La migrazione indoaria fu un importante spostamento protostorico di popolazioni indoarie, parlanti cioè lingue indoarie, che dalle loro sedi originarie dell'Asia centrale penetrarono nel subcontinente indiano dal nord-ovest durante il II millennio a.C.[1]. Questa migrazione è stata in parte ricostruita a partire da indizi linguistici, genetici e archeologici (che, in questo caso, non hanno rilevato una migrazione in larga scala ma solo dei piccoli movimenti di popolazioni che si diressero dal nord verso l'Asia meridionale[2]).
L'indoario è un ramo della famiglia indoiranica che si sviluppò secondo gli studiosi durante l'Età del bronzo nel contesto della cultura di Andronovo[3], in Asia centrale. La migrazione degli Indoari è comunemente datata fra la media e la tarda Età del bronzo, in contemporanea con l'ultima fase della civiltà di Harappa (1700-1300 a.C.).
Fonti antiche
[modifica | modifica wikitesto]La società indoaria descritta nei Rigveda (Pastorale o urbana?)
[modifica | modifica wikitesto]I Rigveda sono in assoluto il più antico testo in sanscrito. Secondo Bryant i Rigveda riecheggiano un'antica cultura nomade e pastorale[4] centralizzata sul culto indoiranico del soma e del fuoco.
Gli edifici fortificati (pùr), generalmente costruiti con fango e legno[5], sono menzionati nei Rigveda. Pùr a volte fa riferimento alle fortificazioni dei nemici, ma potrebbe riferirsi inoltre alle fortificazioni erette dagli stessi Aria. Tuttavia nei Rigveda le tribù aria sono più comunemente descritte come dimoranti nei vìś, termine che può essere tradotto come "insediamento, casa, abitazione" ma anche come "comunità, tribù, truppe". Il dio Indra in particolare è descritto come distruttore di fortificazioni:
«satám asmanmáyinām / purām índro ví asiyat - Indra abbatté un centinaio di fortificazioni in pietra....[6]»
Questo ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi che la civiltà degli Aria, diversamente da quella delle popolazioni indigene dotate di edifici fortificati (pùr), fosse originariamente di tipo non-urbano.
Comunque i Rigveda, secondo altre interpretazioni, farebbero riferimento ad elementi di una civiltà urbana. Per esempio nella traduzione dei Rigveda di Griffith, il dio Indra è comparato al dio di una fortificazione (pūrpati)[7]. Secondo Gupta[8]:
«le antiche civilizzazioni avevano entrambe le componenti : il villaggio e la città e numericamente i villaggi erano molto più numerosi delle città [..] Se la letteratura vedica rifletteva primariamente la vita del villaggio e non quella urbana, ciò non dovrebbe sorprenderci»
Possibili riferimenti a movimenti migratori nei Rigveda
[modifica | modifica wikitesto]I Rigveda non fanno riferimenti espliciti a patrie ancestrali esterne o a migrazioni. Nei testi sacri di epoche successive (Brāhmaṇa, Mahābhārata, Rāmāyaṇa, Purāṇa) si nota uno spostamento verso altre aree geografiche; mentre i Rigveda infatti sembrano riflettere un'ambientazione nel nord del subcontinente indiano[9], i testi successivi sono più incentrati sulla regione del Gange e l'Haryana. Ciò potrebbe indicare una tendenza alla migrazione da nord verso est delle tribù arie (dal Punjab alla piana del Gange).
Linguistica
[modifica | modifica wikitesto]Il fatto che nel subcontinente indiano fossero e sono ancora presenti lingue aliene alla famiglia indoeuropea come le lingue dravidiche (che hanno funto da sostrato sull'indoario) rafforza l'ipotesi che l'indoario venne portato da popolazioni esterne attraverso una migrazione avvenuta in tempi preistorici o protostorici.
Le evidenze linguistiche indicano che le lingue indoarie e i suoi parlanti penetrarono nell'Asia meridionale durante il II millennio a.C.. La lingua utilizzata nei Rigveda, la più antica testimonianza di sanscrito vedico, viene datata infatti al 1500-1200 a.C.[10].
