Sulla libertà di Amalfi
[modifica wikitesto]Trovo che la parte riguardante la presunta perdita di autonomia politica di Amalfi sia vistosamente contraddittoria. Dato che si racconta di un territorio già controllato da Ruggero II e poi riconosciuto per tale in forza di un diritto, in realtà non era avvenuto alcun cambiamento sostanziale. In realtà chi riceveva titoli su Amalfi se li assumeva senza poterli unire agli altri propri. La fine del potere dei Normanni coincise in realtà, oltre le apparenze, con la loro vittoria politica e con l'uscita di scena dei loro nemici sconfitti non più dalla opposizione bellica di pochissimi guerrieri ma dalla situazione creatasi indipendentemente dalle eventuali sconfitte militari. Ciò significa che tutti quelli dopo erano amministratori, dato che non potevano cancellare un'assenza né potevano colmarla senza autodestituirsi dal proprio stesso potere. Cosa questo significhi in termini pratici è facile dirlo: alcuni stranieri erano amministratori, diretti o indiretti. D'altronde i Longobardi erano venuti quando non v'era nazione italiana ancora e i Normanni erano avventurieri senza patria (gente di mare, non ordinari abitanti del Nord Europa). Dunque dagli Aragonesi in poi non vi furono veri invasori ma stranieri al governo, prima di costoro gli invasori questionavano soltanto con l'Impero di Roma, impero che Carlo Magno prese per sé e poi rese un semplice titolo onorifico del quale si fregiarono poteri del Nord Europa. In tutti questi eventi, che, si badi, riporto in linee generali senza giudizi aggiunti, Amalfi non fu coinvolta fino al punto da perdere la propria libertà, in forza del controllo esclusivamente territoriale da parte di Ruggero II e dell'esito del potere normanno in Italia, come prima specificato. Le successive questioni intorno alle pretese degli ammnistratori come pure intorno al loro operato prima e durante il Risorgimento sono altra cosa, infatti fu proprio in questi ultimi casi che l'amministrazione politica in molti luoghi italiani rischiò di diventare dominio straniero. Tuttavia la stessa caduta di Venezia nelle mani degli austriaci era il principio della guerra contro le ingerenze straniere, dunque si potrebbe dire che Venezia era scesa in guerra, non che avesse perso la libertà. Proprio questi ed altri fatti come questi mostrano che la stessa Amalfi, sia pure senza tanto clamore, era rimasta libera, non era neppure finita sotto amministrazione, dato che il controllo territoriale non escludeva l'autodeterminazione. Se questa condizione non era rispettata dagli stranieri, ciò rappresentava una trasgressione, dunque non invasione ma inottemperanza. Proprio questo giudizio di inottemperanza, in riferimento a molte questioni ma non a tutte, fu la ragione dei moti risorgimentali, ma codesti allora non sono la dimostrazione della non autonomia di Amalfi.
Mauro Pastore
Quel pco che mi sembra di aver capito dal tuo intervento è che ritieni che il Ducato di Amalfi sarebbe rimasto de facto indipendente per l'intera durata del periodo normanno. Sarebbe interessante, ma tutte le fonti che ho consultato finora dicono il contrario, quindi se non porti fonti autorevoli a sostegno della tua tesi essa rimane soltanto un'opinione personale.--Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο 20:17, 20 gen 2014 (CET)
Molto semplicemente, io suggerirei di trovare il bandolo della matassa quando le cose si ingarbugliano troppo. Dunque la base di partenza adatta è innanzitutto la valutazione del ruolo degli stranieri durante e dopo l'arrivo dei Longobardi in Italia. Non è vero che i Longobardi erano rimasti stranieri e non è vero che prima di essi esisteva una nazione italiana, la quale nacque proprio durante il loro stanziamento, la quale essi non subirono ma favorirono, forse più di tutti, e alla quale parteciparono. Una sede di capitale non rappresenta un dominio, allora non si potrebbe ritenere che i Longobardi fossero nella condizione degli intrusi. Del resto nel Rinascimento, questo dovrebbe esser chiarissimo, i cosiddetti "staterelli" dell'Italia erano proprio stati italiani, non fu raggiunta l'Unità politica per mancato accordo. Si consideri ora quale fosse l'effettiva situazione di Amalfi. Prima della Repubblica, Amalfi non aveva pretese tali da poter essere definita soggetta a qualcuno, così come attualmente un piccolo comune non è soggetto al comune sede della provincia, essendo una sede soltanto tale e non essendovi alcuna eccedenza in più che sia lasciata insoddisfatta. Con l'apparire dei Longobardi sulla scena politica italiana, Amalfi crebbe nelle pretese, trovando proprio nel potere longobardo