La famiglia Octopoteuthidae S. S. Berry, 1912 è una famiglia di molluschi cefalopodi[1].
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]La famiglia è cosmopolita, sebbene più frequente in acque tropicali e subtropicali si spinge anche nelle zone boreali degli oceani[2]. Almeno una specie (Octopoteuthis sicula) è presente regolarmente nel mar Mediterraneo[3] mentre Taningia danae vi è stata segnalata una sola volta[4]. Vivono nelle zone meso e batipelagica[2].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Questi cefalopodi hanno aspetto relativamente tozzo con mantello ampio di forma approssimativamente conica e testa larga con grandi occhi che sporgono dal profilo del corpo. Il corpo è molle e quasi gelatinoso. Le pinne sono molto grandi, ampie e lunghe quanto il mantello negli adulti, fuse all'estremità del corpo. Le braccia portano una doppia serie di uncini immersi nel tegumento, le ventose sono piccole, biseriate e presenti solo all'estremità delle braccia. I tentacoli sono presenti nelle prelarve ma scompaiono nelle fasi successive e non sono presenti negli adulti. Sono presenti i fotofori sulla punta delle braccia o di alcune di esse e sparsi sul corpo. Il maschio non possiede un ectocotile ma ha un pene ben sviluppato[2].
Sono cefalopodi di dimensioni medie o grandi, Taningia danae è uno dei cefalopodi più grandi conosciuti e può superare 1,5 metri di lunghezza del solo mantello[2].
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Predatori
[modifica | modifica wikitesto]Vengono predati dai cetacei odontoceti, soprattutto dai capodogli[2], dei quali costituiscono una risorsa alimentare importantissima[5].
Pesca
[modifica | modifica wikitesto]Non sono oggetto di pesca. Le carni contengono ammoniaca e non sono commestibili[6].
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]La scarsità di individui noti alla scienza, spesso mutilati e provenienti dal contenuto gastrico di cetacei e la somiglianza tra le varie specie fa si che la tassonomia di questo gruppo sia poco nota e che lo stesso numero di specie esistenti sia incerto[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Marshall, Bruce, Octopoteuthidae, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 2 novembre 2024.
- ^ a b c d e Jereb e Roper, 2010, p. 262
- ^ Villari e Ammendolia, 2009
- ^ Quetglas at al., 2006
- ^ Kelly, 2019, p.1
- ^ a b Kelly, 2019, p.3
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Jereb P. e Roper C.F.E. (a cura di), Cephalopods of the world. An annotated and illustrated catalogue of cephalopod species known to date. Vol 2. Myopsid and oegopsid squids. (PDF), collana FAO Species Catalogue for Fishery Purposes, vol. 1, n. 2, Roma, FAO, 2010.
- (EN) Villari A. e Ammendolia G., On a beached specimen of Octopoteuthis sicula (Cephalopoda: Octopoteuthidae) in the Strait of Messina (PDF), in Boll Malacol, vol. 45, 2009, pp. 9-11.
- (EN) Quetglas A., Fliti K., Massutí E., Refes W., Guijarro B. e Zaghdoudi S., First record of Taningia danae (Cephalopoda: Octopoteuthidae) in the Mediterranean Sea, in Scientia Marina, vol. 70, n. 1, 2006, pp. 153-155.
- (EN) Kelly J.T., Systematics of the Octopoteuthidae Berry, 1912 (Cephalopoda: Oegopsida) (PDF), in Diss. Auckland University of Technology, 2019.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Octopoteuthidae
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