Archeologia
[modifica | modifica wikitesto]La cultura di Andronovo, il complesso archeologico bactriano-margiano e la cultura di Yaz vengono associate alle migrazioni indoiraniche e alla separazione dell'indoario dal proto-indoiranico datata al 2000-1800 a.C. circa. La cultura dello Swat, la cultura del cimitero H, la cultura della ceramica colorata in ocra e la cultura della ceramica grigia dipinta sono le culture associate alla successiva fase della migrazione indoaria che segna il loro arrivo all'interno del subcontinente indiano, in contemporanea con il declino della civiltà di Harappa, e l'inizio della civiltà vedica. Attualmente non ci sono prove archeologiche di migrazioni in larga scala, tuttavia come suggerito dal genetista Luigi Luca Cavalli Sforza : "l'archeologia può rilevare un'avvenuta migrazione solo in casi eccezionali"[11].
Fase 1 : Cultura di Andronovo
[modifica | modifica wikitesto]La cultura di Andronovo fu una cultura dell'Età del bronzo, che nacque approssimativamente nell'area del moderno Kazakistan tra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C.. Convenzionalmente è indicata come la cultura che diede origine al carro da guerra e agli Indoiranici (tra cui gli indoarii).
Secondo J.P.Mallory le popolazioni indoiraniche di cultura Andronovo prima di migrare definitivamente dalle steppe in Iran e in India, "stazionarono" nel territorio della cultura di BMAC (odierno Turkmenistan e Uzbekistan) facendo loro alcuni tratti culturali tipici di quell'area ma preservando la loro lingua e religione. L'archeologo sovietico Viktor Sarianidi, scopritore della cultura BMAC, sostiene che "indizi archeologici diretti rinvenuti in Bactria e Margiana dimostrano senza alcun dubbio che tribù di cultura Andronovo penetrarono nell'area bactriano-margiana"[12].
Fase 2 : Complesso archeologico bactriano-margiano (BMAC)
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni studiosi, tra cui Bryant, hanno suggerito che i caratteristici artefatti del BMAC rinvenuti in alcune sepolture del Mehrgarh e del Baluchistan (Pakistan) sarebbero compatibili con un movimento di popolazioni dall'Asia centrale verso sud[13].
Fase 3 : Cultura dello Swat
[modifica | modifica wikitesto]A partire dal 1600 a.C. un'importante trasformazione avvenne nella valle dello Swat con l'emergere dell'omonima cultura (Cultura dello Swat). L'introduzione di nuovi stili ceramici (simili a quelli del BMAC), nuovo riti funerari e del cavallo fanno ipotizzare che la cultura dello Swat sia da associare ai primi immigrati arii in India. I due nuovi riti funerari, l'inumazione in posizione contratta e l'incinerazione del defunto le cui ceneri venivano poste in un'urna, trovano riscontro nella prima letteratura vedica. Il cavallo assunse una grande importanza sia da un punto di vista economico che ritualistico-religioso. La sepoltura del cavallo è un aspetto caratteristico che lega la cultura dello Swat alla cultura di Andronovo.
Una o più migrazioni?
[modifica | modifica wikitesto]Il modello standard per spiegare la comparsa delle lingue indoeuropee in India è quello secondo il quale una prima ondata migratoria si diresse a sud nell'Hindu Kush e diede vita alla cultura dello Swat. La cultura dello Swat è quindi considerata come la maggior candidata per l'entrata della "cultura Rigvedica" in India; Parpola accetta l'ipotesi di un'immigrazione nel Punjab tra il 1700 e il 1400 a.C. circa ma teorizza che essa sia stata preceduta da un'altra ondata migratoria nel 1900 a.C., periodo che corrisponde alla comparsa della cultura del cimitero H. Kochar suppone che vi siano state tre ondate migratorie indoarie in India che avvennero nel periodo tardo harappano:
- i portatori della cultura di BMAC che si insediarono nel Baluchistan e a Mehrgarh e che si fusero successivamente con gli harappani
- i portatori della cultura dello Swat IV che cofondarono il cimitero H
- gli indoari rigvedici dello Swat V che assorbirono le genti del cimitero H e che diedero origine alla cultura della ceramica grigia dipinta.