un valido sostegno, sia pure in una situazione più o meno drammatica, essendo poi riconosciuta come un potere indipendente mentre si lasciava portare dai nuovi arrivati durante i movimenti bellici dovuti all'opposizione, non soltanto longobarda, contro il rinascente piano di conquista romano sulle altre genti d'Italia. Leggendo poche linee essenziali della storia di Agropoli, trovavo la conferma che durante il passaggio dei Vandali in Italia, terminato con la doppia distruzione dell'urbe di Roma, cioè prima della città e poi delle stesse rovine prodotte dal primo attacco, la polis era ritornata nell'esatta situazione politica precedente alla iniziale discesa dei Romani. Non fu affatto un caso singolo. Ugualmente Amalfi non era sotto il dominio di alcuno quando i "winnili" riportavano Roma di nuovo alla condizione cui era stata ridotta dai cosiddetti precedenti "barbari". Nei nuovi rapporti di potere non v'era infatti una gerarchia. Ma anche nell'antichità le cose erano diverse da quanto normalmente si pensa. Il Sannio per esempio era solo presidiato. La Sardegna era inesplorata non solo nell'interno ma anche in tanta parte del litorale e fu Pisa ad ottenere nel Medio Evo conoscenze effettive delle coste sarde. La Lucania rimase un enigma per i potenti romani, la loro incapacità a comprendere cosa vi succedesse restò testimoniata dalla incertezza con la quale tentavano di definire il loro presunto possesso. Per definire la libertà degli amalfitani bisognerebbe dunque capire quale fosse la natura del potere di Amalfi e quale la natura degli altri poteri presenti, quali fossero le reciproche ambizioni, quali i rispettivi piani politici e modi di realizzazione. Non saprei quali siano le tue fonti, ma io penso che la tua non è una questione risolvibile così, con un controllo delle fonti, piuttosto io farei possibilmente una integrazione con la raccolta di dati più esaurienti non solo su Amalfi ma su tutta l'Italia, altrimenti accadrebbe come quando un finestrino di un'autovettura sembra la finestrella di una cabina soltanto perché le ruote non sono visibili all'occhio e l'autovettura è assai diversa da quelle abituali. Ammetto che sto suscitando una piccola tempesta intellettuale forse, d'altronde non sono il primo. Alessandro Manzoni aveva operato nel senso che faccio io con questi messaggi, io sto aggiungendo molto altro.
Mauro Pastore
Tu proponi di analizzare nel dettaglio di quale tipo di libertà abbia goduto Amalfi: per me va bene, pota delle fonti che ne parlino e ne discutiamo.--Memnone di Rodi Κώνσυλτα λ΄ωράκολο 17:09, 21 gen 2014 (CET)
Ripeto che non proponevo esattamente questo, le fonti oltre che esser valutate nella propria attendibilità vanno anche comprese sufficientemente, oltretutto proponevo di inquadrare i fatti di Amalfi in quelli più ampi dell'Italia. Ti invitavo per esempio a considerare quale fosse lo statuto del potere normanno in Italia e di altri poteri analoghi. Pensa al caso dei Longobardi, tu pensi che si tratti di un potere Romano-barbarico o soltanto barbarico? A parte le discussioni attorno al termine "barbaro", se cioè i Longobardi potevano davvero esser definiti tali al loro arrivo in Italia, è evidente che il loro potere non aveva niente che potesse definirsi romano né vi furono connubi con Roma. Detto questo, ti pongo una seconda domanda: quale era il rapporto tra longobardi e non romani e tra normanni e non romani, in particolare il rapporto tra amalfitani e longobardi e amalfitani e normanni? Nel caso di Amalfi a volte si creava addirittura identità con i nuovi venuti. Ma tu vuoi dirmi che ti devo portare le fonti... Per quel che posso desumere, o non hai proprio consultato alcuna fonte attendibile, o non hai avuto sufficiente comprensione delle fonti. Quelle dirette sono poche e sono note. Ma ripeto che non è tanto questione di fonti, ma di comprensione delle stesse e di inquadramento dei fatti entro orizzonti più larghi. Non si può raccontare una sola storia, se parli di Amalfi, ti trovi a parlare dei normanni, di Roma... Inutile ripetere ancora. Mauro Pastore
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Mansone I di Amalfi
[modifica wikitesto]Tutta la cronologia del ducato è imho da verificare, ma è di certo errata l'indicazione dello stesso duca due volte... infatti Mansone I di Amalfi risulterebbe 1° duca dal 892 al 908 (per poi essere indicato come 1° e 2° duca?) e allo stesso tempo 9° duca dal 963 al 981 (per poi essere indicato come 9° e 10°)... ora dalla voce sembrerebbe corretto la seconda indicazione, ma non avendo fonti sottomano lascio la mano agli esperti... --torsolo 11:34, 20 mar 2024 (CET)