Relativamente alla presunta licenza poetica di Giacomo Leopardi desidero segnalare che non si tratta affatto di licenza poetica, in quanto al tempo in cui scriveva Leopardi non v'era alcun accordo sull'uso dell'articolo lo davanti a z. Infatti, erano diversi i poeti e i letterati che a quel tempo usavano l'articolo il davanti a z. Ippolito Pindemonte, rivolgendosi ad un suo collega, scrisse nel 1810: "Io poi dico il zelo e non lo zelo, e prego lei a guardarsi anch'essa da tale affettazione". Antonio Cesari, esperto filologo, era un altro sostenitore di espressioni come il zelo e simili. Tornando a Leopardi, ci si può convincere facilmente di come il grande poeta di Recanati usasse sempre l'articolo il davanti a z, consultando le sue lettere nelle quali si possono incontrare espressioni come il zio, il zucchero, ecc. A titolo di esempio mi basti citare una lettera del 31 marzo 1828 indirizzata a Pierfrancesco Leopardi, nella quale il poeta de 'Il sabato del villaggio' scrisse: "...(perché è roba che ci entra il zucchero)". Menkent (msg)
- Elimino commento inserito in voce.--Fire90 19:55, 16 gen 2012 (CET)