Lo studioso data le prime due tra il 2000 e il 1800 a.C. mentre la terza al 1400 a.C..
Antropologia fisica e genetica
[modifica | modifica wikitesto]Indiano del nord e indiano del sud sono categorie non solo geografiche ma anche etno-linguistiche, gli indiani del nord corrispondono ai parlanti lingue indoarie e presentano caratteri somatici più caucasici mentre gli indiani del sud, parlanti lingue dravidiche, presentano caratteristiche antropologiche australoidi.
Recenti indagini genetiche hanno dimostrato che il subcontinente indiano fu soggetto ad importanti flussi migratori indoeuropei a partire dal 1500 a.C.[14]. Fra gli indiani del nord è particolarmente comune una linea genetica (R1a) tipica dell'Europa orientale e della Russia, area dove secondo la teoria kurganica è da ricercare l'Urheimat proto-indoeuropeo. Tale linea genetica era presente durante l'età del bronzo fra le popolazioni di cultura Andronovo (considerate progenitrici dei popoli indoiranici)[15].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Francisco Villar - Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa - pg.574
- ^ Bryant, pg. 236.
- ^ James Patrick Mallory "The settlement and cemetery of Sintashta, for example, though located far to the north on the Trans-Ural steppe, provides the type of Indo-Iranian archaeological evidence that would more than delight an archaeologist seeking their remains in Iran or India."
- ^ Bryant, pg.91.
- ^ Rau 1976
- ^ Rigveda 4.30.20ab
- ^ Rigveda 1.173.10.
- ^ Bryant, pg.190.
- ^ Francisco Villar - Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa - pg.575
- ^ Bryant, Mair.
- ^ Cavalli Sforza.
- ^ Bryant, pg.207.
- ^ Bryant, pg.215.
- ^ Ethnic India: A Genomic View, With Special Reference to Peopling and Structure
- ^ C. Keyser et al. 2009. Ancient DNA provides new insights into the history of south Siberian Kurgan people. Human Genetics
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Allchin, F. Raymond, The Archaeology of Early History South Asia: The Emergence of Cities and States, Cambridge University Press, 1995..
- David Anthony e Nikolai Vinogradov, Birth of the Chariot, in Archaeology, vol. 48, n. 2, 1995, pp. 36–41..
- Michael Bamshad, et al., Genetic Evidence on the Origins of Indian Caste Populations, in Genome Res., vol. 11, n. 6, 2001, pp. 994–1004, DOI:10.1101/gr.GR-1733RR, PMC 311057, PMID 11381027.
- Roger Blench e Matthew Spriggs (a cura di), Archaeology and Language, I: Theoretical and Methodological Orientations, London, Routledge, 1997..
- edited by Johannes Bronkhorst & Madhav M. Deshpande., Aryan and Non-Aryan in South Asia: Evidence, Interpretation, and Ideology, a cura di J. Bronkhorst e M.M. Deshpande, Department of Sanskrit and Indian Studies, Harvard University, 1999, ISBN 1-888789-04-2.
- Edwin Bryant, The Quest for the Origins of Vedic Culture: The Indo-Aryan Migration Debate, Oxford University Press, 2001, ISBN 0-19-513777-9..
- Edwin F. Bryant e Laurie L. Patton (a cura di), The Indo-Aryan Controversy: Evidence and inference in Indian history, London, Routledge, 2005, ISBN 0-7007-1463-4..
- Luigi Luca Cavalli-Sforza, Genes, Peoples, and Languages, New York, North Point Press, 2000..
- Chakrabarti, D.K. The Early use of Iron In India. Dilip K. Chakrabarti.1992. New Delhi: The Oxford University Press.
- Chakrabarti, D.K. 1977b. India and West Asia: An Alternative Approach. Man and Environment 1:25-38.
