Massoud per sconfiggere i taleban”, su lastampa.it.
- ^ Panjshir: la valle inespugnabile che resiste ai talebani, su today.it.
- ^ Afghanistan, l'ex vice-presidente invita alla Resistenza contro i talebani, su ilgiorno.it.
- ^ a b (EN) Gary Bowersox, Lawrence W. Snee, Eugene E. Foord, and Robert R. Seal II, Emeralds of the Panjshir Valley, Afghanistan, in Gems and Gemology, Spring, Gemological Society of America, 1991, pp. pp26–39.
- ^ (EN) Pandjhir, in Encyclopaedia of Islam, CD-ROM Edition v. 1.0, Leiden, The Netherlands, Koninklijke Brill NV, 1999.
- ^ (EN) Power to the People - Getting "off the grid", su ecobob.co.nz (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
Collegamenti esterni
- Fotografie della Vallata del Panjshir, su flickr.com.