Sadako Sasaki (Hiroshima, 7 gennaio 1943 – Hiroshima, 25 ottobre 1955) fu una dei sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima del 6 agosto 1945.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Sadako Sasaki nacque il 7 gennaio 1943. Al momento dell'esplosione, aveva poco più di due anni e si trovava in casa con la madre e la nonna, a circa 2 km di distanza da Ground Zero. Il violento spostamento d'aria che seguì l'esplosione la scaraventò fuori dalla finestra. La madre corse a cercarla, credendola morta, ma la trovò apparentemente illesa in un giardino poco distante. La donna si allontanò rapidamente con la bambina in braccio, sfuggendo anche alla pioggia nera dovuta al fallout. La nonna, al contrario, tentò di salvarsi tornando in casa, ma morì nel crollo dell'abitazione. Il padre e il fratello maggiore Masahiro si trovavano altrove e non furono interessati dall'esplosione.[1]
La famiglia riuscì a ristabilirsi economicamente e Sadako condusse un'infanzia normale. A nove anni, divenne capitano della squadra di staffetta della sua scuola. Nel novembre 1954, tuttavia, sperimentò la rapida crescita dei linfonodi. Un paio di mesi dopo, le comparvero macchie purpuree su gambe e mani, e le fu diagnosticata una leucemia acuta. In quegli anni, in tutto il Giappone, si era verificato un aumento esponenziale delle diagnosi di leucemia, soprattutto tra bambini e adolescenti. All'inizio degli anni cinquanta, furono condotti degli studi che attribuivano questo aumento alle radiazioni dell'uranio presente nella bomba.[2] Fu ricoverata alla croce rossa di Hiroshima il 21 febbraio 1955, con una prognosi che le concedeva non più di un anno di vita. Al momento del ricovero, il numero di globuli bianchi nel suo corpo era sei volte superiore ai livelli medi di un bambino della sua età.
Intorno all'agosto 1955, le furono portati degli orizuru di buon augurio, com'è usanza in Giappone. Le fu raccontato dal fratello maggiore, o forse da una compagna di scuola di nome Chizuko Hamamoto, che secondo una leggenda, piegando mille di questi origami, si sarebbe potuto avverare un desiderio. Si pose quindi l'obiettivo di piegare mille gru di carta per ottenere la propria guarigione e, da quel momento, dedicò gran parte del suo tempo a questo compito. Bisogna notare che, nel secondo dopoguerra, la carta era considerata bene di lusso e non ne aveva molta a disposizione. Cominciò quindi a usare le confezioni dei suoi medicinali e fogli di giornale, chiedendo ai suoi visitatori di portarle in dono della carta. Non è chiaro se sia davvero riuscita a completare 1000 gru, e sembra assodato che sia riuscita a farne solo 644. Eleanor Coerr afferma nel suo romanzo che in effetti sarebbe riuscita a completarne 644, ma le restanti 356 sarebbero poi state aggiunte da amici e familiari. Le gru sarebbero poi state sepolte con lei. In realtà, sembra che sia riuscita a completare mille gru, e che addirittura ne abbia fatte tra 300 e 450 ulteriori prima della sua morte.[3] Masahiro Sasaki conferma nel suo libro che la sorella abbia raggiunto e superato il suo obiettivo.
Morì la mattina del 25 ottobre 1955, in seguito ad un aggravamento della malattia. Le sue ultime parole furono "È buono", riferito al piatto di chazuke che le avevano dato da mangiare. Dopo la sua morte, gli amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere al fine di raccogliere fondi per costruire il Monumento alla pace dei bambini in memoria sua e degli altri bambini morti in seguito alla bomba atomica di Hiroshima. Nel 1958, fu collocata al Parco del Memoriale della Pace una statua raffigurante Sadako mentre tende una gru d'oro verso il cielo. Ai piedi della statua, una targa reca incisa la frase: "Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo". È possibile, per i visitatori, come ricordo di Sadako e come simbolo di pace, lasciare una gru di carta in una grande urna, unitamente a un messaggio. Le è stata dedicata anche un'altra statua, situata al Parco della Pace di Seattle.
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- La storia di Sadako è stata narrata da Karl Bruckner nel romanzo Il gran sole di Hiroshima del 1961, e da Eleanor Coerr nel romanzo Sadako and the Thousand Paper Cranes del 1977.
- La sua storia e delle mille gru ricorda quella dei sopravvissuti alla tragedia di Hiroshima nell'episodio 50 della serie anime L'Uomo Tigre.
- I LogoS, gruppo progressive italiano, hanno inciso un album che racconta la storia della piccola Sadako. L'album, intitolato Sadako e le mille gru di carta, viene pubblicato nell'estate del 2020, settantacinque anni dopo lo sgancio della bomba su Hiroshima.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) The girl that became Hiroshima's icon for world peace - Sadako Sasaki and the 1000 paper cranes, su youtube.com, 5 agosto 2020. URL consultato il 27 settembre 2024.
- ^ (JA) Leukemia risks among atomic-bomb survivors, su rerf.or.jp, 30 ottobre 2011. URL consultato il 27 settembre 2024 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2013).
- ^ (JA) Special Exhibition 1, su pcf.city.hiroshima.jp, 22 gennaio 2020. URL consultato il 27 settembre 2024 (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2012).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Annarita Curcio, Le icone di Hiroshima. Fotografie, storia e memoria, Postcart, Roma, 2011, ISBN 978-88-86795-67-8.
- Masahiro Sasaki e Sue DiCicco, The Complete Story of Sadako Sasaki.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sadako Sasaki
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