- Chaubey, M Metspalu, T Kivisild e R Villems, Peopling of South Asia: investigating the caste-tribe continuum in India, in BioEssays, vol. 29, n. 1, 2007, pp. 91–100, DOI:10.1002/bies.20525, PMID 17187379. URL consultato il 1º maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2012)..
- Dhavalikar, M. K. 1995, "Fire Altars or Fire Pits?", in Sri Nagabhinandanam, Ed V Shivananda and M. K. Visweswara, Bangalore.
- Igor M. Diakonoff, E. E. Kuz'mina e Askold I. Ivantchik, Two Recent Studies of Indo-Iranian Origins, in Journal of the American Oriental Society, vol. 115, n. 3, Journal of the American Oriental Society, Vol. 115, No. 3, 1995, pp. 473–477, DOI:10.2307/606224, JSTOR 606224..
- Koenraad Elst, Update on the Aryan Invasion Debate, New Delhi, Aditya Prakashan, 1999, ISBN 81-86471-77-4. URL consultato il 1º maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2018)..
- George Erdosy (a cura di), The Indo-Aryans of Ancient South Asia: Language, Material Culture and Ethnicity, Berlin/New York, Walter de Gruyter, 1995, ISBN 3-11-014447-6..
- Benjamin W. IV Fortson, Indo-European Language and Culture: An Introduction, Oxford, Blackwell, 2004, ISBN 1-4051-0316-7..
- Hans Hock, Principles of Historical Linguistics, Walter de Gruyter, 1991.
- Ralph L. Holloway, Head to head with Boas: Did he err on the plasticity of head form?, in Proc. Natl. Acad. Sci. USA, vol. 99, n. 23, novembre 2002, pp. 14622–14623, Bibcode:2002PNAS...9914622H, DOI:10.1073/pnas.242622399, PMC 137467, PMID 12419854.
- Stephanie W. Jamison, Review of Bryant Patton 2005 (PDF), in Journal of Indo-European Studies, vol. 34, 2006..
- T. Kivisild, S. Rootsi, M. Metspalu, S. Mastana, K. Kaldma, J. Parik, E. Metspalu, M. Adojaan, H.-V. Tolk, V. Stepanov, M. Gölge, E. Usanga, S. S. Papiha, C. Cinnioglu, R. King, L. Cavalli-Sforza, P. A. Underhill, and R. Villems, The Genetic Heritage of the Earliest Settlers Persists Both in Indian Tribal and Caste Populations, in American Journal of Human Genetics, vol. 72, n. 2, febbraio 2003, pp. 313–332, DOI:10.1086/346068, PMC 379225, PMID 12536373..
- Kochhar, Rajesh, The Vedic People: Their History and Geography, Sangam Books, 2000.
- E. E. Kuz'mina, Откуда пришли индоарии? (Whence came the Indo-Aryans), Moscow, Российская академия наук (Russian Academy of Sciences), 1994..
- Lal, B.B., (1984) Frontiers of the Indus Civilization.1984.
- Lal, B.B., (1998) New Light on the Indus Civilization, Aryan Books, Delhi 1998
- Lal, B.B. 2005. The Homeland of the Aryans. Evidence of Rigvedic Flora and Fauna & Archaeology, New Delhi, Aryan Books International.
- Lal, B.B. 2002. The Saraswati Flows on: the Continuity of Indian Culture. New Delhi: Aryan Books International
- J.P. Mallory, In Search of the Indo-Europeans: Language, Archaeology, and Myth, London, Thames & Hudson, 1989, ISBN 0-500-27616-1..
- J. P. Mallory e Victor H. Mair, The Tarim Mummies: Ancient China and the Mystery of the Earliest Peoples from the West, London, Thames & Hudson, 2000, ISBN 0-500-05101-1..
- Pargiter, F.E. [1922] 1979. Ancient Indian Historical Tradition. New Delhi: Cosmo.
- Asko Parpola, Aryan Languages, Archaeological Cultures, and Sinkiang: Where Did Proto-Iranian Come into Being and How Did It Spread?, in Mair (a cura di), The Bronze Age and Early Iron Age Peoples of Eastern and Central Asia, Washington, D.C., Institute for the Study of Man, 1998, ISBN 0-941694-63-1.
- Asko Parpola, Study of the Indus script, in Transactions of the 50th International Conference of Eastern Studies, Tokyo, The Tôhô Gakkai, 2005, pp. 28–66..
- S.R. Rao. The Aryans in Indus Civilization.1993
- David Reich, Kumarasamy Thangaraj, Nick Patterson, Alkes L. Price, and Lalji Singh, Reconstructing Indian population history, in Nature, vol. 461, n. 7263, 24 settembre 2009, pp. 489–494, Bibcode:2009Natur.461..489R, DOI:10.1038/nature08365, PMC 2842210, PMID =19779445. URL consultato il 2 ottobre 2009.
- Sanghamitra Sahoo, et al., A prehistory of Indian Y chromosomes: Evaluating demic diffusion scenarios, in PNAS, vol. 103, n. 4, gennaio 2006, pp. 843–848, Bibcode:2006PNAS..103..843S, DOI:10.1073/pnas.0507714103, PMC 1347984, PMID 16415161.
- Edward Sapir, Selected Writings in Language, Culture, and Personality, a cura di David G. Mandelbaum, University of California Press, 1985, ISBN 0-520-01115-5..
- S. Sengupta, et al., Polarity and temporality of high-resolution y-chromosome distributions in India identify both indigenous and exogenous expansions and reveal minor genetic influence of Central Asian pastoralists [collegamento interrotto], in Am J Hum Genet., vol. 78, n. 2, The American Society of Human Genetics, 1º febbraio 2006, pp. 201–221, DOI:10.1086/499411, PMC 1380230, PMID 16400607. URL consultato il 3 dicembre 2007.
- S. Sharma, Saha A, Rai E, Bhat A, Bamezai R., Human mtDNA hypervariable regions, HVR I and II, hint at deep common maternal founder and subsequent maternal gene flow in Indian population groups, in J Hum Genet., vol. 50, n. 10, 2005, pp. 497–506, DOI:10.1007/s10038-005-0284-2, PMID =16205836.
- Shrikant G. Talageri, The Rigveda: A Historical Analysis, New Delhi, Aditya Prakashan, 2000, ISBN 81-7742-010-0. URL consultato il maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007)..
- Shrikant G. Talageri, Aryan Invasion Theory and Indian Nationalism, 1993, ISBN 81-85990-02-6..
- Thapar, Romila. 1966. A History of India: Volume 1 (Paperback). ISBN 0-14-013835-8
- Thomas Trautmann, The Aryan Debate, Oxford University Press, 2005, ISBN 0-19-566908-8..
- Sarah Grey Thomason e Terrence Kaufman, Language Contact, Creolization, and Genetic Linguistics, University of California Press, 1991, ISBN 0-520-07893-4..
- Bertil Tikkanen, Archaeological-linguistic correlations in the formation of retroflex typologies and correlating areal features in South Asia, in Roger Blench e Matthew Spriggs (a cura di), Archaeology and Language, IV: Language Change and Cultural Transformation, London, Routledge, 1999, pp. 138–148..
- Spencer Wells, The Journey of Man: A Genetic Odyssey, Princeton University Press, 2002, ISBN 0-691-11532-X..
- Michael Witzel, Substrate Languages in Old Indo-Aryan (Ṛgvedic, Middle and Late Vedic) (PDF), in Electronic Journal of Vedic Studies, vol. 5, n. 1, 1999 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012)..
- Michael Witzel, Rama's realm: Indocentric rewritings of early South Asian archaeology and history, in Garrett G. Fagan (a cura di), Archaeological Fantasies: How Pseudoarchaeology Misrepresents the Past and Misleads the Public, London/New York, Routledge, 2006, pp. 203–232, ISBN 0-415-30592-6..